AGI - Emmanuel Carrére torna in libreria con 'V13', il resoconto del processo che si è svolto a Parigi e che ha visto alla sbarra i complici e l'unico terrorista sopravvissuto agli attentati di matrice islamica del 13 novembre del 2015, un venerdì 13 appunto, che hanno sconvolto non solo la Francia ma l'Occidente intero.
In tutto 130 vittime uccise tra il locale Bataclan, dove era in corso il concerto della band statunitense Eagles of Death Metal, locali davanti allo Stade de France, dove si giocava l'amichevole Francia-Germania, e in diversi bistrot parigini. Non è la prima volta che Carrére decide di seguire un processo per indagare nella mente dell'autore di un atto criminale.
Lo aveva già fatto per il fortunato romanzo 'L'Avversario', uscito nel 2000, dove lo scrittore francese raccontava il dramma di Jean-Claude Romand, un uomo con una vita mite che il 9 gennaio del 1993 uccise, senza apparenti motivazioni, moglie e figlie, entrambi i suoi genitori, e poi tento', senza riuscirci, di togliersi la vita. Emerse in seguito che Romand aveva compiuto la strage perché per tutta la sua vita aveva mentito alla sua famiglia fingendo di essere un medico e tutte le mattine diceva di andare a lavoro mentre trascorreva le giornate a passeggiare e pur di non raccontare loro la verità aveva preferito 'cancellarli'.
Questa volta Carrére ha deciso di fare un viaggio in prima persona nell'orrore del fanatismo che ha sconvolto la quiete della capitale francese. 'V13', edito in Italia da Adelphi (La collana dei casi 147, pagg. 267 - euro 20) è composto da una serie di articoli, rielaborati e accresciuti, che Carrére ha scritto assistendo per diversi mesi alle udienze davanti alla Corte d'Assise di Parigi e che sono apparsi con cadenza settimanale su diversi quotidiani europei.
È una cronaca giudiziaria sconvolgente quella di 'V13' che passa attraverso le testimonianze di chi ha assistito alla carneficina, dei parenti delle vittime, fino a quella dell'unico attentatore su 10 del commando sopravvissuto, Salah Abdeslam. Le udienze si sono svolte per nove mesi nel palazzo dell'Ile de la Cité a Parigi dove è stato messo in piedi una sorta di 'scatolone', l'autore lo chiama 'box', allestito nell'atrio e capace di contenere 600 persone, lungo 45 metri e largo 15, senza finestre e costato 7 milioni di euro.
La cronaca degli attentati è cruenta e non lascia spazio all'immaginazione. Ci sono poi i racconti inquietanti dei sopravvissuti costretti a vivere nella paura e nel terrore anche ad anni di distanza con uno stress post traumatico che porteranno probabilmente tutta la vita. Emerge chiaramente che l'obiettivo terroristico nel cuore dell'Europa era proprio quello di colpire i luoghi dei giovani, quelli del divertimento come il concerto rock, la partita di calcio e i locali e pub.
La cronaca delle udienze di Carrére sono, però, un susseguirsi di domande che l'autore si pone ma che resteranno inesorabilmente senza risposte così come è quasi impossibile entrare nella mente di chi ha deciso di percorrere la strada del fondamentalismo. Si resta senza parole nel leggere il racconto della vita quotidiana dei ragazzi del commando terroristico nei giorni che hanno preceduto gli attacchi: partite alla play station, giri in automobile, chiacchiere con le fidanzate.
Così come Carrére rimane senza parole ascoltando la testimonianza sconvolgente dell'unico attentatore sopravvissuto e che non si è fatto saltare in aria: la deposizione di Salah Abdeslam si conclude rivolgendosi ai numerosi testimoni che ha ascoltato nel corso del processo dicendo: "Non so se le vittime hanno rancore nei miei confronti. Ma dico loro: non permettete al rancore di soffocarvi. In questa storia c'è molta oscurità ma filtra anche della luce. Forse è inopportuno dire questo davanti alle vittime, ma è quello che ho provato ascoltando alcune di loro. Sono uscite più forti da questa prova, sono diventate persone migliori, con qualità che non si possono trovare al supermercato".
Carrére, dopo Roma, presenterà il suo libro a Milano il 27 marzo nel Piccolo teatro Strehler.