AGI - Nel febbraio 1923 Thomas Edward Lawrence fu costretto a lasciare la Royal Air Force dopo che si scoprì che si era arruolato sotto falso nome. ‘Lawrence d’Arabia’, l’eroe della rivolta beduina che cacciò l’Impero Ottomano dal Medio Oriente, scontava le sue critiche a Londra per non aver mantenuto la promessa dell’indipendenza alle popolazioni arabe. Un tradimento che lo aveva spinto persino a rifiutare l’onorificenza offertagli da re Giorgio V.
Un secolo dopo il mito di Lawrence d’Arabia, suggellato dal film di David Lean del 1962 con Peter O’Toole, resta ancora vivo nei ‘suoi’ luoghi: in Galles la casa in cui nacque nel 1888 nel villaggio di Tremadog è stata trasformata in Snowdon Lodge, un ostello molto frequentato dagli escursionisti. La casa al numero 2 di Polstead Road a Oxford in cui visse da bambino è ricordata da una targa mentre la camera da letto che lo ospitò al Jesus College è stata trasformata dall’università oxfordiana in una sala riunioni ribattezzata “TE Lawrence Room”. E a Londra un’altra targa blu al 14 di Barton Street, a Westminster, segnala l’attico in cui risiedette per diversi anni a partire dal 1919.
Ma è soprattutto in Medio Oriente che si possono ricercare le orme del personaggio più conosciuto della Prima guerra mondiale. Non che vi siano strade, negozi o monumenti a lui dedicati. L’eredità di Lawrence è più nota in Occidente, dove evoca la poesia della lotta per la libertà e delle battaglie nel deserto, che non tra gli arabi che lo conoscono poco o tendono a sminuirne il ruolo nella rivolta. “Non è mai stato una leggenda qui”, ha sottolineato il sociologo Sari Nasir della University of Jordan. “Non guidò la rivolta, fu una rivolta araba, lui era uno dei tanti”, ha assicurato lo storico giordano Suleiman Mousa, autore di “T. E. Lawrence: An Arab View” in cui denuncia le imprecisioni e le esagerazioni contenute nell’autobiografia dell’ufficiale britannico, “I sette pilastri della saggezza”.
A parlare ancora di Lawrence, però, ci sono i luoghi a lui collegati da libri, documenti, vecchie fotografie o semplici racconti tramandati oralmente. In alcuni casi vi furono scritti capitoli della Storia, in altri trafiletti di una vicenda umana che è stata trasfigurata dal mito. Ad Aleppo, in Siria, è ancora in piedi l’Hotel Baron in cui il 23enne Lawrence soggiornò per poche notti nel 1914, nella stanza 202. Il conto dei drink che Lawrence consumò al bar del Baron ma per motivi sconosciuti fuggì senza pagare è stato esposto recentemente al British Museum. L’hotel, a due passi dal ‘suk, fu costruito nel 2011 da un armeno (il nome significa ‘signore’) e divenne rapidamente il preferito di mercanti ed esploratori. Ad Aleppo il giovane cartografo seguiva gli scavi, in un periodo in cui l’archeologia era la migliore copertura per fare spionaggio tra le potenze europee.
Sempre in Siria l’altra città di Lawrence è la capitale Damasco, la cui conquista il primo ottobre del 1918 segnò la capitolazione dell’Impero Ottomano. L’ufficiale inglese entrò con i suoi uomini nel Serai, il municipio, e vi depose i due collaborazionisti algerini che la governavano per conto dei turchi. In quattro giorni, dormendo appena tre ore in totale, Lawrence organizzò la nuova amministrazione e istituì una forza di polizia. Oggi il palazzo affacciato su Al-Merjeh (la piazza dei Martiri) è sede del Ministero dell’Informazione. Poco distante, sulla piazza Hejaz, si trova la vecchia stazione da cui partiva la linea ferroviaria ottomana per Medina: l’interno mantiene le decorazioni originarie e fino allo scoppio della guerra civile partiva ancora un treno settimanale per Amman. La guerra civile scoppiata nel 2011 ha però tagliato fuori la Siria dal turismo per chissà ancora quanto tempo.
