Roma, Parigi, Belino e Madrid hanno firmato un documento congiunto per tassare le aziende del digitale che generano fatturato in Europa, ma hanno sede legale fuori dai confini europei, come Google e Amazon.
Il testo del documento firmato che chiede la web tax
“Non accetteremo più che queste aziende facciano affari in Europa pagando qui solo una minima parte delle tasse” si legge nel testo. “È in gioco l’efficienza economica, come lo sono la correttezza nel pagare le tasse e la sovranità degli Stati”. “ "Dobbiamo continuare a lavorare attivamente su di esse - osservano gli autori della missiva: i ministri dell'economia dei quattroi Paesi - tuttavia devono essere completate. Vorremmo andare avanti rapidamente a livello comunitario. Perciò chiediamo alla Commissione europea di esplorare le opzioni compatibili con la legge Ue e proporre ogni effettiva soluzione basata sul concetto di istituire una equiparazione fiscale sul fatturato generato in Europa dalle compagnie digitali". A Bruxelles, rivela oggi il Financial Times che è entrato prima degli altri in possesso del documento, sarebbe pronto un piano per fare approvare all’unanimità dagli Stati membri questa decisione.
Double Irish, Dutch Sandwich: come pagare legalmente meno tasse
Ad essere maggiormente colpite da questa decisione dell’Unione saranno i colossi della digital economy americani. Aziende come Google, Facebook, Amazon, Linkedin e Airbnb finora sono riusciti a ridurre al minimo la propria imposizione fiscale in Europa grazie ad alcune leggi che consentono di trasferire gli utili fatti in Paesi con tassazioni più alte (come lo sono i 4 Paesi primi firmatari del documento) ad altri con tassazioni più leggere. Una delle più note è il Double Irish (doppio irlandese, ndr) molto contestata, ma che piace alle multinazionali della digital economy. Che non a caso hanno spesso una sede in Irlanda. Il 'Doppio irlandese' permette alle società con sede legale al di fuori dell’Unione europea di poter pagare le tasse sugli utili in Irlanda (12% l'aliquota fiscale), a fronte di Paesi che tassano gli utili anche al 30% nel resto d’Europa. Spesso il Double Irish viene associato al Dutch Sandwich (panino olandese, ndr), un complesso risiko fiscale fatto di sedi societarie sparse tra Irlanda e Olanda, che consente - specie alle aziende americane - di abbattere ulteriormente il peso fiscale sul fatturato, trasferendo i profitti da una società all'altra per poi arrivare a Bermuda e da lì ritornare 'esentasse' alla casa madre. Un metodo molto raffinato, usato da Goolge (Repubblica, 23 maggio 2017). Il New York Times ha spiegato in una efficace infografica il meccanismo.
Il caso Airbnb: 100mila euro di tasse in Francia nel 2016, ma usato 10 milioni di volte
L’iniziativa europea è stata lanciata dal ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire e sarà presentata a tutti i ministri dei 28 Paesi membri il 15 settembre a Tallin (Ecofin). Non è un caso che l’iniziativa parta proprio dalla Francia, dove ha fatto particolarmente scandalo che Airbnb, a fronte di miliardi fatturati dagli affitti delle case (solo nel 2916 è stato usato in Francia da 10 milioni di persone), abbia pagato solo 100mila euro di tasse.
Quale potrebbe essere l'accordo tra aziende e Unione europea
Per ora si parla solo di rumors, ma è possibile che alla fine si cercherà di trovare un accordo con le grosse aziende americane sulla base di una tassazione del 2-5 percento (Financial Times). L’Europa cercherà di mostrarsi unita, a partire dal prossimo Ecofin, per costringere le big company del digitale a trovare un accordo. Ed è probabile che lo sarà. In Irlanda, probabilmente il Paese che più ha beneficiato dal regime fiscale agevolato dei colossi del web, da anni si discute di cancellare il Double Irish. È vero che ha consentito la creazione di migliaia di posti di lavoro nella capitale, ma a fronte di pochissime entrate per lo Stato.
La proposta italiana di web tax
L’Italia si era mossa proprio negli ultimi mesi per cercare di far pagare le tasse alle digital company. Il 22 maggio scorso la commissione Bilancio della Camera aveva approvato un emendamento della manovra che prevedeva per i giganti del web con oltre un miliardo di fatturato e un giro d'affari di almeno 50 milioni di euro, la possibilità di stringere accordi preventivi con l'Agenzia delle Entrate. Ed estinguere i debiti tributari versando le somme dovute e pagando la metà delle sanzioni amministrative.