Francesca Moriani è l’amministratore delegato di Var Group, società che da 40 anni accompagna le aziende nell’adottare nuove tecnologie. Ha un fatturato di 240 milioni e 30 sedi in Italia.
Classe 1977, è nata il 28 marzo a Fucecchio, 23mila abitanti in provincia di Firenze. Si laurea in economia aziendale a Pisa e, subito dopo, consegue un master in business administration (Mba) in “International Management” alla università di Brighton, Gran Bretagna. Oltre alla carica di ad, in Var Group ha anche la delega alla direzione commerciale e ai prodotti. Ha due figli e ci tiene a sottolineare subito che “le donne in genere sono più grintose, più determinate e concrete ma, nello stesso tempo, non perdono la sensibilità e l’empatia nelle relazioni”.
1. Se le dico Italia Digitale cosa le viene in mente?
“Mi viene in mente l’Agenzia per l’Italia digitale. È una realtà con la quale collaboriamo da tempo, tramite anche Confindustria digitale”.
2. Il problema in Italia è più la mancanza di banda ultralarga o la scarsa domanda di banda larga da parte degli utenti?
“Non è né la mancanza né la scarsa domanda. C’è abbastanza copertura, ma il costo è ancora troppo elevato”.
3. In Italia finora la digitalizzazione ha riguardato poco le piccole e medie imprese, come spiegare le potenzialità del digitale alle PMI?
“La digitalizzazione è fondamentale per le PMI che però hanno necessità di un partner che ne semplifichi l’adozione, dato che di solito prevede la gestione di notevoli complessità”.
4. Voi come ne facilitate l’adozione?
“Noi abbiamo messo a punto XNova, un nuovo approccio metodologico pensato per le aziende italiane, che permette di usare l’innovazione come leva per valorizzare i processi e cogliere tutte le opportunità che offre la trasformazione digitale, fornendo gli strumenti necessari per guidare e integrare le soluzioni più evolute a beneficio del business”.
5. Cosa frena maggiormente le aziende nell’adozione di strategie o strumenti digitali?
“La complessità e la difficoltà di coglierne velocemente i benefici concreti”.
6. Ci sono delle buone pratiche di digitalizzazione che vengono dalle piccole e medie imprese?
“Noi abbiamo raccolto le più esemplari in TecnoVar, un tour di eventi che riunisce 19 testimonianze di buone pratiche di digitalizzazione, vista nella sua globalità e quindi sottolineando tutta l’offerta di soluzioni e servizi e tecnologie che la rendono possibile. Tra queste: Crif, MM - Metropolitane Milanesi, ERG, Elica, BricoCenter, Parmalat, Gruppo Gabrielli, Olsa Informatica, Epta, Dime, Fabo, Fosber, IMR, Colorobbia Consulting, Hypertec, Kemon, TechnoAlpin, Frescobaldi, FaceShoes, - che hanno sviluppato progetti di Digital Transformation.
7. Nel 2017 si è parlato molto di Industria 4.0 e della rivoluzione dei sistemi produttivi portata dal digitale. A che punto siamo in Italia?
“Il mercato italiano è caratterizzato da una forte presenza delle aziende manifatturiere e di conseguenza c’è una buona propensione all’adozione del modello proposto dall’industria 4.0. Var Group ha una business unit focalizzata sullo sviluppo di progetti di Internet of Things calati nel manufacturing, tanto che le soluzioni proposte si chiamano Internet of Factory e propongono anche approcci ready to use per queste tecnologie”.
8. Per spingere alla digitalizzazione delle imprese il ministero dello Sviluppo ha promosso il piano Italia 4.0. Che valutazione dà?
“Per noi il 'Piano Calenda' è d’importanza strategica, perché favorisce gli investimenti delle aziende in innovazione digitale, grazie agli incentivi previsti. Sostiene gli imprenditori che hanno deciso di puntare all’innovazione e non hanno sufficienti fondi per svilupparla”.
