È una partita a scacchi quella tra i giganti del web e i Paesi europei. Per ora siamo in svantaggio. Nel 2016 Facebook, Apple, Amazon, Airbnb, Twitter e Tripadvisor hanno versato complessivamente alle casse italiane 11,6 milioni di euro. Un’inezia, se si conta che la sola Facebook, nel 2015, ha venduto servizi e pubblicità che le hanno fruttato ben 224,6 milioni. E in Italia? Secondo quanto riportato da Repubblica, nel 2015 il social network ha dichiarato all’erario 7 milioni di euro, pagandone 203mila di contributi. Nel 2016 sono stati invece 9,3 milioni, di cui solo 267mila di tasse.
Dove devono registrare i ricavi le multinazionali?
Dal punto di vista delle multinazionali è tutto in regola. Registrando i propri ricavi in paesi chiave non solo riescono a eludere l’erario, ma riescono anche a ‘rompere’ la squadra europea mettendo le nazioni l’una contro l’altra. È questo il caso dell’Irlanda, dove Facebook e Apple hanno sede legale e dove godono di vantaggiosi rapporti preferenziali, a cui l’Irlanda è più che disposta a cedere pur di continuare a ospitare i prestigiosi marchi.
“Gli stati membri non possono aiutare alcune imprese a spese della libera concorrenza” aveva dichiarato la commissaria alla Concorrenza degli uffici di Bruxelles, Margrethe Vestage, come riportato dal Sole 24 Ore. Era agosto del 2016 e la Commissione Europea aveva stimato che la Apple avesse ottenuto uno ‘sconto’ illegittimo di 13 miliardi di euro nel periodo di tempo 2003-2014. Se, conti alla mano, 13 miliardi ammontano al 6% della liquidità di Apple, l’azienda in quell’occasione si è difesa dichiarando che “La Commissione vuole riscrivere la storia di Apple in Europa, ignorando le leggi fiscali irlandesi”. Leggi fiscali che hanno garantito alla società una aliquota dello 0,005%.
L'Italia chiede a Google e Apple 624 milioni
L’ultima mossa dell’Italia è stata quella di convincere Google e Apple ha versare, tramite un accordo con l’Agenzia delle Entrate, 624 milioni di euro: 306 da Google nel maggio di quest’anno e 318 da Apple a fine 2015. Ma dopo quella strenna tutto è tornato come prima. La prossima mossa invece, che fa sperare per il futuro, sarà giocata all’Ecofin di Tallin, la riunione informale dei ministri delle finanze europei. Una proposta, preparata dalla presidenza estone dell’Ue, prevede che le multinazionali digitali vengano tassate nel luogo dove producono valore. La discussione avrà luogo il 15 e il 16 settembre e coinvolgerà i ministri delle finanze per creare una proposta unitaria, che sappia essere più forte della volontà degli Stati Uniti di proteggere i profitti dei propri campioni digitali.