Uber ha deciso di 'corteggiare' le donne saudite. Il 26 settembre un decreto del regno ultraconservatore di Riad ha concesso ai sudditi di sesso femminile la possibilità di mettere per la prima volta le mani sul volante. La decisione sarà esecutiva dal giugno del 2018, ma Uber ha già annunciato l’apertura di un ‘centro di supporto per partner femminili’, per consentire alle donne di unirsi alla compagnia e per favorire il loro accesso alle scuole guida.
Donne al volante: c'è lo zampino di Uber
L’iniziativa, che nasce all’indomani della notizia che le donne saudite potranno guidare, cancella le polemiche del giugno del 2016, quando si apprese che il fondo d’investimento pubblico dell’Arabia Saudita aveva investito 3.5 miliardi di dolari nell’azienda. La notizia era risultata difficile da digerire per la gran parte delle persone, che sottolineavano il fatto che Uber si stesse alleando con un Paese nel quale le donne non godono degli stessi diritti degli uomini. Ma, come riportato da Quartz, l’azienda americana avrebbe usato la sua posizione per fare pressioni sull’amministrazione saudita affinché questa consentisse alle donne di guidare.
Si allarga il mercato delle auto
“Abbiamo sempre sostenuto che le donne dovrebbero guidare”, si legge in un comunicato di Uber. “Non vediamo l’ora di continuare a supportare le riforme sociali ed economiche dell’Arabia Saudita”. Per l’azienda la rimozione del divieto di guida per le donne è un’occasione incredibile di allargare il proprio mercato, come è stato tra l’altro per le compagnie automobilistiche, che si sono affrettate a creare campagna pubblicitarie mirate, nelle quali il tema della rivoluzione culturale è stato ricorrente.
“Siamo fieri di aver avuto la possibilità di fornire una straordinaria mobilità alle donne in Arabia Saudita”, ha detto il vice presidente di Uber Pierre Dimitri Gore-Coty, “e siamo eccitati dalle opportunità economiche che questo cambiamento potrà rappresentare per loro”.
Così Uber aiuterà le donne saudite
Secondo Arabian Business, il centro avrà come obiettivo di dare supporto alle donne saudite nell’iscrizione alle scuole guida del regno e nelle formalità burocratiche necessarie per poter avere la patente. L’investimento di Uber nel regno saudita risulta la naturale conseguenza del fatto che nel Paese le donne costituiscono l’80% della clientela.
Il rischio di un effetto-boomerang
Ma il futuro di Uber nell’Arabia Saudita rimane incerto e l'iniziativa potrebbe sembrare paradossale. Nonostante la scommessa dell’azienda di premere affinché le donne possano guidare, una conseguenza verosimile sarebbe proprio una contrazione del mercato del ride-sharing, spiega Bloomberg. Il successo di Uber, e della sua omologa locale Careem, deriva infatti dal fatto che su 10 corse di Uber, 8 trasportano donne, consentendo alle famiglie di risparmiare sugli autisti, in un Paese dove anche l’essere viste in taxi non è comunemente accettato. In una conferenza stampa il principe Khalid bin Salman, ambasciatore saudita negli Stati Uniti, ha detto che il ministero degli Interni deve ancora decidere se sarà consentito alle donne di lavorare come autiste. Rimane quindi da capire se in futuro prevarranno gli interessi degli ultraconservatori sauditi, che potrebbero impedire alle donne di guidare le macchine di Uber (per la clientela femminile), o se avranno la meglio gli interessi del fondo d’investimento saudita, che sull’azienda americana ha investito una fiche da qualche miliardo di dollari.