Si è distinta per una serie di investimenti e di progetti che guardano al futuro. Come il portale regionale degli open data, prima esperienza italiana di costruzione di un sistema di accesso ai dati pubblici con una licenza di riutilizzo e nel pieno rispetto di quello che dal 2009 in poi è stato il movimento globale per gli open data. La regione Piemonte non solo ha questo primato in Italia ma ha anche quello di aver messo a punto lo standard di riferimento che poi è stato applicato anche da altre regioni e altre istituzioni italiane.
Tuttavia, uno dei requisiti per un uso intensivo e proficuo dei dati, soprattutto dei big data, è proprio la connessione di rete. E, stando a quanto troviamo sul sito del Ministero dello Sviluppo economico dedicato alla Strategia banda ultralarga la connettività piemontese a banda ultralarga è ancora a oggi piuttosto rarefatta.
L'agenda digitale piemontese
“L’Agenda digitale è lo strumento per cogliere un’opportunità non più rinviabile di crescita, per un territorio che fa del digitale un potente motore di sviluppo dell’economia e della società.” Questa è la dichiarazione di intenti che troviamo sul sito piemontese, forse uno dei più ricchi, tra le regioni italiane, di documenti e di informazioni sulle varie azioni intraprese. La natura dell’Agenda digitale piemontese, in linea con la tradizione economica di questa grande regione del Nord Ovest, è ben esplicitata in quest’altra dichiarazione di apertura del documento programmatico del 2015: “L’Agenda digitale è una strategia in divenire che punta a far leva sull’ICT per rendere il nostro territorio favorevole al lavoro e all’impresa. La PA deve ridurre la burocrazia, diventare più efficiente e trasparente; offrire infrastrutture e piattaforme abilitanti, mentre imprese e cittadini possono diventare co-produttori di servizi pubblici grazie al web 2.0 e alle nuove competenze.”
Lo sviluppo delle competenze digitali
I livelli di intervento individuati sono diversi: la messa a punto di infrastrutture adeguate di banda ultralarga; lo sviluppo di piattaforme per operare in modo sicuro, utilizzabili dai cittadini, dalle imprese e dalle istituzioni locali; la razionalizzazione e il potenziamento di servizi digitali integrati (dal fascicolo sanitario elettronico al fascicolo del cittadino così come a uno sportello unico per i servizi all’impresa) e, infine, lo sviluppo delle competenze digitali.
In particolare ci piace segnalare una forte attenzione dedicata all’innovazione sociale digitale. Pur essendo ancora un concetto non così ben definito, come si legge in questo commento di Francesca Rota del Politecnico di Torino, l’innovazione sociale digitale potrebbe consentire di unire e integrare obiettivi di sviluppo economico con aspetti di sviluppo culturale e sociale, lavorando non solo sulla tecnologiaa ma anche e soprattutto sulle dinamiche e sui contesti che rendono le piattaforme e gli strumenti utili e soprattutto utilizzati dalle istituzioni e dai cittadini in modo diffuso e condiviso. Ed ecco che, tra i contesti, gli aspetti di accesso anche solo alla connessione diventano chiave per qualsiasi azione di grande respiro.
Le connessioni attuali in Piemonte
La mappa della copertura a 30Mbps mostra chiaramente che a parte Torino, Novara e qualche altra zona urbana, la gran parte della regione oggi non è ancora raggiunta dalla banda ultralarga.
mappa a 30mbps
Ancora più chiara la situazione a 100Mbps, dove praticamente la sola Torino è già oggi ben collegata con percentuali molto alte di edifici raggiunti, mentre il resto della regione è ancora piuttosto sfornita.
mappa a 100mbps
Ospedali, scuole e imprese: i numeri per provincia
Se è vero che Torino è la città di gran lunga più popolosa del Piemonte (più della metà dei 4 milioni e quasi 400mila residenti della regione) e anche quella con maggiore numero di attività economiche sul territorio, anche altre città piemontesi hanno una lunga tradizione industriale o in altri settori economici molto importanti, come ad esempio quello vitivinicolo o più in generale quello agroalimentare.
La mappa qui di seguito evidenzia che le attività private, secondo i dati del Registro imprese 2015 di Istat, nonché quelle pubbliche o convenzionate, come nel caso degli istituti di cura (dati Istat 2013) e delle sedi scolastiche (dati Miur 2017) sono distribuite in modo piuttosto proporzionale alla distribuzione della popolazione tra le varie province. Torino ha più della metà degli ospedali e case di cura presenti in regione, e ha quasi la metà delle sedi scolastiche. Ha anche più della metà delle aziende e imprese commerciali, sia piccole e medie che di quelle con più di 250 addetti.
Andando a suddividere le attività di impresa per tipologie, sempre secondo i dati del registro imprese Istat (2015), al primo posto troviamo le imprese commerciali (dal negozio al ristorante e a qualsiasi attività al dettaglio o all’ingrosso) seguite da quelle professionali e tecnico-scientifiche. Come in altre regioni a forte tradizione industriale, al terzo posto ci sono le aziende manifatturiere.
Ma se i piani previsti dalla Regione vanno nella direzione individuata, lo sviluppo dell’Agenda digitale potrebbe contribuire a favorire la transizione da un’economia a forte base industriale a una fondata innanzi tutto sulla conoscenza, come previsto dalla strategia di Lisbona. Un modello di sviluppo economico di cui Torino potrebbe, e in parte già è, essere protagonista non solo sul piano nazionale ma anche su quello internazionale.