Quando si parla di pensioni, il proverbiale elefante nella stanza è costituito dalle migliaia di giovani precari che, a causa di un'attività lavorativa discontinua con bassi salari, rischierebbe l'inedia andando in pensione con l'attuale sistema contributivo. Un tema che è al centro del dibattito tra governo e sindacati sulla cosiddetta "fase due" della previdenza. Il progetto è stato presentata dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, al tavolo con i sindacati.
Le generazioni più giovani andranno tutte in pensione con il sistema contributivo. E l'esecutivo punta ad ampliare la platea di coloro che potranno andare in pensione con 63 anni e 7 mesi garantendo un assegno minimo di 600-650 euro. Secondo quanto riferito dai sindacati, la proposta del governo per introdurre misure a sostegno delle future pensioni dei giovani con carriere discontinue prevede di ridurre il coefficiente minimo previsto oggi per il calcolo contributivo da 1,5 volte l'importo dell'assegno sociale a 1,2 volte. Allo stesso tempo i sindacati hanno chiesto di ridurre anche il coefficiente di 2,8 volte previsto attualmente e, secondo quanto riferito dal segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli, su questo "c'è stata un'apertura del governo": si tratterebbe di abbassarlo di circa 2 volte.
Sulle cifre dell'assegno le cifre oscillano. Il Corriere della Sera parla di 650 euro al mese, mentre La Stampa ipotizza anche un tetto di 680 euro.
Come funziona ora
Per la pensione anticipata contributiva, ossia per chi non possiede contributi al 31 dicembre 1995, per ottenere il trattamento nel 2017 bastano 63 anni e 7 mesi di età, assieme al possesso di 20 anni di contributi, e di un assegno che deve essere superiore di 2,8 volte all'assegno sociale.
Ma sull'età pensionabile è ancora braccio di ferro
"I sindacati sono tornati alla carica per lo stop all'aumento automatico dell'età pensionabile del 2019", scrive il Sole 24 ore, "ma il governo frena per mancanza di risorse. "C’è una molto ampia reticenza, e uso un eufemismo - ha detto Susanna Camusso - a mettere all’ordine del giorno il tema dell’aspettativa di vita. Abbiamo ribadito con nettezza che per noi è fondamentale superare un meccanismo che pesa due volte in termini di allungamento dell’età e abbassamento dei rendimenti". Per Petriccioli, "non c’è grande soddisfazione, bisogna bloccare lo scorrimento in avanti dei requisiti pensionistici".
Più “ottimista” Carmelo Barbagallo della Uil: "Ho fiducia nel Parlamento, dove c’è una larga maggioranza a favore del congelamento della norma sull'aspettativa di vita: non vorrei che di questa norma soffrisse alla fine il governo". Sul punto Poletti ha chiarito - prosegue il quotidiano economico - sull’innalzamento dell’età pensionabile legato all’aspettativa di vita "le organizzazioni sindacali hanno ribadito l’importanza del tema e noi abbiamo confermato la posizione del governo", ossia che il tema "potrà essere discusso quando l’Istat avrà diffuso i dati» tra settembre e ottobre".
Il tavolo governo-sindacati si riaprirà il 5 settembre (sui temi del lavoro), il 7 e il 13 settembre (sulle pensioni).