Sulla corazzata «Missouri» l’ultimo atto della seconda guerra mondiale

Marco Patricelli
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AGI - Un impressionante sciame di centinaia e centinaia aerei da caccia in formazione sorvolava continuamente la corazzata USS Missouri il 2 settembre 1945 durante la cerimonia di firma della resa incondizionata del Giappone agli Alleati. Tutto era fortemente simbolico quel giorno, che per gli anglosassoni era il VJ-Day: dopo le due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, l’ennesima dimostrazione di forza che aveva distrutto la potenza militare nipponica, ridotto in cenere due città a titolo dimostrativo e avrebbe debellato l’impero se non si fosse piegato alla resa incondizionata. La Missouri era una nave da battaglia superba, ammiraglia della 3ª Flotta statunitense, apparteneva alla categoria degli scafi attaccati e colati a picco a Pearl Harbour il 7 dicembre 1941, era il nome della nazione del presidente Harry Truman, e il giorno prima era entrata autorevolmente nell’inviolata Baia di Tokyo. Il 2 settembre era stata circondata da una gigantesca flotta con la bandiera a stelle e strisce, con almeno una dozzina di portaerei. Monito eloquente che il Giappone non aveva scampo, neanche col previsto ricorso a migliaia di kamikaze pronti a immolarsi per la Patria e per l’imperatore.

La cerimonia di resa come in un set cinematografico

Il ruolo di Stalin e il discorso alla radio di Hirohito

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