(AGI) - Milano, 21 dic. - Oltre 250 milioni di abitanti distribuiti su un territorio di quasi due milioni di chilometri quadrati, composto da piu' di 17.500 isole che compongono lo Stato insulare piu' grande del mondo. Parliamo dell'Indonesia, il quarto Paese piu' popoloso del pianeta e il quindicesimo per estensione territoriale. "Bastano questi numeri per capire la strategicita' dell'Indonesia e l'importanza per l'Italia e le sue imprese di essere in un mercato dalle infinite potenzialita'", spiega il presidente dell'Italian Business Association in Indonesia (Ibai), Luigi Carlo Gastel, manager di lungo corso della Pirelli che vive in questo Paese da oltre 30 anni. "Oltre agli evidenti motivi di natura demografica e alle sconfinate opportunita' che offre uno Stato cosi' esteso e ricco di materie prime" - aggiunge Gastel - "gli investitori italiani possono trarre vantaggio da un'economia in forte espansione che negli ultimi anni ha visto il Prodotto interno lordo aumentare con una media del 5-7% annuo".
Una crescita che si e' riversata positivamente sulla popolazione locale, "con il Pil pro-capite che ormai si e' assestato sui 5mila dollari l'anno e i consumi interni che registrano tassi di aumento del 30% l'anno". Una manna, sottolinea Gastel, per il potenziale che "possono esprimere le piccole e medie imprese italiane, l'ossatura della nostra economia". Certo, non mancano i problemi come "l'eccessiva burocratizzazione dell'amministrazione pubblica indonesiana, una dotazione infrastrutturale ancora carente e l'instabilita' della divisa locale, la rupia, che negli ultimi 12 mesi si e' svalutata del 35% rispetto al dollaro". Criticita' alle quali il governo di Giacarta tenta di porre rimedio con interventi e politiche impostate per "snellire l'apparato amministrativo", senza dimenticare il recente "programma di investimenti in infrastrutture che ha stanziato 4,5 miliardi per il prossimo quinquennio"; un'opportunita' stessa, secondo Gastel, per le aziende italiane di costruzioni e ingegneria.
Il presidente dell'Ibai ricorda inoltre le politiche varate dal governo di Giacarta per detassare e incentivare gli investimenti esteri nei settori ritenuti piu' strategici dell'economia locale: dal manifatturiero all'agricoltura, dalla finanza all'energia. Comparti nei quali le aziende italiane potrebbero giocare un ruolo da protagonista. Purtroppo, riconosce Gastel, "in Indonesia scontiamo un ritardo storico rispetto ad altri Paesi come il Giappone, la Germania o l'Olanda"; per recuperare terreno "occorrerebbe uno sforzo maggiore e piu' incisivo da parte dell'intero sistema Paese", anche alla luce del fatto che "produrre ed essere presente in Indonesia, oltre che per l'immenso mercato domestico, significherebbe operare in un hub che schiuderebbe le porte di tutta l'area Asean", l'Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico, una macroarea abitata da oltre mezzo miliardo di persone. "La recente visita dello scorso novembre del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e i diversi accordi siglati, ha senz'altro dato una scossa alle relazioni tra due Paese da sempre amici", prosegue Gastel che mette in evidenza il fatto che l'Italia e' stata tra le prime nazioni al mondo a riconoscere l'indipendenza dell'Indonesia (1949) e a instaurare con essa rapporti diplomatici.
Gli stessi fondamentali economici tra i due Stati, aggiunge il presidente dell'Ibai, sono ad oggi tutt'altro che trascurabili con un interscambio commerciale (fonte Ministero Affari esteri) che nel 2014 si e' assestato a 3,7 miliardi di euro (+2,1% sull'anno precedente). Le esportazioni italiane sono ammontate nello scorso anno a 1,2 miliardi, in crescita del 5,5% rispetto agli 1,13 miliardi di euro del 2013, mentre le nostre importazioni nello stesso arco di tempo hanno registrato un incremento del 4,2%, passando dagli 1,9 miliardi del 2013 ai quasi due miliardi del 2014. Fondamentali economici da confermare e rafforzare e per il futuro, indica Gastel, i settori piu' promettenti "sul quale il sistema Paese dovrebbe puntare sono le infrastrutture, l'energia, il tessile, l'arredamento, il turismo e il comparto della produzione di macchinari".
In Indonesia, afferma il presidente dell'Ibai, l'Associazione che punta a evolversi nella nuova Camera di commercio italo-indonesiana, "si puo', e si dovrebbe, investire senza indugio, considerata anche la sicurezza interna e la storica stabilita' politica". Nessun problema, conclude Gastel, neppure dalla religione: l'Indonesia e' il maggior Stato musulmano al mondo, ma la "sua Costituzione non fa nessun riferimento all'Islam, a sottolineare l'ordinamento laico della nazione e l'approccio moderato e aconfessionale degli indonesiani". (AGI)