AGI - È possibile far convivere destra e sinistra nel ricordo degli anni successivi alla seconda guerra mondiale, alla nascita della Repubblica e della Costituzione? Il tema è al centro del saggio di Giovanni Di Rosa, dal titolo il "Rosso E Nero - Quadriennio 1919-1922. Socialismo e Fascismo. Alla ricerca di una memoria condivisa", pubblicato da Armando Siciliano, Messina. Il volume ripercorre i conflitti sociali e politici e lo scontro fra movimento socialista e fascismo nascente, che hanno caratterizzato il quadriennio 1919-1922 nel circondario di Modica, in provincia di Siracusa, in Sicilia e in Italia.
L'analisi si estende al movimento socialista italiano ed europeo durante e dopo la prima guerra mondiale indagando sulle ragioni che portarono all'affermazione della rivoluzione russa del 1917 e del fascismo in Italia nel 1922, con la marcia su Roma, le conclusioni della seconda guerra mondiale, gli accordi di Yalta del 1945. Un volume che può essere di grande aiuto agli studenti delle scuole per un approccio diverso e innovativo sui grandi temi di attualità. Temi che oggi potrebbero effettivamente essere rivisti nell'ottica di una memoria condivisa sulla storia dell'Italia e dei nuovi equilibri geopolitici dovuti anche alla guerra russo-ucraina.
"L'idea di scrivere questo saggio - spiega all'AGI Giovanni Di Rosa - nasce dall'esigenza di contrastare e stroncare una deriva storiografica perseguita da alcuni storici accademici e da dilettanti, tendente a spiegare i conflitti sociali e politici e le violenze fasciste che si verificarono nella provincia di Siracusa e nel circondario di Modica, con la teoria degli opposti estremismi. Mettendo cioè, sullo stesso piano, le legittime azioni rivendicative dei contadini e del movimento socialista e le controazioni violente e armate condotte da una borghesia agraria ottusa ed egoista, indisponibile a favorire qualsivoglia miglioramento delle condizioni dei lavoratori della terra e del proletariato urbano".
Modica, spiega l'esperto, "è una città di 60mila abitanti che nel maggio 1921 fu teatro di un eccidio perpetrato da cecchini squadristi in combutta con le forze dell'ordine, in cui furono uccisi 6 braccianti che marciavano in un corteo pacifico verso la città. Partendo dall'esigenza di fare chiarezza su quell'eccidio e inserendolo nel contesto storico degli eventi che caratterizzarono l'avvento del fascismo nel quadriennio 1919-1922, il saggio allarga lo sguardo alla storia nazionale e mondiale, analizzando i passaggi più decisivi che portarono alla sconfitta del movimento socialista e cattolico, della sinistra liberale e al trionfo della dittatura fascista, con riferimenti anche al mondo attuale".
Il saggio "si propone di irrorare la nostra memoria e di fornire alle nuove generazioni una coscienza critica e la consapevolezza civica per comprendere il nostro passato e poter costruire un mondo più giusto". Perché Modica come modello rappresentativo di uno scontro fra sinistra e destra? "Il circondario della città - spiega ancora Di Rosa - corrisponde al territorio dell'attuale provincia di Ragusa, istituita dal governo fascista nel 1927 e facente parte allora della provincia di Siracusa. In effetti il saggio tratta gli eventi della provincia di Siracusa e della Sicilia, con particolare riferimento a quelli del circondario di Modica, perché in quel circondario lo scontro politico, sociale e di classe fu particolarmente aspro e più efferata fu la reazione dello squadrismo fascista, armato dalla borghesia rurale e urbana, sempre con la copertura e la complicità sfacciate degli organi dello stato.
"Il livello di violenza politica, di aggressioni e incendi contro le organizzazioni socialiste del circondario di Modica, della provincia di Siracusa e della Sicilia del Sud-Est - aggiunge - è paragonabile alla violenza delle spedizioni punitive contro le sedi, le organizzazioni e i dirigenti del movimento socialista e cattolico delle Puglie, dell'Emilia, della Toscana, della pianura padana. Mentre nella Sicilia occidentale, con una economia prevalentemente feudale, il movimento dei contadini veniva stroncato con l'uccisione dei suoi capi da parte della mafia assoldata direttamente dai proprietari terrieri".
Ecco perché, continua l'autore, "la provincia di Siracusa e il circondario di Modica diventano emblema di un passaggio cruciale della storia dell'Italia e dell'Europa e della crisi del socialismo degli anni venti del secolo scorso. Il saggio è la testimonianza che la grande storia passa anche dai territori periferici". Uno scontro politico che ricorda patrizi e plebei nella storia di Roma... "Corsi e ricorsi storici, diceva Vico. In un certo senso - sottolinea Di Rosa - tenuto conto dei 2 mila anni che ci separano dalla storia dell'antica Roma, si potrebbe rispondere in modo affermativo a questa domanda. Perché il carattere della lotta fra le classi sociali, fra ricchi e poveri, fra coloro che abitano i piani alti e coloro che giacciono a terra o negli scantinati, non è mai cambiato".
"Anche oggi è così. Anche oggi, senza voler fare dietrologie, si fronteggiano patrizi, plebei e schiavi del nostro tempo. Chi detiene la ricchezza, il potere economico e finanziario non è disposto a cedere nulla, se non costretto dalle leggi dello Stato che, in verità è sempre benevolo con loro".
Quanto è attuale un saggio come questo relativamente al dibattito sul 25 aprile e al rischio di rigurgiti del Fascismo?
"La narrazione sviluppa temi di stretta attualità, come quello sulla necessita' inderogabile di una memoria condivisa sulla storia del primo e in particolare del secondo Risorgimento dell'Italia, cioè sulla fine della seconda guerra mondiale, sulla lotta di liberazione dal nazifascismo, sulla Resistenza, la nascita della Repubblica e la Costituzione antifascista. Su questo tema - prosegue lo scrittore - il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto parole nette, chiare e definitive, si spera, nel discorso di Cuneo il 25 aprile scorso, a fronte delle tergiversazioni e mal di pancia di taluni esponenti dell'attuale maggioranza".
"È da qui che bisogna partire per combattere rigurgiti di neofascismo e di autoritarismo". Il saggio, Rosso e Nero quindi, nelle intenzioni dell'autore, "si sforza di porre all'attenzione della cultura e della politica questo tema, e cioè che gli eredi nostalgici dei vinti di ieri devono comprendere e farsi una ragione che allora, nella lotta di Liberazione, sostenuta anche dagli Alleati, vinsero per fortuna di tutti gli italiani le forze dell'antifascismo che liberarono l'Italia dal nazifascismo, ripristinarono la libertà e la democrazia, istituirono la Repubblica, scrissero la Costituzione di tutti e per tutti gli Italiani, compresi i vinti che avevano combattuto dalla parte sbagliata della storia".