Al Cairo, in Egitto, nel 2018 è stato abbattuto e trasformato in uffici nello stesso stile coloniale il Grand Continental Hotel, sulla piazza Ezbekiyya, dove Thomas Edward alloggiò nella stanza 220 per nove mesi, dal 1914 al 1915, dopo essersi arruolato nell’Arab Bureau dell’intelligence britannica allo scoppio della Grande Guerra. Costruito nel 1860 nell’ambito dei progetti di modernizzazione legati al Canale di Suez, era l’albergo più antico della capitale rimasto in piedi e un pezzo di storia dell’Egitto: nel 1922 vi fu firmata la dichiarazione d’indipendenza dalla Gran Bretagna.
L’epopea di Lawrence fu scritta soprattutto sulla sabbia del deserto, con gli assalti e i sabotaggi alla ferrovia ottomana nell’Hejaz e l’attraversamento del Wadi Rum giordano per prendere alle spalle i turchi ed espugnare Aqaba.
Oggi l’apertura dell’Arabia Saudita al turismo rende per la prima volta realizzabile un tour di questi luoghi. È possibile anche visitarli con una nuova crociera che tocca i porti sauditi di Gedda e Yanbu, quello giordano di Aqaba e Safaga, in Egitto, base di partenza per l’escursione a Il Cairo. E in ogni tappa ci sono posti che riecheggiano le narrazioni di Lawrence nella sua autobiografia.
Gedda “era davvero una città notevole”, raccontava, “le strade si stringevano in vicoli chiusi da tettoie di legno nel bazar principale, ma altrove aperti verso il cielo, nei piccoli interstizi tra le sommità delle alte case dai muri bianchi”. È la descrizione dei palazzi in corallo di Al Balad, la città vecchia dichiarata nel 2014 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. I balconi intarsiati dei suoi palazzi erano il simbolo dell’opulenza dei mercanti, arricchiti dal passaggio dei pellegrini diretti alla Mecca. I balconcini chiusi in tek traforato chiamati ‘roshan’ (dal persiano rozen, “apertura nella finestra”) sono autentiche opere d’arte con una funzione pratica: ostruiscono i raggi del sole e garantiscono una discreta ventilazione, convogliando l’aria. Dietro di loro le donne potevano curiosare sulla strada restando nascoste da sguardi indiscreti.
Sulla piazza Al-Bayaa, all’ingresso della città vecchia, è stata restaurata la Sharbatly House, elegantissima abitazione su quattro piani in stille ‘hijazi’dell’omonima famiglia che da un secolo controlla la distribuzione di frutta e verdura nel Paese. TE Lawrence vi avrebbe abitato nel 1917. Il palazzo, che oggi ospita mostre d’arte, seminari e un ristorante, per vent’anni fu sede della legazione egiziana in città.
A Yanbu al Bahr (‘primavera del mare’), altra città costiera saudita più a nord divisa a metà tra il polo petrolchimico e la suggestiva città vecchia con il mercato notturno in cui facevano scorta le navi in transito, si trova la casa su tre piani in cui Lawrence si fermò nel 1916, ospite del governatore locale. “Rimasi quattro giorni ad attendere la nave”, raccontò, “nella casa pittoresca e sconclusionata di Abdel Kader che dava sulla piazza deserta da cui erano partite innumerevoli carovane dirette a Medina”.
La casa, altro esempio del tipico stile della regione di inizio ‘900, era abbandonata da decenni perché gli abitanti della zona la ritenevano infestata dai fantasmi. Nel 2020, però, è stata ristrutturata nell’ambito della campagna del principe ereditario Mohammed bin Salman per promuovere il turismo ed è ora visitabile.
