Roma - Le ingenti riserve di idrocarburi scoperte al largo delle coste israeliane, cipriote ed egiziane non sono soltanto un elemento chiave per le strategie di diversificazione energetica promosse dall'Unione Europea, ma rappresentano anche un'opportunita per avviare un processo di stabilizzazione e integrazione della regione. Di questo si è parlato oggi alla conferenza internazionale "Cooperazione Regionale e Sviluppo delle Risorse Energetiche nel Mediterraneo Centro-Orientale" organizzata dall'Istituto affari Internazionali (Iai) e dal Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente (Cipmo).
"C'è la percezione diffusa di un Mediterraneo bloccato e paralizzato da numerosi conflitti. Ma ci sono anche forze imprenditoriali che vogliono cambiare questa situazione", ha affermato in apertura dei lavori Janiki Cingoli, direttore del Cipmo. "Le recenti scoperte nel Mediterraneo sono un fattore importante in grado di sbloccare situazioni politiche che non hanno alcun collegamento con interessi energetici, costituendo un valido agente per avvicinare i diversi player della zona" ha continuato Cingoli. Un concetto, quest'ultimo, ribadito da Nathalie Tocci, vice direttore dello Iai, secondo la quale "queste scoperte, che si caratterizzano per una grande fattibilita economica e commerciale, rappresentano un vero e proprio game-changer per un'area dove la situazione geopolitica non è stata certo di grande aiuto".
Sul ruolo dell'Europa e sulla mancanza di una strategia energetica comune per il Mediterraneo si è soffermato il presidente della Commissione affari Esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini. "L'Europa non ha ancora capito che il tema del Mediterraneo è importante e fondamentale per il proprio futuro e che deve quindi sviluppare una vera politica di vicinato", ha dichiarato. a conferma della centralità del Mediterraneo, armando Barucco, capo dell'Unità di analisi del ministero degli Esteri, ha evidenziato come "il bacino mediterraneo sia sempre più un hub non solo per la crescita europea ma anche per quella del continente africano". Ed è proprio in questo "Mediterraneo allargato che l'Italia può e deve giocare le proprie carte".
Della scoperta di Zohr e della sua rilevanza geopolitica, ha parlato Pasquale Salzano, Direttore affari Istituzionali di Eni, che, partendo dall'articolo di oggi sul New York Times, ha ricordato come il recente successo in Egitto "non sia frutto di una scommessa ma di una precisa strategia che Eni porta avanti nei Paesi in cui opera". a partire, infatti, da una "indubbia capacità esplorativa che la rende unica al mondo", Salzano ha sottolineato come "non sia semplicemente il più grande giacimento nel Mediterraneo" ma sia rilevante "anche per la velocità di sviluppo, per la vicinanza a infrastrutture strategiche e per la sua funzione di catalizzatore di altre scoperte limitrofe". Salzano ha poi ricordato la 'Formula Mattei' come modello vincente per operare nei Paesi in cui la compagnia è presente, "fornendo ai paesi stessi nuove opportunità di sviluppo economico e sociale". Una formula, quella inventata dal fondatore di Eni, in base alla quale "la compagnia entra nel paese, cerca di capirne i bisogni specifici per lavorare poi insieme alle autorità locali, perchè il successo del paese è anche il successo della compagnia" ha concluso. (aGI)