Strasburgo - Il Patto di stabilità "funziona", e, anche se "non e' un patto di flessibilità, deve essere applicato con flessibilita' intelligente per non ostacolare la crescita": lo ha affermato il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, nel suo discorso sullo stato dell'Unione al Parlamento europeo riunito in sessione plenaria a Strasburgo. Un discorso in cui Juncker ha assicurato che la Brexit non minaccia l'esistenza dell'Ue e ha chiesto un posto per Federica Mogherini al tavolo per la pace in Siria.
ECONOMIA - "I debiti dei Paesi restano troppo elevati - ha ricordato Juncker - anche se dall'inizio della crisi i deficit sono diminuiti, dimostrando che il patto di stabilita' funziona". L'ex premier lussemburghese ha aggiunto che se è vero che il livello del deficit dal 2009 è sceso dal 6,3% medio all'1,9%, "i debiti continuano a essere troppo alti".
PIANO INVESTIMENTI - Juncker ha proposto un potenziamento del nuovo Fondo europeo per gli investimenti che dovrà muovere 315 miliardi entro il 2017 oltre ai 160 miliardi già mobilitati. L'idea lanciata da Juncker, che dovrà passare dal vaglio di governi ed Europarlamento, è di far circolare capitali prevalentemente privati per 500 miliardi entro il 2020 con l'obiettivo di arrivare a 630 miliardi nel 2022. Un aiuto dovrebbe venire dall'aumentato dei contributi della Banca europea degli investimenti.
OCCUPAZIONE - "Dal 2013 a oggi - ha ricordato Juncker - sono stati creati 8 milioni di nuovi posti di lavoro in tutta Europa, ma il livello di disoccupazione resta ancora troppo alto". Contro il rischio di esclusione, ha avvertito, "serve un'Europa sociale".
BREXIT - "I nostri amici e partner internazionale si chiedono con preoccupazione se la Brexit non sia l'inizio dello scioglimento dell'Ue - ha spiegato Juncker - ma noi siamo sicuri che, pur rispettando e deplorando questa decisione, non c'e' un pericolo per l'esistenza dell'Ue". Poi un monito al Regno Unito: no all'accesso al mercato unico senza libera circolazione delle persone, non ci può essere "un accesso à la carte".
DIFESA - "Dobbiamo farci carico della protezione dei nostri interessi" e per questo "proporremo la creazione di un Fondo europeo della difesa" per stimolare la ricerca militare e lo sviluppo, ha annunciato Juncker. Il presidente della Commissione ha ricordato che i trattati dell'Ue prevedono la possibilità, per gli Stati membri interessati, di dar vita a "una cooperazione strutturata e permanente" nella difesa. "Dobbiamo dotarci di un quartier generale europeo", ha aggiunto. Tutto questo "deve essere complementare alla Nato, più difesa in Europa non significa meno solidarietà trasatlantica".
POPULISMI -L'Europa non è in "gran forma", ha ammesso Juncker, vive "una crisi esistenziale" che va affrontata e che la porta a doversi proteggere dai populismi che "non sono la soluzione ai problemi ma li creano". "Dobbiamo proteggerci" dalle sirene che ventilano soluzioni facili a questioni complesse", ha affermato il presidente della Commissione Europea.
TERRORISMO - "Un'Europa protettrice è un'Europa che si difende. E dobbiamo difenderci soprattutto contro il terrorismo, questa è la priorità assoluta", ha osservato Juncker, ricordando gli attentati che hanno insanguinato l'Europa nel 2015 e nel 2016. "Dobbiamo mostrare ai terroristi che non hanno alcuna possibilità di colpire i nostri valori. La nostra tolleranza non può andare a scapito della nostra sicurezza". Entro novembre la Commissione proporrà un sistema europeo di informazione sui viaggi: "Ogni volta che uno entra in Ue sarà registrato, luogo, data e motivo dello spostamento", in modo che "questo nuovo sistema automatico ci dirà chi è autorizzato a viaggiare in Ue, prima che arrivi in Ue", ha annunciato il presidente della Commissione.
SIRIA E MOGHERINI - "L'Alto rappresentante per la politica estera e vicepresidente, Federica Mogherini, fa un lavoro eccellente, ma dovrebbe diventare un vero ministro degli Esteri dell'Unione europea e sedere al tavolo dei negoziati sulla Siria".
CASO APPLE - Riferimento indiretto quando Juncker si è vantato di aver "ottenuto importanti risultati nella lotta all’evasione fiscale" perché "tutte le aziende, grandi o piccole che siano, devono pagare le tasse nel Paese in cui fanno profitti". (AGI)