Roma - "Siamo di fronte a una ripresa senza slancio e senza intensità: una ripresa senza mordente che non salta mai la faglia, il crepaccio tra stagnazione e crescita". Lo afferma il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nel suo discorso all'assemblea generale, spiegando che la "nebbia" che avvolge le possibilità di crescita della nostra economia ancora non si è diradata del tutto.
"Un anno fa parlavamo di segnali di ripresa, una previsione che solo in parte si è realizzata - spiega - .In questi 12 mesi, in Italia, occupazione, consumi, produzione, fiducia, credito, hanno seguito un andamento altalenante non riuscendo ad imprimere alla ripresa un cambio di passo. Anche il dato di aprile del nostro indicatore sui consumi, pure positivo, non contribuisce a diradare la nebbia che avvolge ancora le possibilità di crescita dell'economia italiana. Lo scenario internazionale è altrettanto articolato. Tassi d'interesse e tassi di cambio dovrebbero spingere investimenti ed esportazioni, ma non stanno funzionando. Bassi prezzi del petrolio e delle altre materie prime dovrebbero premiare i Paesi, come l'Italia, che trasformano e vendono sui mercati esteri. Eppure, la drammatica crisi dei migranti, il rallentamento dell'economia cinese, le recessioni in alcuni paesi emergenti e il rischio Brexit, mettono in discussione il teorema che la crisi sia soltanto un brutto ricordo".
Sulle riforme e sull'equità si gioca il destino dell'Italia, per Sangalli ora è necessario aprire un dibattito sul tema. Confcommercio vuole dare il suo contributo per un Paese "più moderno e più giusto: più moderno e più giusto. - dice il presidente - perché su riforme ed equità riteniamo si giochi il destino dell'Italia. Abbiamo da tempo sostenuto la necessità e l'urgenza di riforme istituzionali. Soprattutto per rafforzare la governabilità del Paese e quindi promuovere con maggiore efficacia l'economia diffusa, che richiede decisioni chiare e rapide". A questo punto per l'associazione è "importante che si sviluppi nel Paese un approfondito dibattito sui contenuti delle riforme. Ed anche per tale ragione, svolgeremo un'articolata riflessione negli organi confederali".
La crisi prolungata, che si è protratta dal 2008 al 2014, "ha determinato un forte incremento nel numero di famiglie e di persone in condizione di povertà assoluta: le famiglie assolutamente povere sono quasi raddoppiate nei sette anni di ciclo recessivo (+78,5%), con un incidenza sul totale passata dal 3,5% pre recessione al 5,7% del 2014. Gli individui poveri assoluti hanno superato nel 2014 i 4 milioni, con un incremento di quasi il 130% rispetto al 2007, arrivando a sfiorare quasi il 7% della popolazione". Il dato è fornito dalla Confcommercio nel report 'Dalla Grande Recessione alla ripresa? Segnali positivi ma fragili' presentato in occasione dell'assemblea generale. "Il mercato interno - si legge nello studio - ha subìto pesanti contraccolpi. Il reddito disponibile delle famiglie, misurato in termini di potere d'acquisto ai prezzi del 2015, si è ridotto nel settennato della recessione di oltre il 10% e parimenti la spesa in termini reali delle famiglie si è contratta di circa sette punti percentuali. Le famiglie cioè, hanno in qualche misura cercato di non contrarre della stessa entità del reddito il proprio tenore di vita, a scapito però del risparmio, i cui flussi si sono ridotti di quasi il 36%. In termini pro capite le flessioni risultano anche più accentuate, in quanto la popolazione è comunque cresciuta nel periodo considerato di circa il 4%, erodendo così le dimensioni delle "fette" di una "torta" di redditi e consumi divenuta più piccola".
L'indicatore dei Consumi Confcommercio registra, ad aprile 2016, una crescita dello 0,3% rispetto a marzo e un incremento dell'1,0% tendenziale. In termini di media mobile a tre mesi resta "una contenuta tendenza al recupero dei livelli di consumo da parte delle famiglie". Questa dinamica si inserisce in un contesto in cui i principali indicatori congiunturali continuano a mostrare "andamenti non univoci, situazione che, pur comportando un progressivo miglioramento del quadro macroeconomico, conferma l'assenza di slancio della ripresa".
La fiducia dei consumatori, spiega Confcommercio, "ha fatto registrare, a maggio, una battuta d'arresto rispetto al mese precedente con un calo dell'indice che ha toccato il livello più basso dall'agosto del 2015. Nel complesso prevalgono le preoccupazioni riguardanti la disoccupazione e la situazione economica del paese, mentre si riscontra un moderato ottimismo sulla situazione personale. Tra gli imprenditori, invece, la fiducia è in crescita con dinamiche eterogenee tra i settori produttivi. Le incertezze sulle prospettive a breve tra gli operatori del manifatturiero appaiono in linea con le stime di produzione industriale elaborate da Confindustria. Anche nei mesi di aprile e maggio la crescita dell'attività produttiva dovrebbe essere risultata abbastanza contenuta (rispettivamente +0,4% e + 0,3% su base mensile), tendenza che, stando a quanto rilevato per gli ordinativi (+0,2% congiunturale a maggio) dovrebbe proseguire in estate. Nonostante il permanere di una crescita non particolarmente sostenuta, l'occupazione ha registrato, ad aprile, per il secondo mese consecutivo un miglioramento su base mensile (+51mila occupati)".
Spostare la tassazione sulle cose, quindi aumentare l'Iva, "è come lanciare un boomerang. Perché alla fine l'Iva la paghiamo tutti". Lo afferma il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nel suo discorso all'assemblea generale. "L'intenzione del governo di non far scattare le clausole di salvaguardia nel 2017 e quindi di non toccare l'Iva è un impegno irrinunciabile per la crescita - spiega Sangalli -. Certo, va rafforzata la capacità del sistema-Italia di competere sui mercati internazionali, come giustamente ripete il ministro Calenda. E', però, altrettanto vero che senza una solida ripresa dei consumi interni non può esserci uno sviluppo diffuso".
Per Confcommercio serve invece "intervenire sui nodi strutturali che bloccano la crescita: un buon punto di partenza sono i patti europei. Va riconosciuto al Governo Renzi di avere riportato alla giusta dignità la dimensione della crescita all'interno del Patto di Stabilità. La recente conferma dei margini di flessibilità riconosciuti, e non già graziosamente concessi, dalla Commissione europea alla nostra politica fiscale, è di buon auspicio. E' necessario, inoltre, proseguire lungo il sentiero di riduzione del rapporto debito/Pil, comprimendo senza esitazioni gli sprechi e le inefficienze della spesa, dismettendo asset pubblici con determinazione e riducendo, infine, il perimetro dell'azione pubblica dove non è necessaria, e talvolta dannosa. La buona flessibilità conquistata in sede europea - conclude Sangalli - costituirebbe lo spazio per ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese, ad oggi ancora per nulla compatibile con un Paese più moderno ed equo". (AGI)