9. Internet porta con sé più rischi o più opportunità?
“Internet è alla base di tutte le più evolute soluzione del mercato: IoT, realtà virtuale, realtà aumenta chatbot, mixed reality, blockchain. Tutte opportunità che devono essere ben integrate nella gestione globale dell’impresa, altrimenti rimangono semplici add-on inutili. Ovviamente aprendo l’azienda all’esterno, la probabilità di incorrere in rischi è maggiore, rischi che devono essere gestiti con una buona pratica di security aziendale”.
10. I robot ci ruberanno il lavoro?
“Assolutamente no: devono essere programmati e integrati in un progetto d’innovazione che solo l’uomo può sviluppare”.
11. Con l’automazione di parte della produzione alcuni posti di lavoro andranno persi. Come se ne possono creare altri?
“C’è un cambio di richiesta di skill, comunque ci sono nuovi lavori che stanno emergendo e che si stanno diffondendo. Ad esempio, con i processi di automazione nel settore manifatturiero, cresce l’esigenza di raccogliere e gestire i dati. La trasformazione del business porta con sé anche la necessità di una diversa formazione a supporto. Pochi giorni fa è uscita la notizia dei primi laureati in Data Science presso La Sapienza di Roma”.
12. Cosa ne pensa dello smart working?
“Ci crediamo”.
13. Lo ha adottato per la sua azienda?
“Sì, perché oggi le persone hanno a disposizione numerosi strumenti informatici per attuarlo e per lavorare a proprio agio da casa, soprattutto quando i tempi per raggiungere l’ufficio sono biblici. Lo riteniamo un benefit, anche se pensiamo che nel nostro lavoro l’interazione sia fondamentale e quindi chiediamo di vivere l’azienda almeno due giorni alla settimana”.
14. Come possono le imprese affrontare le sfide della sicurezza informatica?
“Il mondo della sicurezza informatica è complesso e in continua evoluzione di conseguenza le imprese di ogni dimensione devono avere un approccio consapevole alla cybersecurity, affidandosi a un partner preparato e con soluzioni per ogni tipologia di azienda”.
15. Il tema della cybersecurity riguarda solo le grandi aziende?
“No, non è appannaggio esclusivo delle grandi aziende: la nostra divisione dedicata alla cybersecurity, con un team di 60 persone, permette sia alle grandi sia alle medie e piccole aziende di adottare una soluzione personalizzata”.
16. Quali sono le opportunità per le imprese italiane che possono arrivare dalla realtà virtuale e aumentata?
“La realtà virtuale e la realtà aumentata, così come la mixed reality, stanno assumendo un ruolo sempre più importante. In particolare nei settori contraddistinti dalle 4A: arredamento, automazione, agroalimentare e abbigliamento. Settori nei quali abbiamo sviluppato progetti evoluti”.
17. Le stampanti 3D sono solo una moda o possono contribuire davvero a rivoluzionare la produzione di beni?
“Hanno già portato innovazione nella produzione di beni anche se la tecnologia non è ancora adeguata. In questo momento è un tipo di investimento che solo le grandi aziende possono fare. La tecnologia non è ancora adeguata alle opportunità e le stampanti sono grandi e molto costose. Ma in futuro sarà un’opportunità anche per la Pmi”.
18. Che idea si è fatta dell’intelligenza artificiale?
“Rappresenta il futuro, l’intelligenza artificiale ha già trovato ambiti di applicazione specifici anche in Italia, sarà sempre più a supporto della tecnologia quotidiana”.
19. Quali sono le possibili applicazioni dell’IA nell’industria in Italia?
“Ci sono già integrazioni nel machine learning, nelle chatbot ,nella cyber security, nel settore healtcare, nella manutenzione predittiva e nella logistica. In alcuni di questi ambiti stiamo già lavorando”.
20. Sono ancora poche le imprese che in Italia hanno un canale di e-commerce. Come recuperare il ritardo?
“Per la nostra esperienza il e-commerce è diffuso e noi stiamo lavorando per integrare la realtà virtuale o progetti di mass customization che permettono ad ogni utente di avere un’esperienza e un prodotto unico. Abbiamo una divisione dedicata che integra i progetti sviluppati dalle start up con progetti di commerce innovativo”.
21. Cosa ne pensa di Bitcoin?
“Si tratta di un ambito di applicazione molto interessante che è destinato a trasformare il settore finance e il mobile payment. L’unico rischio che si può configurare su bitcoin è la bolla speculativa che potrebbe mandare in crisi il sistema”.