Da Yanbu si può raggiungere Medina per vedere il museo aperto nel 2006 sui resti della storica stazione ottomana che faceva parte della linea ferroviaria dell’Hejaz, più volte attaccata dai ribelli arabi per interrompere i rifornimenti in arrivo da Damasco. Il 26 marzo 1917 Lawrence guidò l’assalto alla stazione di Aba el Naam, completamente distrutta, in una delle azioni di guerriglia che lo hanno fatto entrare nei manuali di strategia militare.
L’Arabia Saudita sta riscoprendo l’orgoglio per la rivolta che dette il la al processo di indipendenza sfociato nella nascita dello Stato, nel 1932. Dal 2019, complici le tensioni con la Turchia per il suo sostegno alle Primavere arabe, nei libri di storia il dominio dell’Impero ottomano viene definito come un’occupazione e non più come un Califfato.
La città che più di ogni altra è legata a colui che i beduini chiamavano ‘Aurans Iblis’, Lawrence il Diavolo, è Aqaba, in Giordania. Lo strategico porto sul Mar Rosso fu conquistato dalla rivolta araba il 6 luglio 1917 grazie a un’azione temeraria: la fortezza ottomana, il castello Mamelucco, aveva i cannoni puntati verso il mare perché si riteneva che l’unica minaccia potesse arrivare dalle navi britanniche, soprattutto in piena estate. Invece le forze del principe Feisal furono guidate attraverso la fornace del deserto, a costo di indicibili sacrifici, e presero alle spalle la guarnigione ottomana con un leggendario assalto con i cammelli. Oggi del castello del XVI secolo, un ex caravanserraglio fortificato poco distante dal lungomare e dal gigantesco pennone con la bandiera giordana, restano solo le rovine, anche a causa del devastante terremoto del 1995. Adiacente al castello è un edificio che ospitò lo sceriffo della Mecca, Hussein, trasformato ora nel Museo archeologico.
Alle spalle della seconda città della Giordania, 60 chilometri più a nord, inizia lo spettacolare Wadi Rum, uno dei deserti più belli del mondo conosciuto anche come la Valle della Luna: “Vasto, echeggiante e simile a una divinità”, lo definì Lawrence che intitolò la sua autobiografia, 'I sette pilastri della saggezza', con il nome che aveva dato a una delle formazioni più impressionanti che si levano dalle sue sabbie rosse. Una landa spettrale da cui emergono escrescenze della crosta terrestre simili a spine dorsali di dinosauri e in cui Lean girò le scene più spettacolari del suo film, le uniche realizzate 'in loco'. Un bassorilievo che ritrae il volto dell'ufficiale di collegamento britannico è ancora intatto. Fu in questo deserto che Lawrence si accampò con l’esercito di Feisal e ancora oggi ci vivono molti badiah, i beduini del deserto, dalle cui tende esce il profumo del tè e il suono del violino rababah. Dai racconti di Lawrence sappiamo che visitò la sorgente di Ain Shalaleeh, vicino al villaggio di Rum. Oltre naturalmente alla meravigliosa città nabatea di Petra, che definì “il più bel luogo della terra”. “Non per le sue rovine”, precisò, “ma per i colori delle sue rocce, tutte rosse e nere con strisce verdi e azzurre, quasi dei piccoli corrugamenti e per le forme delle sue pietre e guglie, e per la sua fantastica gola larga appena quanto basta per far passare un cammello” .
A est di Amman si trova il Qasr Azraq (Castello blu), fortezza in uso dai tempi dei romani che nel 1917 ospitò il quartier generale dell’esercito arabo del Nord guidato dal principe Feisal e dal generale Lawrence d’Arabia. Le guide indicano tra le sue rovine la zona in cui avrebbe dormito l’ufficiale inglese, il quale descrisse “il silenzio imperscrutabile” che avvolgeva l’area. La desolata ma suggestiva regione si trova al confine con la “teglia giordana”, il deserto che prosegue in Siria a nord, in Arabia Saudita a sud e in Iraq ad est. Lawrence d’Arabia morì in un misterioso incidente di motocicletta nel 1935 nella campagna inglese. Ma in queste aride e lontane terre il suo spirito ancora parla al viaggiatore che voglia mettersi in ascolto.