Roma - E' finalmente uscito allo scoperto, dopo anni di speculazione, l'inventore del Bitcoin, fino a oggi nascosto dietro lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Si chiama Craig Wright, è un imprenditore australiano e ha portato prove tecniche della paternità della moneta digitale.
La rivelazione è stata fatta a un pool di media composto da Bbc, Economist e Gq. Wright ha mostrato le chiavi di crittografia che sono state usate per il lancio del Bitcoin nel 2009. Già nel dicembre 2015, in realtà, sia Wired che Gizmodo, riviste accreditate nel mondo digitale, avevano fatto il suo nome indicandolo come uno dei possibili creatori de Bitcoin. In seguito era venuto fuori che le autorità australiane avevano condotto un'indagine su Wright ma che più che alla moneta elettronica puntavano a fare chiarezza su una serie di pagamenti fiscali non onorati dall'imprenditore. Secondo l'Economist, Wright è un 45enne mago dei computer.
"La nostra conclusione - scrive il settimanale - è che Wright potrebbe essere Mr Nakamoto ma resta la questione di fondo: non sarà mai possibile stabilire oltre ogni ragionevole dubbio chi ha realmente creato il Bitcoin". Nakamoto aveva rilasciato a gennaio 2009 il codice sorgente della prima implementazione del white paper che descrive il protocollo Bitocin pubblicato nell'ottobre 2008. Successivamente il misterioso autore della moneta virtuale si era gradualmente defilato affidandone lo sviluppo ad altri.
Il Bitcoin torna periodicamente alla ribalta delle cronache. Recentemente se nè è sentito parlare per il presunto uso, poi smentito, da parte dei terroristi islamici negli attentati parigini. L'interesse per la moneta virtuale da parte di banche e istituzioni finanziarie è comunque crescente. Secondo gli esperti è l'oro digitale e sancirà la fine del contante ma in molti credono che il sistema non sia sicuro. Essendo una moneta virtuale creata da un codice informatico, a differenza di qualsiasi altra valuta reale in circolazione non è garantita nè da un governo nè da una Banca centrale e tutte le informazioni che la riguardano sono ovviamente crittografate. Il Bitcoin risponde comunque ai principi fondamentali dell'economia quale quello della domanda e dell'offerta e può essere scambiato come ogni altra moneta con beni e servizi.
Il valore della valuta digitale attualmente si aggira intorno ai 400 euro ma si tratta di un valore altalenante legato al variare della richiesta. Nel 2013 ha toccato un picco di 1.200 dollari. Molti economisti sono convinti che non sia una moneta proprio per via del valore fluttuante, per la sua esistenza solo digitale e per la mancanza di una Banca centrale alle spalle. Per usare i Bitcoin bisogna innanzitutto essere in possesso di un wallet, ovvero un portafoglio elettronico, che non ha nomi o identificativi di persona ma solo un lungo codice di lettere e cifre. In realtà il Bitcoin viene definito un sistema "pseudo-anomimo" perché non garantisce l'anonimità assoluta ed è possibile risalire al proprietario fisico. Tornando a Wright, fonti finanziarie osservano che l'Australia ha un peso rilevante nella comunità Bitcoin: è stato il primo paese che ha richiesto la costituzione di un mercato equity sul blockchain, la tecnologia sottostante la moneta Bitcoin, che regola il trasferimento di proprietà di un 'gettone digitale' cui possono essere associati beni e servizi. Intanto, sono vivaci e numerosissime le reazioni della comunità virtuale: su Twitter si rincorrono i commenti e in qualcuno resta lo scetticismo sulla reale paternità del Bitcoin. (AGI)