“Favorire l’innovazione, la crescita economica e il progresso”. Questa la dichiarazione alla base della strategia di Agenda digitale prodotta dalla Regione Sardegna a ottobre 2015 e presentata a inizio 2016. Nei documenti pubblici si legge che “il ciclo di programmazione 2014-2020 richiede un ulteriore sforzo per estendere la copertura della banda larga e ultra larga (assicurando a tutti i cittadini connessioni almeno a 30 Mega bit al secondo) e per massimizzare la diffusione della connettività a 100 Mega bit, sia per un uso generale che per l’accesso ai servizi di e-government. Questo significa nuovi investimenti in infrastrutture di rete, ampliamento dell'offerta di reti wireless e di punti di accesso wi-fi e molto altro ancora.”
Nelle intenzioni della regione, il passaggio successivo sarà poi quello di digitalizzare i servizi della Pubblica amministrazione, tra cui la sanità, l’istruzione e la giustizia, con servizi on-line centrati sugli utenti e che semplificano i procedimenti amministrativi. Si parla dunque di alfabetizzazione digitale per favorire l’acquisizione di competenze da parte dei cittadini ma anche delle imprese e della pubblica amministrazione. E si citano esplicitamente i dati aperti, gli open data, che dovranno essere diffusi anche per promuoverne un riutilizzo come uno degli elementi chiave del cambiamento.
La Regione intende inoltre incrementare la diffusione di prodotti e servizi TIC, il commercio elettronico e i servizi on line mettendo in campo azioni integrate che favoriscano l’alfabetizzazione digitale e l’acquisizione di competenze digitali da parte di cittadini, imprese e PA, in un'ottica di diffusione del web, di collaborazione, trasparenza e partecipazione civica. In questo quadro di forte cambiamento, la diffusione e il riutilizzo dei dati aperti delle PA rivestiranno un ruolo importante.
Tra gli obiettivi prioritari dell’Agenda digitale sarda troviamo il sostegno alla domanda di servizi digitali della Pubblica amministrazione e la “riduzione del divario di disponibilità infrastrutturale e cultura digitale, sia dei cittadini che delle imprese.” E si parla esplicitamente di “Regione istruita, equa e innovativa” come centrale alla definizione di obiettivi e priorità, intendendo tra le altre cose soprattutto l’abbattimento delle differenze nell’accesso ai servizi telematici su tutto il territorio regionale.
Finanziato in prima battuta con un importo, stimato fino al 2020, di almeno 307 milioni di euro, il piano sardo per la digitalizzazione dovrebbe essere sostenuto dai fondi europei per lo sviluppo regionale e ha come obiettivo primario la copertura e l’accesso in tutta la regione di una banda ultralarga ad almeno 30Mbps.
La situazione attuale
Oggi come oggi l’obiettivo di equo accesso almeno ai 30Mbps, in Sardegna, sembra ancora lontano dal realizzarsi. Certo due anni sono molti e molte cose possono cambiare, ma dalla mappa qui sotto, che utilizza i dati del sito Strategia banda larga del Ministero dello sviluppo economico (Mise), vediamo che solo la zona attorno a Cagliari e a Sassari sono oggi coperte dalla fibra a 30Mbps.
E se poi andiamo alla copertura a 100Mbps, la situazione è ancora più difficile, perché sostanzialmente questo livello di accesso non c’è in nessuna città sarda, e tanto meno nel territorio extraurbano.
Come si leggono le mappe dell’accesso a 30Mbps e 100Mbps
Le mappe qui sopra rappresentano, per intensità di colore, l’accesso all’ultralarga nei diversi comuni della regione.
Cliccando con il puntatore all’interno dell’area comunale è possibile vedere i dati al presente (ultimo rilevamento alla fine di giugno 2017) e le proiezioni al 2018 e al 2020.
Il dato della popolazione è rappresentato da un punto colorato al centro del territorio comunale. L’intensità dei colori a colpo d’occhio permette di vedere nell’insieme quali sono le zone più popolate rispetto a quelle meno densamente abitate. Passando con il puntatore sopra il cerchietto si visualizza il dato preciso del numero di residenti al 1 gennaio 2017, secondo Istat.
I riquadri che accompagnano le mappe permettono di analizzare i dati più in dettaglio, per esempio andando a vedere quanti comuni saranno effettivamente raggiunti dalla ultralarga nei prossimi anni, con gli obiettivi 2018 e 2020. Cliccando sulle barre colorate, è possibile evidenziare quegli stessi dati sulla mappa, sia evidenziando, nelle prime due mappe, quali sono i territori che nel corso del tempo saranno coperti sempre più, sia comprendendo, nella terza, come sono distribuite le attività nelle diverse province.
Le attività pubbliche e private sul territorio
Se tra gli obiettivi primari dell’Agenda digitale sarda c’è la digitalizzazione spinta della sanità e della scuola, ecco che è interessante vedere come queste istituzioni sono distribuite sul territorio delle province sarde. Lavorare con i dati delle province è, nel caso delle Sardegna, non sempre semplice perché nel corso degli ultimi anni sono nate nuove province per le quali non sono disponibili, ancora, dati precisi e confrontabili con quelli delle province tradizionali. Ma, nella mappa qui sotto abbiamo utilizzato i dati Istat per vedere quanti Istituti di cura, pubblici e convenzionati, si trovano sul territorio sardo (dati del 2013) e quante sedi scolastiche (dati Miur 2017) e li abbiamo messi a confronto con quelli della popolazione per provincia e quelli del Registro delle imprese di Istat (2015).
La provincia più popolata, quella di Cagliari, è quella con il numero decisamente più elevato di sedi scolastiche così come, soprattutto, di ospedali e di case di cura. Il numero di aziende, invece, non è distante da quello della seconda città sarda per numero di abitanti, Sassari. In entrambe le province ci sono più di 30mila attività commerciali e imprenditoriali. Le grandi aziende, quelle con più di 250 addetti, scarseggiano ovunque sul territorio tranne in provincia di Cagliari e, in minor misura, di Sassari.
Se questi dati relativi alle quattro province tradizionali li suddividiamo per categoria di attività, soprattutto guardando a quelle su cui la banda ultralarga potrebbe avere i maggiori effetti, leggiamo chiaramente che Cagliari ha una maggiore vocazione verso le attività professionali e tecnico-scientifiche così come per quelle operative in ambito sanitario. Sassari, al contrario, a parità di attività commerciali con la città capoluogo, ha rispetto a questa un numero ben maggiore di attività manifatturiere. Entrambe le città, come c’è da aspettarsi, hanno poi un numero molto alto (più alto a Sassari che a Cagliari) di attività relative al settore turistico, come quelle ad esempio relative al turismo della Costa Smeralda. Anche in questo caso, la nascita della provincia di Olbia-Tempio, nel 2005, ha senz’altro avuto un effetto sui dati delle attività turistiche attribuibili a una o all’altra provincia.
Un territorio difficile, non sempre facilmente collegato con il resto del paese, e a sua volta internamente non del tutto integrato e connesso. La regione Sardegna, ricca in risorse naturali, potrebbe trarre enormi benefici dall’attuazione della propria Agenda digitale se riuscirà a sviluppare in modo più equo e sostenibile i settori di punta della propria economia, a partire proprio dal turismo e dalla ricerca. Ma per riuscirci, il primo passo è migliorare nettamente la connettività ad alta velocità su tutto il territorio, oggi largamente scoperto.