Sabato 25 agosto parte da Malaga la 73ma edizione della Vuelta di Spagna, terzo Grande Giro - in ordine di organizzazione durante l’anno solare - dopo il Giro d’Italia e il Tour de France. Una Vuelta che ha il compito di riaccendere lo spettacolo ciclistico dopo un Tour ricco di problemi organizzativi (dalla caduta di Nibali per colpa di uno spettatore alle “disavventure” di Froome con pubblico e gendarmi) e con un percorso che si è rivelato non particolarmente spettacolare.
La Vuelta al contrario promette emozioni con numerose salite e tappe combattive. Sarà una Vuelta segnata dall’assenza del campione in carica Christopher Froome e del suo compagno di squadra fresco vincitore del Tour Geraint Thomas, ma non mancheranno i grandi corridori al via di Malaga. Numerosi ciclisti di primo piano, fra i quali gli azzurri Elia Viviani, Matteo Trentin, Fabio Aru e Vincenzo Nibali, che correrà con il numero 1 sulla bicicletta, saranno in Spagna con l’obiettivo primario di ben figurare, portare a casa qualche vittoria di tappa e di affinare la forma fisica in vista del Mondiale di Innsbruck di fine settembre.
Il più giovane dei Grandi Giri
La Vuelta di Spagna è stata organizzata per la prima volta nel 1935, cioè 32 anni dopo il primo Tour (datato 1903) e 26 dopo il primo Giro (1909). La prima corsa iberica vide 50 corridori alla partenza di Madrid, di cui solo 29 arrivarono al traguardo. Nel 2017 ne sono arrivati 158 su 198 (poco meno dell’80%). Quest’anno le nuove regole UCI sulla composizione delle 22 squadre fanno sì che al via del cronoprologo di Malaga scatteranno 176 corridori (8 per squadra). A vincere la prima edizione della Vuelta fu il belga Gustaaf Deloor che bissò nel 1936. La corsa riprese nel 1941 dopo la Guerra Civile Spagnola (1936-39) con la vittoria del primo corridore di casa, Julián Berrendero, che vinse anche l’edizione successiva del 1942. Inizialmente e fino agli anni Novanta la corsa veniva disputata in primavera, ad aprile, quindi poco prima del Giro. Questa circostanza portò l’organizzazione della Vuelta a spostare la corsa a tappe nell’attuale collocazione tra Tour e Mondiale, cioè fra fine agosto e inizio settembre, come avviene dal 1995 in poi.
La corsa iberica è stata vinta da spagnoli nel 46% dei casi, quasi una su due; più “autarchico” il Giro con quasi il 70% di vittorie italiane, mentre in percentuale è il Tour il Grande Giro con meno vittorie dei corridori di casa, con solo il 34% di trionfi transalpini e un’astinenza di vittorie che dura da 33 anni. L’ultimo spagnolo a vincere in Spagna è stato Alberto Contador nel 2014. Negli ultimi anni la Vuelta ha sorriso anche all’Italia, con la vittoria di Vincenzo Nibali nel 2010 e di Fabio Aru nel 2015, che come detto quest’anno saranno al via della corsa spagnola.
Tra i plurivincitori della Vuelta spicca il castigliano Roberto Heras, quattro volte vincitore (nel 2000, 2002, 2003, 2004, e gli fu revocata per doping la quinta vittoria, quella del 2005). A quota tre vittorie lo svizzero Tony Rominger, che nel 1995 vinse il Giro d’Italia, e lo spagnolo Alberto Contador, autore di una grande impresa nella penultima tappa della sua carriera, quando vinse sulle salite dell’Alto de l’Angliru dopo un’eccezionale azione personale.
Così come Tour e Giro, anche la Vuelta negli anni Trenta si adeguò alle tendenze dell’epoca che prevedevano tappe dalla lunghezza media di circa 200 chilometri. Come accaduto poi per le due “sorelle” maggiori, la competizione spagnola ha ridotto le singole tappe, assestandosi su una media di 150-160 chilometri.
L’accorciamento delle tappe si accompagna contemporaneamente a un aumento delle velocità medie della corsa, esattamente come accaduto per Giro e Tour. Il grafico delle velocità medie è infatti speculare rispetto a quello della durata delle tappe: tappe più brevi che, insieme a miglioramenti tecnologici sulle biciclette e nuove tecniche di allenamenti e alimentazione, hanno contribuito a portare la velocità media della Vuelta intorno ai 40 km/h.
Il percorso 2018
Il percorso 2018 prosegue sulla falsariga degli ultimi anni e prevede una sequenza di tappe mai banali, con 46 Gran Premi della Montagna e un totale di 51 salite distribuite su un totale di 23 giorni, 21 di gara e 2 di riposo. Si parte con il prologo di Malaga (9 km), poi la seconda tappa va da Marbella a Caminito del Rey (163 km) con un finale che porterà i corridori verso una salita abbordabile (GPM di terza categoria). Questa tappa terrà da subito in tensione i corridori che vorranno lottare per salire sul podio di Madrid. Non si avrà il tempo davvero neanche di respirare che alla quarta tappa, di nuovo con partenza da Malaga in località Velez, farà poi arrivare la carovana a Sierra de la Alfaguara (1440 msl). La prima parte della corsa tutta centrata in Andalusia potrebbe risultare particolarmente ostica per gli sprinter, alle prese con diverse salite anche nelle tappe che l’organizzazione considera come “piatte”.
