Il Parlamento europeo si è espresso ad ampia maggioranza a favore dell'obbligo di una maggiore trasparenza finanziaria e fiscale per le multinazionali, che operano nell'Unione europea. Tuttavia, su iniziativa dei gruppi conservatori, l'assemblea ha anche introdotto una pericolosa clausola di salvaguardia, che permetterebbe alle corporation di non fornire un quadro esauriente delle loro attività globali e delle tasse versate ai vari governi. Lo rende noto Oxfam in una nota.
"Il voto di oggi ha il merito di aver rafforzato, almeno in parte, la proposta della Commissione europea sulla rendicontazione pubblica paese per paese (country-by-country reporting o CBCR) - afferma la direttrice campagne di Oxfam Italia, Elisa Bacciotti - Un passo ancor più deciso nella direzione di una maggiore trasparenza è stato però impedito dalle modifiche che avranno l'effetto di favorire l'interesse del grande business rispetto a quello dei cittadini e delle piccole e medie imprese europee".
Secondo Oxfam, il provvedimento dell'Europarlamento ha il merito di avallare la pubblicazione dei dati societari disaggregati per tutti i Paesi, in cui una multinazionale conduce le proprie attività. Ciò rappresenta un passo in avanti rispetto alla proposta originale della Commissione, che prevedeva una disaggregazione delle informazioni per le sole giurisdizioni europee e per quelle della futura blacklist UE dei paradisi fiscali, e un dato aggregato per i Paesi extra-UE. Va inoltre ricordato come la definizione della blacklist europea, potenzialmente vuota, arriverà solo alla fine dell'anno come risultato un esercizio di screening fortemente politico, che rischia di comprometterne una definizione esaustiva ed operativa.
In secondo luogo ha il merito di ampliare l'elenco delle informazioni societarie soggette all'obbligo di pubblicazione. Allo stesso tempo il provvedimento contiene però alcuni punti deboli, che rischiano di minarne l'efficacia e la portata come misura anti-abuso.
In primis, secondo Oxfam, agli Stati membri viene lasciata la possibilità di concedere alle multinazionali - tramite una procedura di ruling - una pericolosa clausola di salvaguardia, grazie alla quale le corporation verrebbero esentate dalla pubblicazione di alcune informazioni societarie in una o più giurisdizioni, qualora queste vengano considerate commercialmente sensibili. Inoltre, la soglia di fatturato annuo (consolidato) - sopra la quale scatta l'obbligo di presentazione della rendicontazione paese per paese - resta elevata.
Secondo le stime OCSE, infatti, la soglia fissata oggi a 750 milioni di euro, esclude dall'obbligo di reporting l'85%-90% delle multinazionali. "Sarà ora compito dei governi UE, nel corso del negoziato autunnale con la Commissione e l'Europarlamento, garantire un rafforzamento normativo della proposta - conclude Bacciotti -. L'auspicio è che si possa arrivare a una misura capace di porre un serio baluardo contro l'elusione fiscale, scoraggiare la pianificazione fiscale aggressiva delle multinazionali e promuovere al contempo l'investimento in imprese fiscalmente responsabili".