Non è accettabile aprire il tavolo sull'Ilva senza garantire le condizioni salariali e contrattuali dei lavoratori. Come scrive il Sole 24 Ore, il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha comunicato ad Am Investco (di cui è capofila Arcelor Mittal) che il vertice con la nuova proprietà di Ilva partito oggi è stato annullato. E adesso l'azienda dovrà tornare a confrontarsi con gli azionisti. Se ciò non avvenisse il Governo, sarebbe pronto a mettere in campo tutto quanto in sue prerogative per rispetto impegni presi.
Il 'nodo' dei livelli salariali
"Abbiamo incontrato con il viceministro Bellanova l'azienda e abbiamo comunicato che l'apertura del tavolo in questi termini è irricevibile", ha riferito Calenda ai giornalisti, come scrive il Messaggero, "soprattutto per quanto concerne gli impegni sui livelli di stipendio e inquadramento (dei lavoratori) su cui c'era l'impegno dell'azienda a rispettare l'attuale situazione".
"Il Governo è esattamente sulla sua linea di sempre - ha detto Calenda, come si legge su Repubblica -. Quello che oggi manca rispetto all'offerta non sono i numeri degli esuberi, su cui si può discutere, manca invece un pezzo degli impegni che l'acquirente ha preso nei confronti del Governo sui livelli salariali e gli scatti di anzianità, su cui non si prevedeva di ripartire da zero ma si prevedeva di mantenere quelli attuali".
Le due vie di Governo e sindacati
Le due vie su cui si muovono governo e sindacati non hanno lo stesso obiettivo. Come spiega bene il Foglio, i 4.200 esuberi (su 14.200 dipendenti) contro cui continuano a protestare operai e sindacati sono già parte del piano di AmInvestco e sono validati dal governo. Proprio oggi Calenda ha ricordato che gli operai in esubero saranno impiegati dalla amministrazione straordinaria dell'Ilva nei lavori di bonifica, per cui sono già previsti in cassa 1,3 miliardi: “Confermo quindi che nessuno verrà lasciato per strada", ha assicurato il ministro.
Il motivo per cui il tavolo di confronto è stato rimandato è invece relativo ai livelli salariali e agli scatti di anzianità applicati ai contratti dei dipendenti che resteranno a lavorare negli stabilimenti Ilva. In altre parole AmInvestco manterrebbe i 10mila operai previsti dal suo piano ma applicando loro la normativa sul Jobs Act attualmente in vigore per i nuovi contratti, approvata dal governo Renzi due anni fa.
Sciopero di 24 ore a Taranto e Novi Ligure
Mentre a Roma si discuteva, a Taranto e a Novi Ligure i lavoratori delle acciaierie si sono fermati per uno sciopero di 24 ore (leggi diretta manifestazione sul Secolo XIX). A Taranto i sindacati hanno presidiato le portinerie del siderurgico. A fianco degli operai, le Regioni Puglia e Liguria, i Comuni di Taranto e Genova, gli arcivescovi delle due città. Sul tappeto a Mise non c'è solo la proposta della società aggiudicataria dell'Ilva, ma anche il futuro dei lavoratori delle imprese collegate al siderurgico, tra appaltatrici e indotto.
I 7.603 lavoratori dell'indotto
Anche se quest'ultimo tema non era oggetto specifico dell'incontro di oggi, come ricorda Repubblica il problema c'è e lo ricordano tutti i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil: si tratta di "7.603 lavoratori e lavoratrici dell'indotto, dipendenti di circa 346 aziende, autorizzati tutte le mattine, pomeriggi e notti a presentarsi presso la portineria Imprese (sulla strada provinciale per Statte) per iniziare la loro avventura nello stabilimento". Per i sindacati dell'appalto-indotto Ilva, "in uno Stato democratico, i più deboli, senza tutele, senza ammortizzatori sociali, non dovrebbero essere lasciati al loro destino, abbandonati colpevolmente a quelle che saranno le future logiche del mercato, dei cambi appalto o assegnazioni di commesse al massimo ribasso, che nelle migliori delle ipotesi comporteranno forti riduzioni orarie e reddituali e delle tutele normative, o, come si prospetta, la fuoriuscita dal mercato del lavoro Ilva".