Pyeongchang 2018 è ventitreesima edizione dei Giochi Olimpici Invernali, la settima dopo la svolta del 1994 che ha collocato Giochi estivi e invernali in anni pari diversi.
È la prima olimpiade invernale coreana, seconda in totale se consideriamo anche i Giochi Estivi (Seul 1988). Questa edizione potrebbe risultare storica soprattutto sul versante politico, visto il riavvicinamento fra le due Coree dettato proprio dall’appuntamento olimpico. Corea del Nord e Corea del Sud, paese ospitante, sfileranno sotto una bandiera comune in occasione dell’inaugurazione del 9 febbraio.
Olimpiadi e diplomazia
Non è la prima volta che la bandiera dell’unificazione coreana sfila nella cerimonia di inaugurazione di una Olimpiade: era già successo nel 2000 a Sydney, nel 2004 ad Atene e nel 2006 a Torino. L’avvicinamento fra i due paesi non si fermerebbe alla sfilata iniziale, ma pare ormai certo che la squadra di hockey femminile della Corea del Sud accoglierà anche alcune atlete nordcoreane, presentando così una squadra comune. La diplomazia pare aver prevalso sulle valutazioni tecniche di una perplessa ct della Corea del Sud (l’americana Sarah Murray) e anche che sugli aspetti burocratici del CIO, che ha concesso una deroga ai regolamenti e approvato la proposta coreana. Questa unione ripropone per una singola competizione l’esperienza delle Squadre Unificate.
Durante la Guerra Fredda, la Germania presentò squadre separate dal 1968 al 1988 compresi; nel 1948 non partecipò alcuna delegazione tedesca, mentre nel 1952 parteciparono la Repubblica Federale Tedesca e la Saarland, territorio sotto il controllo francese fino al 1957. Tra il 1956 e il 1964, quindi in occasione di sei Olimpiadi (3 estive e 3 invernali) Germania Est e Ovest parteciparono insieme come Squadra Unificata Tedesca: stessa bandiera e una delegazione per due paesi. Un’altra Squadra Unificata si presentò nel 1992 a Barcellona e Albertville, quando i paesi dell’ex-URSS parteciparono come unica delegazione sotto una comune bandiera olimpica.
Il Medagliere delle prime 22 Olimpiadi Invernali
A Pyeongchang sono attesi circa 2900 fra atlete e atleti provenienti da 92 paesi. In totale sono 102 le medaglie d’oro in palio: 102 competizioni che si suddividono in 15 discipline, per un totale quindi di 306 medaglie da vincere. Rispetto all’edizione precedente, Sochi 2014, sono attesi 4 paesi in più (92 a 88) e una pesante assenza sarà proprio quella della delegazione della Russia, esclusa dal CIO per lo scandalo “doping di stato”. Non mancheranno atleti russi, ma non sfileranno durante la Cerimonia Inaugurale sotto la bandiera russa; le loro medaglie verranno formalmente assegnate alla Squadra Olimpica di Atleti dalla Russia e non al Comitato Olimpico di Mosca. Se guardiamo al medagliere assoluto delle Olimpiadi invernali, recentemente riscritto da una sentenza del TAS proprio a proposito dello scandalo russo, vediamo al comando sia come numero totale di medaglie sia come soli ori, argenti e bronzi la Norvegia, sempre presente in ognuna delle 22 edizioni disputate.
Su 44 nazioni capaci di andare a medaglia dal 1924 al 2014, solamente 12 hanno portato una delegazione a tutte e 22 le edizioni disputate. Fra queste c’è l’Italia, che dopo Sochi 2014 conta 114 medaglie frutto di 37 ori, 34 argenti e 43 bronzi.
Ma la Norvegia probabilmente non sarebbe prima per numeri totali se la storia del Novecento non avesse riscritto confini ed equilibri socio-politici. Dividendo il numero di medaglie per le edizioni disputate da ciascuna nazione quella che ha i numeri migliori è la Squadra Unificata, che fu di fatto l’erede olimpica dell’Unione Sovietica (seconda) solo per i Giochi di Albertville 1992. Dopo il crollo dell’URSS infatti la Squadra Unificata offrì comune bandiera olimpica a tutti i paesi delle repubbliche ex-URSS e ad Albertville fece registrare 23 medaglie totali delle quali 9 d’oro, quindi un bottino leggermente migliore della media dell’Unione Sovietica fino a quel momento. Il dominio russo continua anche se guardiamo ai paesi attualmente esistenti: la Russia (terza in questa classifica) è il paese che porta a casa in media il maggior numero di ori (7,83 a edizione) e anche il maggior numero di medaglie (20).
