È partito da Gerusalemme l’edizione numero 101 del Giro d’Italia, che insieme al Tour de France e la Vuelta a Espana è una delle tre corse a tappe ciclistiche più importanti del mondo. La corsa rosa parte all’estero per la tredicesima volta: questa volta è toccato a Israele, che è la prima location extraeuropea della corsa.
L’edizione numero 100 è stata vinta dall’olandese Tom Dumoulin (Team Sunweb), che costruì la sua vittoria dimostrando una forza granitica a cronometro e nelle tappe di media difficoltà, resistendo bene anche sulle strade di alta montagna, dove rintuzzò con efficacia gli attacchi degli scalatori quali Nairo Quintana e Vincenzo Nibali, che chiusero rispettivamente secondo e terzo a Milano.
Dumoulin fu perfetto interprete del percorso 2017. Un anno dopo il Giro cambia pelle in modo abbastanza netto: le cronometro calano sia come numero di tappe (da 3 a 2) sia come chilometri totali (da 69 a 44) e sono collocate cronologicamente in momenti meno decisivi della corsa. L’anno scorso il Giro si chiudeva infatti con una cronometro - e in quella tappa Dumoulin si riprese la Rosa a scapito di Quintana - mentre quest’anno l’ultima cronometro arriverà all’inizio dell’ultima settimana e sarà seguita da diversi chilometri alpini (arrivi a Prato Nevoso, Bardonecchia e Cervinia) che potrebbero rimettere in gara gli scalatori che hanno sofferto, o comunque perso terreno, a cronometro. In generale, mettendo a confronto le due corse, si nota come il Giro 101 preveda più chilometri in alta montagna rispetto allo scorso anno, mentre oltre alle cronometro calano anche tappe di media difficoltà sulle quali Dumoulin rafforzò, con ottime prove, buona parte del suo successo rosa.
Questo aumento della difficoltà potrebbe anche tramutarsi in un leggero calo della velocità media del Giro, che negli ultimi anni si è assestata di poco sotto ai 40 km/h.
Fight for Pink: i favoriti 2018
Fra i Grandi Giri a tappe, il Giro d’Italia è la corsa più “autarchica”: 69 delle 100 edizioni disputate sono state vinte da un corridore italiano (69%), mentre il Tour de France conta solo 36 vittorie francesi su 104 edizioni (34,6%), mentre a metà si colloca la Vuelta, 33 vittorie spagnole su 71 edizioni (46,5%). L’ultimo italiano ad aver vinto il Giro è stato Nibali nel 2016, l’ultimo spagnolo a vincere la Vuelta fu Alberto Contador nel 2014, mentre per ritrovare un francese primo sotto l’Arco di Trionfo dobbiamo tornare al 1985 quando il vincitore fu Bernard Hinault. Curiosamente, Hinault fu l’ultimo corridore a fare la tripletta dei Grandi Giri in tre anni consecutivi (1978 Vuelta, 1979 Tour e 1980 Giro).
Quest’anno la corsa rosa avrebbe dovuto rinnovare la rivalità fra Fabio Aru e Christopher Froome, vittima però questa mattina di un piccolo incidente. Durante la ricognizione sul percorso della crono, scrive la Gazzetta dello Sport, prima presa di contatto per tutti considerato che le strade non sono state chiuse al traffico fino alle prime ore dell’alba, sono finiti a terra almeno in tre: "Il britannico del Team Sky ha avuto un piccolo incidente scivolando in curva dopo circa 4 km dall’arco di partenza. Abrasioni al fianco e al ginocchio destro, ferite giudicati superficiali che non mettono in dubbio la sua presenza al via della tappa inaugurale. Molto peggio è andata a Siutsou. Il bielorusso della Bahrain-Merida, fresco vincitore del Giro di Croazia, Siutsou si è fratturato la terza vertebra. Giro finito per lui. Solo escoriazioni per Miguel Angel Lopez, colombiano dell’Astana, caduto anche lui. In una curva a sinistra a 3,5 km dall’arrivo “Superman” è scivolato perdendo il controllo della bici: nulla di grave". Froome ci sarà e darà battaglia.
Il sardo Aru, passato quest’anno all’UAE Team Emirates, punta a vincere una seconda corsa a tappe dopo la vittoria della Vuelta 2015. Aru torna al Giro dopo aver saltato le ultime due edizioni. Al Tour 2017 il Cavaliere dei Quattro Mori fu l’unico che riuscì a sfilare la maglia gialla a Froome e in generale al Team Sky, vincendo anche una tappa e vestendo per due giorni la maglia del primato, salvo poi mollare fisicamente nelle ultime tappe. Dal canto suo invece il britannico del Team Sky arriva al Giro dopo la straordinaria doppietta Tour-Vuelta nel 2017 ed è l’uomo più atteso della corsa rosa, il favorito d’obbligo.