Murcia ospita la settima tappa da Puerto Lumbreras a Pozo Alcón, una tappa che si preannuncia molto dinamica e che, a seconda dell’interpretazione in corsa, potrebbe trasformarsi in un terreno fertile per gli uomini da classiche: occhi puntati sul “padrone di casa” Alejandro Valverde. I velocisti troveranno il loro spazio nella ottava tappa, che parte da Linares e che sarà un vero e proprio trasferimento prima della nona tappa, da Talavera de la Reina a La Covatilla, 200,8 km con ben quattro GPM. Qui la corsa inizierà a fare sul serio e le squadre più attrezzate potranno fare la differenza soprattutto dopo il GPM di Peña Negra e i continui saliscendi prima dell’ascesa finale.
Dopo il riposo la corsa ripartirà da Salamanca - che quest’anno festeggia gli 800 anni dalla fondazione dell'Università - dando subito spazio ai velocisti che fin qui avranno presumibilmente faticato molto. La seconda settimana si chiuderà con l’arrivo a Lagos de Covadonga (1100 msl) vero e proprio monumento della Vuelta, dove nel 2009 vinse in solitaria Damiano Cunego. La terza e ultima settimana sarà caratterizzata dalla crono di 32 km di Torrelavega, quindi ci sarà l’unico arrivo all’estero, ad Andorra (Coll de la Rabassa) quindi il tappone finale di 97 km con 3 GPM di prima categoria, uno di seconda e uno di terza prima dell’arrivo a Coll de la Gallina (hors categorie) che farà da palcoscenico agli ultimi tentativi di cambiare la classifica finale, prima della passerella finale nel circuito della Gran Via a Madrid.
I favoriti
Quest’anno la lista dei favoriti alla classifica generale della corsa è molto lunga. Sono tanti i corridori in cerca di riscatto dopo Giro d’Italia e Tour de France. Vincenzo Nibali e Fabio Aru saranno sicuramente tra i più attesi, anche in qualità di vincitori della corsa spagnola (rispettivamente 2010 e 2015). Il siciliano è di ritorno alle corse dopo la frattura alla vertebra occorsa al Tour: il suo stato di forma è un po’ un’incognita ma il suo entourage assicura che il messinese ha ben recuperato e punterà a fare bene in vista anche del Mondiale di Innsbruck, in cui sará il faro della nazionale del ct Davide Cassani. Nibali ha affermato che al momento è presto per parlare di ambizioni di classifica, quindi gli obiettivi più concreti saranno vincere una tappa durante la terza settimana e aiutare i suoi compagni della Bahrain-Merida Jon e Gorka Izagirre, rispettivamente capitano della squadra e campione di Spagna. Il sardo è invece alla ricerca del riscatto dopo un Giro d’Italia molto difficile e sofferto. I due assi italiani dovranno guardarsi dalla coppia Movistar Nairo Quintana (capace di un solo acuto in un Tour di basso profilo) - Alejandro Valverde, gli unici oltre a Nibali ed Aru capaci di vincere la Vuelta in passato che faranno parte della carovana 2018. I due, orfani di Mikel Landa che si è infortunato in una brutta caduta a San Sebastian, proveranno a fare corsa parallela con il colombiano concentrato alla classifica generale e il murciano a caccia di tappe. Saranno in tanti i rientranti dall’accoppiata Giro-Tour e cerca di riscatto: spiccano i fratelli inglesi Simon e Adam Yates, il francese Thibaut Pinot e il colombiano Miguel Angel Lopez (maglia bianca al Giro e terzo sul podio finale di Milano). Quest’ultimo è particolarmente atteso, anche perché il percorso sembra molto adatto alle attitudini del ciclista del team Astana. Attenzione anche all’australiano Richie Porte che dopo l’ennesima annata sfortunata al Tour proverà a battere la sorte in terra iberica. Da tenere d’occhio due spagnoli che proveranno a prendere l’eredità di Contador: Enric Mass, giovanissimo di 23 anni della Quick Step Floors e David De La Cruz. Quest’ultimo, visti gli illustri forfait della sua squadra, cioè il Team Sky, sarà il capitano della super squadra britannica che ha vinto in sequenza tutti gli ultimi 4 Grandi Giri (Tour ‘17, Vuelta ‘17, Giro ‘18 con Froome, Tour ‘18 con Thomas): impossibile quindi non metterlo tra gli osservati speciali di questa Vuelta. Come detto per i velocisti sarà dura, ma il parterre di sprinter è di tutto rispetto: si prospettano grandi volate con alcuni dei migliori corridori al mondo, come il campione del mondo Peter Sagan, il campione d’Europa Mattia Trentin e quello italiano Elia Viviani.