22. Lei ha un wallet in Bitcoin per i pagamenti?
“Si l’abbiamo installato, lo stiamo utilizzando nel nostro Lab R&D e stiamo testando l’integrazione con progetti di commerce”.
23. Cosa ne pensa invece della tecnologia che ne costituisce l’anima, la blockchain?
“Dal mio punto di vista rappresenta la rivoluzione, come la creazione di internet, una rivoluzione che è destinata a creare nuovi paradigmi per la comunicazione e nuovi sistemi di autenticazione in ottica di cybersecurity. Var Group in questo specifico ambito ha già avviato dei progetti di integrazione per sviluppare la tecnologia Blockchain, dedicando investimenti mirati che permetteranno nei primi mesi del 2018 di lanciare sul mercato prodotti specifici.
24. Come deve comunicare un’azienda nell’era dei social network?
“La comunicazione social è fondamentale sia per i clienti sia per noi che siamo un’azienda distribuita sul territorio con circa 30 sedi in tutta Italia. Diffondere e condividere le informazioni in tempo reale diventa per noi strategico per avere colloquio continuo con il mercato e con i nostri colleghi”.
25. Molti controllano i social sul telefonino come primo gesto appena svegli. E lei?
“Si anche io, utilizzo molto Facebook, Linkedin, Twitter, Instagram, Whatsapp”.
26. Li usa più per lavoro o per faccende familiari?
“Tutti per lavoro, per le mia vicende familiari solo Facebook e Instagram”.
27. Alcuni sostengono che le fake news siano figlie dei social network. E' d’accordo?
“Le fake news sono sempre esistite, ma con il social la diffusione si è amplificata”.
28. Lei consiglierebbe ad un’azienda di puntare su una startup come investimento in ricerca e sviluppo in settori specifici?
“Si lo consiglierei, abbiamo fatto la stessa esperienza nel nostro laboratorio di ricerca e sviluppo. In particolare abbiamo investito in tre start up, nell’ultimo anno: Superresolution, per la realtà virtuale, Var Plus, per la realtà aumentata, e Var Sirio Industria per l’IoT in ambito Factory”.
29. Qual è stato il suo primo computer?
“Un pc IBM a 6 anni perché Giovanni Moriani, oggi presidente di Var Group, ricopriva un ruolo direzionale nel principale concessionario e agente di IBM”.
30. Oggi usa più volentieri un desktop o un laptop?
“Un laptop, tendenzialmente piccolo e leggero, all’incirca 11 pollici”.
31. E il suo primo smartphone?
“Nel 2004 con l’adozione dei BlackBerry nell’azienda in cui lavoravo”.
32. Ogni quanto cambia smartphone?“Ogni anno”.
33. Usa un tablet?
“No penso che l’utilizzo del laptop combinato con lo smartphone sia sufficiente”.
34. Le riunioni di lavoro meglio di persona o online?
“Meglio di persona, ma lavorando con 30 sedi distribuite su tutto il territorio nazionale, e grazie a un forte investimento fatto in tecnologie di Collaboration Cisco, possiamo fare un trasferimento immediato di informazioni, dati e competenze, risparmiando in tempo e trasferte”.
35. Qual è stata secondo lei l’innovazione tecnologica più importante degli ultimi 20 anni?
“Sicuramente lo smartphone che racchiude in sé tutte le funzionalità che prima erano veicolate dalla macchina fotografica, dal lettore CD, dai pc e ha amplificato le possibilità di accedere e interconnettere numerosi servizi e utilizzi, grazie alle app”.
36. E quella degli ultimi 5 anni?
“Sicuramente la Blockchain che a breve concretizzerà i segni della sua rivoluzione”.
37. Come immagina l’Italia delle imprese a rivoluzione digitale avvenuta?
“Non credo che ci sia un vero e proprio punto di arrivo, ma una continua evoluzione alla quale quotidianamente ci dobbiamo ispirare. Questo implica uno sforzo incessante sia per realtà come la nostra che hanno il compito di guidare l’innovazione delle imprese, sia per le aziende stesse”.