I numeri e il curriculum di Froome non mentono: 4 Tour in bacheca, 1 Vuelta, di cui 1 doppietta nello stesso anno, 12 tappe vinte nei Grandi Giri. Al britannico manca solo il Giro per completare la tripletta. Froome però non partecipa al Giro dal 2010 e ha all’attivo solo due partecipazioni (2009 e 2010), concluse con il 32° posto del 2009 e la squalifica del 2010 quando fu punito per essersi aggrappato a una motocicletta. Froome partirà con la voglia di dominare anche sulle strade italiane eguagliando la tripletta Giro-Tour-Vuelta in anni consecutivi firmata da Hinault, ma dovrà correre anche contro i detrattori che gli rimproverano la vicenda salbutamolo.
Oltre ad Aru e alla tradizione che vede gli italiani favoritissimi al Giro, Froome dovrà guardarsi anche dal campione uscente Tom Dumoulin del Team Sunweb. L’olandese l’anno scorso si è dimostrato solido su tutti i terreni gestendo bene le proprie forze e sfruttando al massimo le sue caratteristiche a cronometro e nelle tappe di media montagna, e sicuramente non si presterà a fare lo spettatore anche quest’anno. Proverà a sfruttare la probabile marcatura stretta fra il padrone di casa Aru e l’uomo più atteso Froome per concedersi un clamoroso bis. Altro corridore da tenere d’occhio e che arriva in grande forma al Giro è il francese Thibaut Pinot, capitano della Groupama-FDJ, che lo scorso anno è giunto quarto vincendo anche una tappa. Al Tour of the Alps ha vinto da padrone e arriva al Giro con l’obiettivo di fare un definitivo salto di qualità. Dopo questi grandi favoriti segnaliamo un paio di outsider: il primo è il “quasi campione 2016” Esteban Chaves della Mitchelton-Scott, reduce da una stagione 2017 davvero deludente, che vuole quantomeno tornare al podio tornando ai livelli della stagione 2016 quando appunto sfiorò la vittoria. Il Team Bahrein senza Vincenzo Nibali punta sulla solidità e sull’esperienza di Domenico Pozzovivo per ottenere un prestigioso piazzamento nei primi sei. Le numerose salite di questo Giro potrebbero essere preziose alleate dello scalatore di Policoro.
Le classifiche “minori”: giovani, scalatori e punti
Per quanto riguarda le altre classifiche i giochi sono molto aperti. Tra i giovani, pretendenti alla maglia bianca, i grandi favoriti sono il colombiano dell’Astana Miguel Angel Lopez il quale sarà anche il capitano della squadra kazaka e l’italiano Giulio Ciccone, grande talento della Bardiani-Csf già vincitore di tappa 3 anni fa, e in gran forma dopo la vittoria al recente Giro dell’Appennino. La lotta per la classifica scalatori (maglia azzurra) è invece senza alcun dubbio la battaglia più aperta. Tra i pretendenti ci sarà Giovanni Visconti, maglia azzurra 2015, uomo capace di grandi numeri nei tapponi di montagna (vedi l’impresa sul Galibier al Giro 2013). Da tenere d’occhio anche il basco Mikel Nieve, maglia azzurra 2016, che lasciata la Sky potrà agire da battitore libero nel Team Mitchelton-Scott e Davide Villella (Astana) che dopo la la maglia di miglior scalatore alla Vuelta potrebbe arricchire il suo bottino con quella del Giro. Infine, un pretendente è anche il “vecchio leone” Ruben Plaza, uomo esperto dell’Israel Cycling Academy, da sempre avvezzo alle grandi fughe. Fra i velocisti, che possono ambire alla classifica a punti (maglia ciclamino) l’olimpionico Elia Viviani (Quick Step Floors) arriva alla corsa rosa con i favori del pronostico. Il veneto dovrà vedersela, tra gli altri, con l’irlandese della Bora-Hansgrohe Sam Bennett, e con gli italiani Andrea Guardini (Bardiani-CSF) e Giacomo Nizzolo (Trek Segafredo) in cerca di rilancio dopo un 2017 da dimenticare.
Guida alle tappe (prima parte): da Israele al Gran Sasso c’è di mezzo l’Etna
Andiamo ora a vedere cosa attende i corridori nei primi dieci giorni della corsa. I numeri raccontano di 1502,7 chilometri sui 3546 totali (42,3% del totale), di cui 405,7 in territorio israeliano e 1097 in Italia tra Sicilia, Calabria, Campania, Molise e Abruzzo. Questa prima fase del Giro è contraddistinta da circa 10 chilometri a cronometro nel debutto del 4 maggio sulle strade di Gerusalemme. Pochi chilometri che rappresentano meno dell’1% della strada da percorrere fino alla seconda interruzione del 14 maggio ma che potrebbero già esaltare la capacità dei cronomen - due a caso: Froome ma soprattutto Dumoulin - e proiettarli verso il Rosa sin dalle prime battute di questo Giro.
