Bruxelles - Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker rifiuta di essere considerato a capo "di una banda di tecnocrati: presiedo una commissione che si vuole politica". Pur senza riferirsi direttamente alla polemica di ieri con il governo italiano, nel suo intervento all'inaugurazione dell'anno accademico del Collegio d'Europa a Bruges, Juncker è tornato a rivendicare la flessibilità nell'interpretazione delle regole Ue introdotta dall'esecutivo.
"Dobbiamo sempre avere in mente la realtà economica e sociale - ha detto - non per tradire i principi sanciti dal Patto di Stabilità e crescita ma per interpretarli attraverso il prisma della realtà". Tra l'altro, ha aggiunto, "il patto, di cui si dice tanto male, funziona, come dimostra il fatto che negli ultimi anni il deficit dell'Eurozona si è ridotto da oltre il 6% all'1,9% del Pil".
Il presidente dell Commissione ha anche affrontato un altro tema caldo: la Turchia "si allontana ogni giorno di più dall'Europa". Juncker ha commentato i recenti sviluppi sulle restrizioni alla libertà di espressione con gli arresti di giornalisti e oppositori. "Bisogna che un giorno i dirigenti turchi ci dicano se vogliono davvero avvicinarsi all'Unione. Tutto quello che fanno mostrerebbe il contrario, che non vogliono rispettare le norme europee". E se l'Ue non concederà la liberalizzazione dei visti, "sarà Erdogan a doverlo spiegare ai suoi cittadini, perché è da lui che dipende". Se infatti è vero che l'Europa ha bisogno della Turchia per la gestione dei flussi migratori, "questo non significa che possiamo cedere sui nostri principi fondamentali".