Milano - Non si arresta il 'bagno di sangue' a Piazza Affari che nelle prime due settimane dell'anno ha perso già il 10,5%, annullando di fatto i guadagni dell'intero 2015. L'emorragia continua anche all'inizio di questa ottava, con il Ftse Mib che, dopo aver perso fino al 2,8% nella prima parte della seduta cede al parziale delle 14 l'1,5%, risultando il peggiore tra i principali listini europei. Una flessione che porta l'indice delle blue chips sotto quota 19mila punti (18.909); All Share -1,61%. A condizionare la giornata ancora i timori legati all'andamento dell'economia cinese e soprattutto il perdurare della debolezza delle quotazioni del greggio, stabilmente sotto i 30 dollari al barile: in mattinata le sue quotazioni avevano sfondato anche quota 28 dollari, per poi rimbalzare e tornare sopra i 29 dollari. Sulle sue quotazioni ha influito il ritorno dell'Iran che, con la fine delle sanzioni, ha ordinato un incremento della sua produzione di 500mila barili al giorno, rischiando di alimentare ancora di piu' l'eccesso di domanda favorito dalla politica dell'Opec. Il cartello dei Paesi produttori ha comunque fatto sapere da Vienna che un "primo riequilibrio" della produzione mondiale di petrolio comincerà già da quest'anno. In particolare, sottolinea il rapporto mensile dell'organizzazione, i bassi prezzi costringeranno molti Paesi non Opec a ridurre la propria produzione, contribuendo ad attenuare l'eccedenza strutturale dell'offerta, calcolata in circa 2 milioni di barili al giorno. La riduzione dovrebbe arrivare a 660.000 mila al giorno, portando la produzione non Opec da 58,67 a 56,21 milioni di barili al giorno. Il taglio maggiore dovrebbe far capo agli Stati Uniti, la cui produzione e' stimata in calo di 380.000 barili al giorno. Tornando a Piazza Affari, particolarmente in sofferenza i titoli finanziari e bancari in particolare, alcuni dei quali addirittura sospesi dalle contrattazioni: sempre alle 14 circa, Unicredit -4,37%, Intesa Sanpaolo -3,59%, Mediobanca -3,64%, Bpm -4,51%, Bper 7,03%, Banco Popolare -5,83%. Contrastati gli energetici, con Enel a -1,04%, mentre Eni, dopo le previsioni dell'Opec, ha recuperato terreno e sale dello 0,72%. Tra gli industriali, Ferrari e la controllante Fiat Chrysler perdono rispettivamente il 2,3 e l'1,88 per cento. Telecom Italia in positivo (+0,3%) dopo che Vivendi ha ulteriormente aumentato la propria partecipazione portandola al 21,4% circa. (AGI)
(18 gennaio 2016)