“Abbiamo superato il monopolio Siae”. Davide D'Atri, fondatore di Soundreef, società per la gestione dei diritti d'autore, e Fedez (il primo cantante di grande richiamo ad aver sostenuto la startup) ne sono convinti.
Il superamento arriva con un accordo con Lea (Liberi editori autori), una neonata società no-profit che raccoglierà in Italia i diritti degli iscritti Soundreef. Ma come si è arrivati a questo punto? E come cambia lo scenario adesso?
A cosa serve l'accordo con Lea
Soundreef s'infila così nelle pieghe normative concesse dall'articolo 19 del decreto fiscale collegato alla Legge di Stabilità 2018. Entrato in vigore il primo gennaio, rappresentava una risposta all'Unione europea e (anticipando possibili sanzioni) una prima liberalizzazione del settore.
Ma a metà: afferma infatti che la raccolta dei diritti non spettasse più esclusivamente a Siae. Ma apriva solo ad altre società che, al contrario di Soundreef, non avessero scopo di lucro. Una soluzione di compromesso, dovuta al ministro della Cultura Dario Franceschini, passato – come confermato in un'audiozione alla Camera – dalla volontà di abolire il monopolio a quella di riformare la Siae.
L'accordo con Lea (che è una no-profit) consente quindi alla società di D'Atri di percorrere l'ultimo miglio che la divideva dalla possibilità di agire legalmente sul mercato italiano. Soundreef affida a Lea il suo catalogo di 11.000 autori, tra i quali Fedez, Gigi D'Alessio, Fabio Rovazzi e (da pochi giorni) J-Ax, Enrico Ruggeri e 99 Posse. L'associazione percepirà un aggio per la riscossione, ma utilizzerà i sistemi digitali di rendicontazione di Soundreef.
Breve storia di Soundreef
“È stata una lunghissima lotta, partita nel 2011 con 85 mila euro d'investimento di un piccolo gruppo di persone”, racconta D'Atri. Da allora, si è aperta una lunga storia di cause e ricorsi, passate dai tribunali, dall'Antitrust e dal Parlamento italiano e da quello europeo.
Crepa dopo crepa, però, qualcosa si è aperto. Decisiva è stata la direttiva Barnier, approvata dal Parlamento europeo nel febbraio 2014: diventa il nuovo riferimento comunitario per il diritto d'autore e consente agli autori di affidare la tutela dei propri diritti alla società che preferiscono all'interno dell'Unione europea.
L'Italia si dimostra lenta nel recepire la direttiva, nonostante la spinta di Soundreef. Il primo spiraglio è una sentenza del 2014 nella quale si autorizzava una società estera come Soundreef ad operare in Italia (anche se solo per la musica d’ambiente nei centri commerciali e per gli artisti stranieri).
L'Antitrust ha poi riconosciuto il caso italiano come una rarità in Europa, ricordando la direttiva Barnier e aprendo un'istruttoria (su segnalazione di Soundreef) nei confronti di Siae per presunte condotte escludenti nella gestione e intermediazione dei diritti d'autore.
Il 19 luglio 2017 il tribunale di Milano, con un decreto ingiuntivo ordina all'organizzatore di un concerto di Fedez di versare non solo a Siae ma anche a Soundreef il compenso dovuto all'artista. Prese singolarmente, nessuna di questi elementi è decisivo. Ognuno però rappresenta un tassello.
Nel frattempo Bruxelles, vista la mancata applicazione della direttiva Barnier, era tornata a bussare a Palazzo Chigi per spingere verso una maggiore liberalizzazione. Il governo ha risposto con la norma entrata in vigore l'inizio dell'anno: sì all'abbandono del monopolio Siae ma no alla gestione da parte di società private. Per Sondreef, quindi, l'unica soluzione era passare da nuovi enti no-profit (come Lea).
D'Atri contro Siae, adesso
D'Atri chiede adesso di “abbassare i toni” dello scontro con Siae. Tutto risolto? Non è detto. Poche ore dopo arriva la replica dell'ex monopolista, non proprio conciliante: Siae esprime “sconcerto” per una “evidente finzione”. D'Atri, raggiunto da Agi, afferma che “il mercato è cambiato e che serve sedersi a tavolo tecnico coordinato istituzioni. Un'interlocuzione dura va prima di tutto a scapito di autori, editori e utilizzatori”.
Siae definisce Lea “un'organizzazione telecomandata da una società a scopo di lucro che non rispetta la trasparenza, i controlli e gli obblighi imposti dalla legge”. Lea sarebbe “improvvisata” e “in evidente conflitto d'interessi - di cui Soundreef è cliente e fornitore - e presieduta da un consigliere di amministrazione di Soundreef stessa” (l'avvocato Guido Scorza).
“Chi si permette di dire che Lea non è indipendente ne risponderà nelle sedi opportune”, afferma D'Atri. “La legge è molto chiara e permette ai soggetti no-profit di operare in Italia”.
Serve però, sottolinea il fondatore di Soundreef, un intervento delle istituzioni in due direzioni: “Devono essere loro a definire le regole d'ingaggio tra vecchi e nuovi operatori in questa fase di transizione del mercato, per non lasciare soli autori ed editori. E deve finire da subito con la quale Siae continua a pretendere compensi per autori non più iscritti deve finire”.
Lea e la rete di Siae
Al di là delle norme, Siae ha dalla sua parte una caratteristica che un'organizzazione neonata come Lea non può avere: la capillarità. Cioè un'ampia rete di agenti sul territorio, definita anche da D'Atri “insostituibile e preziosa” per la musica ambientale, nei piccoli esercizi commerciali e nelle discoteche. Si tratta di una fetta che, secondo Soundreef, vale circa l'8% del mercato.
E sarà difficile che Lea riesca a coprirla (anche per questioni normative). Per il resto, afferma D'Atri, “abbiamo verificato se l'accordo avrebbe cambiato il nostro modo di lavorare, le nostre rendicontazioni e le nostre tempistiche. Pensiamo che Lea possa fare un buon lavoro sin da subito”.