AGI - Da Sandro Botticelli a Leonardo da Vinci, i grandi maestri del Rinascimento italiano potrebbero aver aggiunto le proteine derivate dal tuorlo d’uovo per contrastare problemi di umidità, ingiallimento e altre difficoltà dovute alla conservazione delle loro opere. Questo curioso risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, condotto dagli scienziati del Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali (INSTM), dell’Università di Pisa, dell’Istituto di chimica dei composti organo metallici del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iccom) e dell’Istituto di Tecnologia di Karlsruhe.
Il team, guidato da Ophélie Ranquet, Emilia Bramanti, Patrick Dietemann, Ilaria Bonaduce e Norbert Willenbacher, ha analizzato gli effetti derivanti dall’aggiunta di proteine al processo di realizzazione di opere pittoriche. Sebbene fosse noto da tempo che alcuni dei più grandi artisti del passato utilizzassero un composto di proteine sui dipinti a olio, le motivazioni alla base di questo accorgimento non sono mai state del tutto chiare.
I ricercatori hanno scoperto che i tuorli d’uovo possono prevenire alcuni degli inconvenienti legati alla realizzazione e alla conservazione di opere d’arte. In particolare, le proteine derivate dal giallo dell’uovo, spiegano gli esperti, potevano agire come antiossidanti e formare un sottile strato attorno alle particelle di pigmento, che previene notevolmente l’assorbimento di umidità, e allo stesso tempo riduce il rischio di increspatura della superficie durante l’asciugatura dei colori.
Gli antiossidanti all’interno del tuorlo d’uovo, inoltre, contribuivano a ridurre il rischio di ingiallimento durante il processo di essiccazione, promuovendo la formazione di una pellicola solida e rallentando le reazioni chimiche tra i componenti. “Nella pittura – scrivono gli autori – la tecnica con cui si applicano le vernici liquide è essenziale, e può influenzare l’opacità e la brillantezza del risultato finale, ma anche la formazione di pieghe o crepe”.
Tra i riferimenti più completi alle ricette utilizzate per la realizzazione dei colori, il Liber diversarum arcium, compilato nel 1300 circa, riporta esplicitamente l’aggiunta di un legante proteico ai pigmenti blu, derivati da minerali come l’azzurrite o i lapislazzuli. “Nella nostra analisi – concludono gli scienziati – abbiamo valutato gli effetti della presenza di proteine anche con altri colori. Abbiamo scoperto che queste accortezze potevano davvero migliorare il risultato finale, riducendo il rischio di increspature nella vernice e favorendo una conservazione più duratura dei dipinti. Gli antichi artisti del Rinascimento, che mescolavano combinazioni di olio e tuorlo d’uovo ai loro pigmenti, potrebbero pertanto aver acquisito una conoscenza più vasta in campo di chimica dei colori rispetto a quanto ipotizzato precedentemente”.