Questa prima fase è dominata da tappe di cosiddetta “media difficoltà”, ovvero tappe non proprio congeniali ai velocisti ma neppure agli scalatori puri. Chilometri abbastanza intermedi, con saliscendi capaci di esaltare ancora corridori dalle capacità abbastanza “anfibie” fra pianura, collina e alta montagna. Un nome su tutti? Sempre Dumoulin, che potrebbe esaltarsi in una fase di Giro dove le asperità - che comunque l’olandese ha dimostrato di saper domare - sono moderate, Etna a parte. Secondo “Il Garibaldi”, ovvero la guida ufficiale del Giro, la difficoltà media del tracciato di questa prima fase è infatti di 2,4 (dove 1 è il minimo e 5 il massimo). Questa fase iniziale è la più abbordabile delle tre settimane di corsa: la seconda si attesta su una difficoltà media di 3,1, mentre la terza arriva a 3,3.
Sicuramente il cronoprologo all’interno di Gerusalemme sarà molto suggestivo. Circa 10 km lungo un percorso tecnico ricco di sali e scendi, che metteranno alla prova a dura prova i ciclisti. Il percorso è articolato a ridosso della parte antica della città, attraversando luoghi simbolo della capitale israeliana. Qui i cronomen come Dumoulin, Froome e Tony Martin potrebbero farla da padrone rifilando circa una ventina di secondi ai rivali per la classifica finale. La seconda tappa invece sarà interamente appannaggio di velocisti. Si parte da Haifa in direzione Tel Aviv, 167 km quasi interamente piatti movimentata soltanto da qualche saliscendi attraverso il territorio di Acri, e poi tutta fino al volatona sul lungomare di Tel Aviv dove le ruote veloci potranno darsi battaglia per la prima volata del Giro 2018. L’ultimo giorno in terra israeliana va da Be’er Sheva ad Eilat, per un totale di 229 km. Qui l’unica incognita potrebbe essere rappresentata dal vento, che durante l’attraversamento del deserto del Negev potrebbe fare qualche brutto scherzo.
Dopo le 3 tappe fuori dal vecchio continente, il giro si fermerà un giorno e approderà in Sicilia per tre tappe impegnative che potranno selezionare e verificare il vero stato di forma dei pretendenti alla maglia rosa. La Catania-Caltagirone e la Agrigento-Santa Ninfa, saranno delle tappe molto mosse con arrivi non adatti ai velocisti, quindi terreno di conquista dei cacciatori di tappe, tre nomi su tutti: Diego Ulissi (Team UAE), Tim Wellens (Lotto-Soudal) e Luis Leòn Sanchez (Astana). La sesta tappa ospiterà il primo arrivo in salita di un certo rilievo. Come l’anno scorso tocca all’Etna. 163 km da che porteranno i corridori da Caltanissetta all’Osservatorio astrofisico (1735 metri sul livello del mare) posto sull’Etna. Rispetto ai versanti già esplorati dalla corsa rosa in passato, questo che parte da Ragalna presenta una carreggiata piuttosto ristretta e una pendenza media del 6,5% con punte punte massime del 13-15%. Questo tratto si presenta ben coperto dal vento grazie al bosco e ciò potrebbe invogliare le prime vere schermaglie in gruppo. Non sarà di certo la salita che decreterà il vincitore finale, ma nel caso in cui la corsa si accendesse, si potrà sicuramente depennare qualche uomo tra i pretendenti al podio. Dopo l’Etna il Giro inizierà a scalare la penisola con la Pizzo Calabro-Praia a Mare, sulla carta una tappa per velocisti, ma che potrebbe dare spazio ai finisseur come fu per Oscar Gatto e Alberto Contador nel 2011. Da qui ci si sposterà a Montevergine di Mercogliano in Campania, dove la carovana è attesa da un arrivo in salita molto veloce con pendenza media del 4,5%. Ci si aspetta una volata a ranghi ridotti: 30 corridori più o meno, come già successo nel 2004 e 2007.
La prima settimana di corsa si chiuderà però con il botto: 224 km da Pesco Sannita a Gran Sasso d’Italia (Campo Imperatore, 2135 msl). Qui inizierà il “vero” Giro d’Italia: la corsa potrebbe esplodere e il team Sky, come solito fare al Tour de France, cercherà di garantire a Froome il pieno controllo della corsa. Sarà qui che corridori come Aru, Pinot e Chaves dovranno cercare di mettere in difficoltà lo squadrone inglese e il suo capitano.