Vienna - Nella riunione di oggi l'Opec dovrebbe mantenere i livelli di produzione invariati mentre si comincia a parlare della necessità di un cambio al vertice del cartello. L'organizzazione sceglierà di non decidere, bloccata dalla rivalità tra Arabia Saudita e Iran e incoraggiata dalla ripresa delle quotazioni. Tradizionalmente, in presenza di prezzi bassi, il cartello tagliava la produzione per sostenere le quotazioni. Ma da un po' di tempo ha cambiato rotta a causa delle rivalità interne e nonostante si sia passati dai 100 dollari al barile del 2014 ai quasi 25 dello scorso gennaio. Gli analisti quindi non si aspettano grandi novità dal gruppo delle 13 nazioni che dovrebbero lasciare le cose come sono per spremere i concorrenti - in particolare i produttore di shale oil statunitensi - e mantenere la quota di mercato. Dopo un po' di tempo, la tattica sembra funzionare tanto che le quotazioni sono in rialzo con il Wti che sale dello 0,41% a 49,21 dollari al barile e il Brent dello 0,52% a 49,98 dollari.
Il ministro del Petrolio degli Emirati Arabi Uniti, Suhail al-Mazrouei, arrivando al meeting viennese ha descritto il 2016 come "l'anno di correzione". La produzione non Opec è scesa e i prezzi, la settimana scorsa, sono aumentati brevemente sopra i 50 dollari per la prima volta in sei mesi, sebbene siano tornati sotto tale livello poco dopo. In ogni caso, l'acerrima rivalità tra Iran e Arabia Saudita rende altamente improbabile qualsiasi taglio della produzione. Dopo la fine delle sanzioni, infatti, Teheran ha incrementato la produzione ma nonostante questo, ha spiegato il ministro del petrolio iraniano Bijan Zanganeh, "il raddoppio del nostro export non ha avuto un impatto negativo sui mercati ed è stato assorbito bene". Arrivando a Vienna ha ribadito che un tetto alla produzione per l'Opec non porterebbe ad "alcun beneficio" per Teheran. L'Iran non ha partecipato al disastroso meeting di Doha del 17 aprile tra paesi Opec e non Opec, Russia inclusa, che ha fallito l'obiettivo di congelare la produzione. Dal canto suo l'Arabia Saudita sta provando a cambiare la propria economia rendendola meno dipendente dalla vendita del petrolio, spinta in questa direzione dal giovane principe Mohammed bin Salman. Una cosa che potrebbe forse calmare le acque sarebbe la sostituzione del segretario generale dell'Opec. Al posto del libico Abdalla El-Badri, in pole position ci sono il venezuelano Ali Rodriguez Araque, il nigeriano Mohammed Barkindo oltre all'indonesiano Mahendra Siregar. (AGI)