AGI - E' una conquista riuscire a scambiare due battute con Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech, circondato dai fan di tutte le età che vogliono stringergli la mano e avere una copia autografata del suo ultimo libro ma alla fine la fatica è ricompensata: lui si schernisce e minimizza il fatto che è tra gli ospiti più attesi della Fiera “Più libri e liberi”. Il 2023 si presenta ricco di novità per il disegnatore: non solo compirà 40 anni ma su Netflix debutterà una nuova serie tv. Dopo il successo di “Strappare lungo i bordi”, è ormai conto alla rovescia per l’appuntamento in streaming più atteso della prossima stagione.
Mi accoglie con un sorriso, e si ritrae quando scherzosamente gli dò della ‘rockstar’.
“E' solo un’impressione questo successo, perché siccome io faccio disegni e siccome per fare un disegno ci vuole più tempo, si crea la fila e la gente pensa che c’è folla in attesa. In realtà io sono più lento di chi fa le firme e basta, e quindi questo successo è solo una grande illusione”.
Eppure qui ci sono molti giovani e tutti con un libro in mano. Hai sicuramente il merito di aver avvicinato un’intera generazione ad apprezzare il fumetto, a rafforzarne il suo ruolo di comunicazione nell’epoca del cellulare. Dal 2011, da “La profezia di Armadillo”, la strada fatta è stata lunga e proficua…
“Io sono stato molto fortunato perché ho beccato un momento in cui il mercato del fumetto cambiava radicalmente in Italia nel senso che la gente incominciava a rendersi conto che il fumetto non è un genere ma un linguaggio e che si può fare tutto col fumetto, dai libri di ricette alle storie d’amore e di fantascienza. Quindi ho avuto la fortuna di arrivare esattamente nel momento di quel cambiamento e mi ci sono aggrappato molto forte perché banalmente non so fare altro. Non avevo cioè un piano B, e quando ho capito che quella cosa funzionava, ci ho investito molte energie e molto tempo. In effetti mi è andata molto bene, e ho avuto un super riscontro di pubblico”.
E della nuova serie tv, “Questo mondo non mi renderà cattivo”, cosa ci dici? E' autobiografica la storia?
“Il titolo non si riferisce a me ma ad una persona di cui la serie spiegherà meglio chi e perché. Non posso dire altro se non che sarà un lavoro più organico del primo, le puntate saranno più lunghe, di mezz’ora, con una trama orizzontale più strutturata. Quindi potenzialmente molto più difficile e la qual cosa inevitabilmente mi mette tanta ansia”.
Giusto, parliamo di ansia. In questo periodo siamo tutti un po’ ansiosi. Tu come la gestisci?
“Non la gestisco, sono allo sbando. Arranco e cerco di non pensare alle cose molto più in là nel tempo e concentrarmi solo sull’ansia dei prossimi 15 minuti”.
Nel 2023 compirai 40 anni, un’età importante, che spesso rappresenta un traguardo. E' insomma tempo di bilanci, tu ne farai uno?
“Il mio è un bilancio positivo dal punto di vista professionale, nel senso che il lavoro mi è andato alla grande, campo molto bene con quello che mi piace fare, quindi da questo punto di vista sono fortunato. Tutto il resto della mia vita invece è allo sbando nel senso che intorno a me le persone si fanno le famiglie, si strutturano in tutti i campi e io ho un sacco di buchi in cui arranco proprio perché ho dedicato gli ultimi 12 anni al lavoro in maniera iper intensa e su tutto il resto mi sento estremamente indietro. Quindi a 40 anni ci arrivo molto bene da un lato, e a quattro zampe dall’altro…”.
Torniamo al lavoro, allora. Il tuo ultimo libro, dal titolo “No sleep till Shengal”, affronta un tema molto interessante. Perché lo hai scelto?
“E' un diario di viaggio fatto l’anno scorso nel nord dell’Iraq, nella terra dove sono gli ezidi. Questo popolo è stato massacrato dall’Isis nel 2014 e da allora è ritornato armi in pugno insieme ai curdi a riprendersi la sua terra nonostante abbia subito un genocidio nel quale più di 6000 donne e bambine sono state rapite, stuprate e vendute come schiave sessuali e molte di loro non sono state ancora ritrovate.
Un quadro drammatico che ha fatto sì che loro decidessero di difendersi da quel momento in poi, e di strutturare una società radicalmente diversa con le donne al centro e con una convivenza tra tutte le religioni. In questo momento, questo popolo è minacciato da un lato dall’Iraq che vuole riprendere il controllo di quella zona e dall’altro dalla Turchia che li combatte ormai quotidianamente perché li considera amici dei curdi, e quindi terroristi e l’idea di noi che siamo partiti è di provare a raccontare quello che sta succedendo”.
Abbiamo tutti bisogno di un bell’augurio per l’anno prossimo. Qual è il tuo?
“Reggiamo botta…”.