L’Italia e il medagliere virtuale
L’agenzia Gracenote Sports fornisce per ogni Olimpiade una proiezione sul numero di vittorie e medaglie attese per ogni nazione. Il medagliere virtuale viene continuamente corretto per tenere conto di cambiamenti e per risultare quindi il più preciso e accurato possibile. Secondo l’algoritmo di Gracenote aggiornato al 30 gennaio 2018, la Germania vincerà il medagliere di Pyeongchang 2018 con 39 medaglie (15 ori, 10 argenti e 14 bronzi), seguita dalla Norvegia (13 ori, 14 argenti, 13 bronzi). Al momento l’Italia occuperebbe il diciassettesimo posto del medagliere, frutto di un oro, quattro argenti e un bronzo. L’Italia parteciperà in ben 14 sport su 15: mancheremo solo nell’hockey. Fanno meglio di noi solo Stati Uniti e la Corea del Sud padrona di casa (15 su 15).
Se le previsioni di Gracenote fossero azzeccate, l’Italia perderebbe due medaglie totali rispetto a Sochi ma guadagnerebbe un oro, replicando sostanzialmente la performance di Vancouver 2010. L’ultimo oro azzurro risale infatti al 2010 con Giuliano Razzoli nello slalom speciale. Ultima volta in doppia cifra nel 2006 quando era nazione ospitante, l’Italia ha negli anni Novanta il suo momento migliore: non a caso gli anni di Deborah Compagnoni (4 medaglie), Alberto Tomba (5), Armin Zöggeler (6), Manuela Di Centa (7) e l’atleta italiana che ha vinto più medaglie alle Olimpiadi Invernali, ovvero la specialista dello sci di fondo Stefania Belmondo (10).
Gracenote fornisce anche nel dettaglio i suoi favoriti per le varie medaglie. L’unico oro previsto per l’Italia, secondo l’agenzia di Nielsen, arriverà dalla coppia Federico Pellegrini - Dietmar Noeckler nello sprint di squadra a tecnica libera nello sci di fondo. Argento per Sofia Goggia nella discesa libera femminile poiché l’oro, secondo Gracenote, spetterà all’americana Lindsey Vonn. Goggia è alla prima rassegna olimpica, visto che ha saltato Sochi 2014 per un infortunio. Gracenote mette un argento anche al collo di Michela Moioli (snowboard), Andrea Giovannini (pattinaggio di velocità) e Dorothea Wierer (biathlon, già bronzo a Sochi).
Poi Gracenote “prevede” un’ultima medaglia per gli Azzurri, ovvero il bronzo di Dominik Paris (sci alpino) nella discesa libera. Per quanto riguarda lo sci alpino, il contingente italiano comprende anche un campione del mondo come Christof Innerhofer, vincitore anche di due medaglie a Sochi. Attesa anche per le prove di Federica Brignone e Nadia Fanchini: insieme a Goggia hanno firmato una storica tripletta nella discesa libera di Bad Kleinkircheim lo scorso 14 gennaio. Altre speranze italiane sono legate alla nostra portabandiera Arianna Fontana (short track, 1 argento e 4 bronzi tra Torino, Vancouver e Sochi), quindi ad Omar Visintin (snowboard), Peter Fill (sci alpino) e Nicola Tumolero (pattinaggio di velocità). Dominik Fischnaller (slittino) cercherà di portare una medaglia in uno sport tradizionalmente terreno di caccia dell’Italia grazie al leggendario Armin Zöggeler (2 ori, 1 argento e 3 bronzi in 6 Olimpiadi, da Lillehammer 1994 a Sochi 2014). Quarta Olimpiade anche per Carolina Kostner, che nel pattinaggio artistico cerca una medaglia 4 anni dopo il bronzo di Sochi.