AGI - "Le racconto una cosa di Lando Buzzanca, che altri non ricorderanno: la Cantata di Dante dalla Torre degli Asinelli, fatta da Carmelo Bene, la fece pure lui. E tra i suoi ammiratori c'era lo stesso Carmelo Bene, che lo considerava eccelso nella tecnica, nella postura, nella capacità di fonazione. Buzzanca era uno dei migliori prodotti della grande scuola del teatro".
Pietrangelo Buttafuoco, scrittore, ricorda così il grande attore scomparso e ne restituisce la grandezza teatrale, negli ultimi tempi nascosta dalle polemiche sulla sua permanenza in una Rsa. "Aveva saputo costruire un personaggio - prosegue Buttafuoco - intorno alla sua maschera. Di questa maschera sentiva la responsabilità e il senso della catarsi, per cui, uomo-maschera, sapeva affrontare anche la tragedia e ha attraversato la sofferenza con la capacità propria della tragedia".
Che siciliano è, Lando Buzzanca? "E' un siciliano universale, che riesce - risponde lo scrittore, anche lui siciliano - a essere decifrato, interpretato, assorbito a qualunque latitudine. Aveva una presenza scenica molto forte, che lo rendeva totalmente 'maschio' e in questo senso la sua maschera rientra nel canone della tragedia perche' in lui c'è l'elemento vitale della virilità, nel senso arcaico della parola, in un registro di sensibilità e interpretazione che va da Sofocle a Aristofane, da Euripide a Plauto".
E stato un incompreso nel cinema italiano? "Fin quando esistono grandi registi come Pietro Germi - spiega Buttafuoco pensando al film "Sedotta e abbandonata" - lui è un compreso. Ma poi siamo stati schiaffeggiati da una produzione cinematografica volgare, facile, con una comicità fatta di rumori corporali, parolacce, mentre i grandi attori già nella mimica riescono a interpretare un copione che diventa una partitura e a creare un repertorio che diventa classico. Lui ne era in grado. Se ne va, ma quella grande scuola resta". Chi e cosa resta? "Basta vedere 'La stranezza' di Roberto Andò: vengono mobilitati nel cast attori veri e non fotogenici. Ne 'La stranezza' ci sono colleghi di Buzzanca come Tuccio Musumeci che senza dire una parola ipnotizano lo spettatore".