Roma - Nel mezzo delle polemiche sui voucher e all'indomani dell'annuncio del ministro Poletti di voler ridefinire le norme sufgli strumenti di lavoro accessorio, sul tema interviene anche Beppe Grillo che, sul suo blog, li definisce "caporalato legalizzato". "L'INPS - scrive - sbugiarda il JobsAct di Renzi che si sta mostrando per quello che è: un disastro di riforma del lavoro che sta riducendo gli italiani in miseria. È odioso dire "ve lo avevamo detto" eppure ci risiamo: l’ennesima grande balla gonfiata ad arte da questo Governo. (...) Aumentano i voucher del 32%, utili a gonfiare i dati sull’occupazione. Ben 121,5 milioni i voucher per remunerare con un valore nominale di 10 euro il lavoro occasionale. A diminuire in questo caso, solo i diritti e le speranze degli italiani che ormai vivono una situazione di caporalato legalizzato".
Lunedì, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti,aveva annunciato che il governo è pronto a ridefinire "dal punto di vista normativo il confine dell'uso" degli strumenti di lavoro accessorio. E' stata introdotta la tracciabilità dei buoni lavoro, ha spiegato Poletti, e "dal prossimo mese vedremo l'effetto: se è quello di una messa sotto controllo di questo strumento bene, altrimenti ci rimetteremo le mani".
L'allarme del segretario della Fiom a 'Viva l'Italia'
Poche ore prima, nel corso dell'undicesimo appuntamento di 'Viva l'Italia', il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, aveva lanciato l'allarme sostenendo che i voucher sono diventati uno strumento che "regolarizza indirettamente il lavoro nero": basta mostrarli a un controllo in azienda per coprire situazioni di illegalità. "Da strumento occasionale è diventato la norma", ha aggiunto, ricordando che l'obiettivo era quello di affrontare il problema del lavoro stagionale. "Se ci fosse un governo che vuole combattere davvero il nero li abolirebbe, un governo nelle sue funzioni dovrebbe cambiare le leggi sbagliate che sono state fatte".
Il fact-checking: I posti di lavoro sono aumentati con Renzi - e non sono tutti voucher
In questa dichiarazione ci sono tre elementi da verificare: il primo riguarda il numero di nuovi occupati diviso per i giorni di governo di Renzi; il secondo è il “trend positivo” del mercato del lavoro; il terzo il peso dei voucher.
1. Quanti posti di lavoro creati durante il governo Renzi
Il dato dei posti di lavoro “giornalieri” di Serra è impreciso. Il 31 ottobre 2016 - la data a cui sono aggiornati i dati Istat più recenti sull’occupazione, pubblicati il 1° dicembre - il governo Renzi era in carica da 982 giorni. A quella data, gli occupati in Italia erano 22.753.000. A febbraio 2014, mese di insediamento del governo Renzi, erano invece 22.179.000. La variazione è stata dunque di 574.000 occupati in positivo, poco più di 584 al giorno. Un’ottantina in meno di quanto sostenuto da Serra.
2. Il 'trend positivo' riscontrato
È comunque vero che c’è stato un “trend positivo”, con un aumento degli occupati, negli ultimi due anni e mezzo circa. Tuttavia, i numeri restano al di sotto di quelli pre-crisi. Il record di aprile 2008 di 23.225.000 occupati, come testimoniano le serie storiche dell’Istat, non è infatti mai più stato raggiunto. Un dato che oltretutto faceva riferimento a una popolazione italiana leggermente inferiore a quella attuale.
3. Il peso dei voucher sul mercato del lavoro
Ma di che tipo è l’occupazione trovata da 574 mila persone negli ultimi due anni e mezzo? Davvero i voucher sono stati così importanti in questo aumento? Non è per nulla facile determinarlo, ma si può fare qualche precisazione su come è cambiato il mercato del lavoro.
Partiamo dai posti a tempo indeterminato. L’Inps, nel suo ultimo rapporto dell’Osservatorio sul Precariato, certifica infatti che il totale delle assunzioni a tempo indeterminato (prendendo in considerazione l’intervallo gennaio-settembre) è stato di 990.376 nel 2014, 1.368.405 nel 2015 e 925.825 nel 2016.
Il picco del 2015 è spiegato, sempre dall’Inps, con l’effetto delle decontribuzioni, cioè l’abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni. Quindi, se è vero come dice Serra che si può parlare di trend positivo per quanti riguarda i posti di lavoro, non si può fare lo stesso per le assunzioni a tempo indeterminato. Dopo la fiammata del 2015, nel 2016 i numeri dei nuovi contratti stabili sono tornati quelli del 2014, anzi leggermente inferiori.
Si apre quindi la questione di quanti posti di lavoro siano in qualche modo precari - un ampio mondo di situazioni contrattuali che comprende anche i voucher citati da Formigli.
L’Istat, nella sua indagine per stabilire i tassi di occupazione e disoccupazione, considera occupato anche chi ha lavorato una sola ora nella settimana di riferimento. Questo ha causato alcune polemiche sul reale impatto delle politiche del governo e sulle dimensioni del precariato.
Probabilmente in risposta a questi dubbi, l'Istat ha diffuso nel suo rapporto del 30 settembre 2016 dati organizzati sulla base della quantità di ore lavorate alla settimana. Nel primo e nel secondo trimestre del 2016 l’incidenza sul totale degli occupati di chi ha lavorato una sola ora nella settimana di riferimento è molto ridotta, di appena lo 0,05%. Si sale all’1,6% per la fascia 1-8 ore di lavoro settimanale, al 3,7% per la fascia 9-16, al 22,6% per la fascia 17-32 e al 68,5% per quella superiore alle 32 ore. Insomma, oltre due terzi degli occupati hanno una occupazione che li occupa più o meno a tempo pieno.
Veniamo al numero delle persone che sono state retribuite tramite i voucher. Questi ultimi sono tagliandi acquistati dalle imprese e pensati per retribuire lavoro occasionale: sono di diversi tagli (quello inferiore è da 10 euro) e una parte del loro costo viene pagato all’Inail e all’Inps. Nel caso del voucher da 10 euro, il corrispettivo netto che va al lavoratore è di 7,5 euro.
In base al rapporto del Ministero del Lavoro sull’utilizzo di questo strumento, i lavoratori che hanno riscosso almeno un voucher in un mese sono stati circa 250 mila al mese per il primo trimestre del 2016, circa 300 mila al mese per il secondo, e quasi stabilmente 350 mila al mese (ad eccezione di agosto, con 316 mila voucher riscossi) nei mesi successivi. Se si normalizza il dato a 300 mila occupati che hanno utilizzato voucher con regolarità nel 2016, si vede che la percentuale sul totale degli occupati è intorno al 1,3%.
È un numero molto basso sul totale dei lavoratori, ma il loro utilizzo è in netto aumento nel corso degli ultimi anni: il totale di quelli venduti tra gennaio e novembre nel 2016 è di 114.925.180, mentre nello stesso periodo del 2014 erano 69.195.377.
Non è chiaro quanti dei 574.000 posti di lavoro siano dovuti ai voucher, in assenza di analisi più precise, ma la media mensile di quanti li utilizzano - circa 300 mila - è parecchio inferiore all’aumento totale degli occupati durante il governo Renzi. Insomma, i voucher sono un fenomeno rilevante e crescente nel mercato del lavoro italiano, ma attribuire tutta la variazione a queste forme di retribuzione è certamente un’esagerazione.