In Ue le donne lavorano gratis due mesi all’anno. Colpa del divario retributivo

sonia montrella
di lettura
E’ un’ingiustizia scioccante e inaccettabile che le donne nel 21esimo secolo lavorino ancora gratis due mesi all’anno

Perché succede?

  • Le discriminazioni sul posto di lavoro: A volte le donne sono pagate meno dei loro omologhi maschili anche quando svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari grado. Oltre alla cosiddetta 'discriminazione diretta', consistente in un trattamento meno favorevole di cui le donne sono il principale bersaglio, esistono pratiche o politiche che, sebbene non concepite con l’intento di discriminare, finiscono per generare asimmetrie salariali di genere. La legislazione dell’Unione vieta entrambi questi tipi di discriminazione, che si rinvengono però ancora oggi in determinati ambienti di lavoro.
  • Le differenze di mansioni e di settori: Le donne e gli uomini trovano spesso lavoro in settori diversi e svolgono mansioni differenti. Nel settore sanitario, per esempio, le donne rappresentano ben l’80% della forza lavoro. I settori a prevalenza femminile hanno in genere salari più bassi di quelli a prevalenza maschile. Le donne, sulle quali ricadono in molti casi la cura dei figli e mansioni domestiche non retribuite, lavorano in genere di meno e cercano impiego in settori o professioni compatibili con la vita familiare. Per questo motivo si orientano più facilmente verso formule di lavoro part-time, tendono a ricoprire posizioni scarsamente retribuite e non assumono posti manageriali.
  • Le pratiche lavorative e i sistemi di retribuzione: Le pratiche invalse negli ambienti di lavoro, soprattutto per l’avanzamento di carriera e le opportunità di formazione, finiscono anch’esse per incidere sulla retribuzione delle donne. Le donne sono spesso discriminate dai sistemi di incentivazione del personale (bonus, premi di produzione o altri incentivi monetari) o dalla composizione della busta paga, discriminazioni che si verificano spesso come conseguenza di fattori storici e culturali. Questo insieme di elementi finisce per formare il cosiddetto «soffitto di cristallo» che impedisce alle donne di raggiungere le posizioni più remunerative.
  • Professionalità spesso sottovalutate: Le competenze e le capacità delle donne sono spesso sminuite, soprattutto nei settori dove sono maggiormente rappresentate. Questa svalorizzazione incide negativamente sulla busta paga. Molto spesso i lavori fisici svolti tradizionalmente dagli uomini sono ritenuti superiori a quelli esercitati dalle donne: un magazziniere guadagnerà per esempio di più di una cassiera di supermercato.
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