AGI - Dopo cinque anni torna a Caracalla 'La traviata' per la regia di Lorenzo Mariani. Tutto esaurito alla prima di quest'opera che vede nel ruolo della protagonista Violetta Valéry, diventata per l'occasione una star del cinema sul modello di Marilyn Monroe (la cui immagine apre e chiude lo spettacolo), la soprano Francesca Dotto, già protagonista dello stesso allestimento nel 2019.
Per il capolavoro di Verdi - che sul podio vede impegnato un direttore di grande esperienza operistica come Paolo Arrivabeni - il regista si ispira agli anni de 'La dolce vita' di Fellini, da una prospettiva però estranea al lusso e agli scintillii: la storia di Violetta Valéry si intreccia con quella delle icone del cinema di un tempo, gettate nel vortice della società divoratrice dello star system.
L'opera in tre atti il cui libretto è scritto da Francesco Maria Piave tratto dal romanzo 'La dame aux camélias' di Alexandre Dumas, 'La traviata' di Giuseppe Verdi è probabilmente l'opera più eseguita al mondo che, come scrive il musicologo Giovanni Bietti, presenta elementi rivoluzionari come "il personaggio di Violetta che nel corso dell'opera attraversa una trasformazione fisica e psicologica senza precedenti nella storia del genere".
La versione di Caracalla, con costumi moderni, uno scooter in scena che ricorda la Vespa di Gregory Peck di 'Vacanze romane' e tanti paparazzi che simulano le ambientazioni del capolavoro di Fellini, porta l'ambientazione dal 1853 dell'originale agli anni '60 de 'La dolce vita'.
"Nel film c'è moltissima bellezza, ma si tratta di una bellezza feroce, che divora le persone - ha detto il regista - in effetti, quel film è un ritratto spietato della Roma e dell'Italia di fine anni Cinquanta. Possiede il fasto e il glamour di un sistema che stritola. Penso a certe attrici consumate dal successo in pochi anni come Laura Antonelli, che ci ha rimesso la vita. Anche Violetta è così, cioè intrappolata in un mondo che non dà scampo. D'altronde la borghesia francese di metà Ottocento era spietatissima".
A dirigere il capolavoro di Verdi è Paolo Arrivabeni, specializzato nel repertorio operistico italiano, che torna a Caracalla dopo il grande successo, nel 2015, de 'La bohème' di Puccini messa in scena da Davide Livermore. A lui si deve la scelta di operare alcuni tagli che ha definito "opportuni", "necessari in un contesto come quello di caracalla per mantenere la concentrazione per un'opera intera in un contesto che inevitabilmente propone qualche elemento di distrazione in più".
Del capolavoro di Verdi sono celebri alcune arie - su tutte 'Amami Alfredo, quant'io t'amo' - e il 'mi bemolle' dell'aria 'Sempre libera' alla fine del primo atto ("Sempre libera degg'io folleggiar di gioia in gioia, vo' che scorra il viver mio pei sentieri del piacer"). Chi però ha seguito la prima di ieri sera è rimasto forse deluso perché Francesca Dotto non ha eseguito il mi bemolle sopracuto a conclusione della cabaletta del primo atto.
Su quella nota (non scritta da Verdi) si concentrano da sempre le attenzioni dei melomani e tutte le tensioni di un soprano (celebre la 'stecca' di Mirella Freni nel contestato e raffinato allestimento scaligero diretto da Karajan, regista Zeffirelli, scenografo e costumista Danilo Donati.
Proprio per questo, ha spiegato il direttore Arrivabeni, il mi bemolle non è stato eseguito. "Trovo inutile mettere sotto pressione un soprano che per tutto l'atto non penserà altro che a quella puntatura, invece che al resto della musica in cui si deve impegnate". Inoltre, ha precisato, quel virtuosismo "è una tradizione ma non è scritto e non è affatto necessario, si può scegliere se inserirlo o meno".
Apprezzatissima nel ruolo di Violetta Valéry, il soprano Francesca Dotto - che della cortigiana è una delle più note interpreti - ha vestito i panni di Violetta all'Opera di Roma nella celebre produzione del 2016 con la regia di Sofia Coppola e i costumi di Valentino, e a Caracalla nel 2019 in questa versione firmata da Mariani.
Ad affiancarla nel ruolo di Alfredo Germont, si alterneranno il giovane tenore Giovanni Sala - vincitore nel 2014 del Concorso per Giovani Cantanti Lirici dell'Associazione Lirica Concertistica italiana - e Alessandro Scotto di Luzio, anche lui già Alfredo nel 2019 a Caracalla.
Giorgio Germont è invece interpretato da Christopher Maltman - richiestissimo baritono per ruoli verdiani - e da Marco Caria - premio speciale del pubblico e secondo classificato al Concorso Operalia nel 2007.
Completano il cast Ekaterine Buachidze (Flora Bervoix), Mariam Suleiman (Annina), Mattia Rossi (il marchese d'Obigny), Nicola Straniero (Gastone), tutti appartenenti a "Fabbrica" Young Artist Program del Teatro dell'Opera, Arturo Espinosa (Barone Douphol) diplomato nello stesso progetto "Fabbrica" e Viktor Schevchenko (Dottor Grenvil). L'orchestra e il coro, diretto da Ciro Visco, sono del Teatro dell'Opera di Roma.
Collaboratore alla regia e coreografo Luciano Cannito, le scene e i costumi sono rispettivamente di Alessandro Camera e Silvia Aymonino. Alle luci Roberto Venturi e ai video Fabio Iaquone e Luca Attilii. Le repliche de 'La traviata' a Caraccalla sono previste per martedì 25 e venerdì 28 luglio, mercoledì 2, venerdì 4 e mercoledì 9 agosto. L'orario di inizio di tutti gli spettacoli è alle 21.00. Ogni rappresentazione è in lingua originale con sovratitoli in italiano e inglese.