Washington - La Federal Reserve ha lasciato, come previsto, i tassi di interesse invariati tra lo 0,25% e lo 0,45%. Rimane quindi ancora isolato l'incremento di un quarto di punto dello scorso dicembre, il primo dal 2006, che aveva posto fine ad anni di denaro a costo zero.
Gli analisti continuano a puntare su un rialzo il mese prossimo, alla luce delle dichiarazioni rese nelle ultime settimane da un direttivo che appare nondimeno diviso. In base alla teorica tabella di marcia di un anno fa, la banca centrale statunitense avrebbe dovuto attuare una stretta decisamente più spedita. Il crollo delle borse cinesi e lo scivolone del prezzo del petrolio nei primi mesi dell'anno avevano spinto però l'istituto ad adottare una maggiore cautela. Ha inoltre pesato sulle continue esitazioni della Fed la politica molto accomodante mantenuta dalla Banca Centrale Europea e dalla Banca del Giappone. Un aumento dei tassi di interesse al ritmo di un quarto di punto a trimestre, come era inizialmente previsto, avrebbe infatti rafforzato il dollaro a un punto tale da ridurre in maniera decisa la competitivita' delle esportazioni americane rispetto ai concorrenti europei e nipponici.
La Federal Reserve ha deciso "per il momento" di mantenere i tassi invariati in attesa di "ulteriori segnali di progresso" ma "ritiene che l'opportunita' di un loro aumento abbia continuato a rafforzarsi".
Si legge nel comunicato diffuso al termine del direttivo della banca centrale americana, secondo la quale, dal vertice dello scorso settembre, "il mercato del lavoro ha continuato a rafforzarsi e la crescita dell'attività economica ha accelerato dalla ritmo modesto registrato nel primo semestre". Appare pertanto probabilissimo, alla luce di queste parole, che in occasione della riunione di dicembre la Fed aumenti il costo del denaro, portandolo allo 0,75%.
(AGI)