Milano - Mediobanca archivia i primi nove mesi dell'esercizio 2015/2016, chiusi il 31 marzo, con un utile netto di 442,4 milioni di euro, in calo del 5% rispetto ai 465,6 milioni del corrispondente periodo dell'anno precedente; nel solo ultimo trimestre, l'utile si è attestato a 121,3 milioni di euro, contro i 205 milioni registrati tra gennaio e marzo del 2015. Lo comunica la banca in una nota. Sia nei nove mesi che nel trimestre il risultato netto è superiore al consensus degli analisti, che stimavano un utile netto rispettivamente pari a 411 milioni e 90 milioni di euro. Sui dati - segnala Mediobanca - pesa il contributo al fondo di risoluzione, pari a 85,8 milioni di euro inclusa la stima della quota ordinaria per il 2016.
Nei nove mesi dell'esercizio Mediobanca ha registrato ricavi per 1,5 miliardi di euro, superiori alle stime degli analisti e stabili rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (+0,2%), grazie alla crescita del margine di interesse (+7,8% a 905,7 milioni di euro) che ha compensato il calo dei proventi da tesoreria (quasi dimezzati a 97,4 mln) dovuto alle turbolenze sui mercati. Le commissioni si sono attestate nei nove mesi a 336,4 milioni di euro, in calo rispetto ai 361 milioni dello stesso periodo dell'esercizio 2014/2015. Mediobanca ha in portafoglio 248 milioni di euro di sofferenze, coperte al 69% e in calo dai 270 milioni di fine 2015. L'utile operativo dell'istituto è cresciuto nei nove mesi dell'11% a 558 milioni di euro. Stabili gli indici patrimoniali, con il Common equity tier 1 pari a 12,5% phased-in e a 13,2% fully phased.
Mediobanca potrebbe aumentare il dividendo agli azionisti a fine esercizio, ha detto l'ad Alberto Nagel, presentando i risultati. "Siamo ragionevolmente fiduciosi che anche questo sarà un buon trimestre. Ovviamente lo scenario dei tassi impatta, ma la diversificazione dei ricavi è tale da farci presumere che anche questo sarà un trimestre interessante. Se non ci saranno ulteriori eventi straordinari di tipo negativo che non sono nel nostro governo, dovremmo poter chiudere un anno altrettanto positivo come quello passato. Se poi questo sarà confermato - ha proseguito - potremmo puntare anche a un miglioramento del dividendo. La dimensione dell'aumento dipenderà dalla dimensione del miglioramento dell'utile".
Mediobanca è pronta a valutare un intervento nell'operazione di aumento di capitale e quotazione di Veneto banca: "Valuteremmo un investimento in Veneto banca nell'ambito della quotazione, se fosse indispensabile per fare la quotazione", ha spiegato il banchiere. Mediobanca, che curava l'ipo della Banca popolare di Vicenza, si era impegnata a investire 75 milioni di euro direttamente in 'equity' prima che intervenisse il fondo Atlante, ma potrebbe fare qualcosa di simile anche con Veneto banca pur non curando l'operazione. "Questo - ha detto ancora - era lo spirito del nostro impegno con la Popolare di Vicenza, era finalizzato a ottenere il successo di una quotazione di cui eravamo 'global coordinator'. In Veneto banca non lo siamo, ma se ci dovessero chiamare perché c'è bisogno di un ordine per la quotazione sicuramente lo considereremmo". Mediobanca, che non ha partecipato al fondo Atlante, aveva concordato "un intervento diverso" e "più coerente con la nostra operatività che è diversa da quella delle altre banche", ha spiegato Nagel.
Mediobanca guarderà "esclusivamente alla valorizzazione e al contesto di mercato" nel procedere alla cessione del 3% di Generali. Lo ha spiegato Alberto Nagel, amministratore delegato dell'istiuto, che è primo socio della compagnia assicurativa con circa il 13% del capitale. "La generazione di capitale - ha detto - è andata meglio del previsto, abbiamo un cuscinetto di capitale più solido che ci consente di guardare alla dismissione del 3% di Generali con un po' più di attenzione ai valori della vendita rispetto che al tema del capitale di gruppo, che è più che sufficiente e anzi in miglioramento". Per la vendita "non ci sono orizzonti temporali precisi" ma è "legata al valore del titolo, tenuto conto che l'assorbimento di capitale che c'è è controbilanciato da un miglioramento nella generazione di capitale nella gestione corrente". "Non spostiamo la vendita definitivamente avanti, guardiamo esclusivamente - ha chiarito Nagel - alla valorizzazione e al contesto di mercato, considerando che il nostro capitale è adeguato anche avendo il 13% di Generali. Sarebbe relativamente meglio col 10%, ma anche con il 13% è adeguato". (AGI)