AGI - Una storia, una famiglia immaginaria e uno "sguardo affettuoso" per raccontare una vita che respira anche il rammarico di sogni e ambizioni non realizzati. È lo sguardo che usa Andrea Vianello, giornalista di lungo corso - già inviato di cronaca e direttore di Rai News 24, attualmente direttore di Rai Radio 1 e dei giornali Radio della Rai - nel suo ultimo libro 'Storia immaginaria della mia famiglia', edito da Mondadori, in libreria da ottobre scorso.
È il secondo libro di un giornalista che da bambino aveva il sogno di fare lo scrittore e ha trovato "il coraggio" di cimentarsi solo dopo l'ictus che lo ha colpito quasi 4 anni fa, il 2 febbraio 2019. "Ho ripreso l'uso della parola, che è sempre stata l'arma della mia vita - racconta Vianello all'AGI - e sono tornato a fare il mio lavoro, ma ho iniziato anche a scrivere e questo mi insegna ad avere ancora più rispetto per le parole, posso sceglierle come fossero dei quadri".
Ma andiamo ai libri. Il primo, pubblicato a gennaio del 2020, titolo 'Ogni parola che sapevo', era profondamente autobiografico: raccontava proprio l'uomo Andrea alle prese con le sue difficoltà a parlare dopo essere stato colpito dall'ictus: "Una storia forte - sottolinea Vianello - che nasce dal fatto che sono stato male quasi 4 anni fa e dall'urgenza che sentivo di raccontare e condividere con gli altri la mia storia personale. È stata un'operazione che mi ha permesso di 'stappare' la voglia di scrivere. Da ragazzo - confessa - volevo fare lo scrittore ma era una parola troppo grande e allora ho fatto il giornalista. Avevo lasciato questo sogno in un cantuccio, scrivere è una cosa emotivamente importante...".
E così, prosegue Vianello, "dopo il primo libro, che è andato bene, mi sono detto 'non facciamo l'errore di non continuare' e ho iniziato a scrivere una storia, che poi è diventato un progetto".
Il secondo libro, pubblicato quest'anno, che non è autobiografico anche se prende spunto dalla sua vita familiare. Tra le righe del romanzo 'Storia immaginaria della mia famiglia' c'è tanto o poco, della sua famiglia vera?
"Mi sono ispirato a tante cose reali successe - risponde Vianello - e anche ad alcune persone, come i nonni e i genitori, però poi mi sono preso la totale libertà di cambiare destini, storie e scene, e alla fine non so neanche io che cosa sia vero e che cosa sia finto. Di sicuro, dentro uno strato di realtà ci sono personaggi con nomi diversi: non c'è la famiglia Vianello ad esempio, ma i Zennaro, nome però che fa riferimento all'isola Pellestrina, che è un'isola della Laguna Veneta da dove provengono tutti i Vianello".
Un piccolo divertissement linguistico, diciamo così. In ogni caso, continua lo scrittore, "si tratta di una famiglia che ha caratteristiche simili alla mia ma che ho voluto avere la libertà di cambiare".
Nel libro tra l'altro viene raccontata, con l'io narrante dello scrittore bambino, la contrapposizione ideologica tra fascismo e antifascismo, incarnata dalle figure dei due nonni: contrapposizione che rischia di esserci anche oggi?
"Sicuramente sì - afferma Vianello - anzi ora è molto più forte rispetto a come l'avvertivo da ragazzino negli anni '60, quando le tragedie erano un po' rimosse, per quanto poi, negli anni 70, è tornata più forte che mai la tragedia delle contrapposizioni. Io con questo libro ho voluto rimettere a posto le fila rispetto alle storie. E ci sono soprattutto i due nonni, uno borghese e antifascista che finisce per fare l'ottico e uno fascista, ex poeta futurista: tutti e due alla fine si ritrovano ad avere una vita ordinaria".
Qual è il messaggio del romanzo?
"Il romanzo non dovrebbe mai avere un messaggio - sostiene Vianello conversando con l'AGI - ma solo avere una storia che conduca dentro il lettore. Qui racconto una famiglia che potrebbe essere quella di tutti noi con l'io narrante del bambino, che sarei io. Un racconto con momenti anche divertenti e altri dove si avverte un po' il rammarico di ciò che non è stato, dei sogni non realizzati, come anche quelli del paese che sperava in un mondo diverso. Ambizioni e sogni che non hanno trovato la strada che volevano. Racconto tutto questo con il mio sguardo, che è uno sguardo affettuoso, perché in questa vita anche se ci può essere del rammarico ogni protagonista ha vissuto e costruito altre famiglie. Non c'è mai niente di inutile nella vita".
Da quando è stato colpito dall'ictus - il 2 febbraio 2019 - la scrittura è diventata una sua 'oasi' per esprimersi non meglio, ma al meglio?
"In effetti sì - risponde Vianello - anche se sono riuscito a riprendere la parola, che è sempre stata l'arma della mia vita, e sono tornato a lavorare, ho trovato la voglia di entrare nel mondo della scrittura. Ho iniziato a scrivere e questa cosa mi permette di chiudermi in una piccola stanza, a casa - io, la mia scrivania e i miei libri - e di cercare di mettere queste parole su carta. L'ictus mi ha fatto capire ancora di più che le parole non bisogna mai sprecarle, e scriverle ti permette di tirarle fuori in modo prezioso. Ho ancora più rispetto per le parole e posso sceglierle come fossero dei quadri".
Considerando l'impegno nel suo ruolo di direttore di Rai Radio 1 e dei giornali Radio della Rai, quando trova il tempo di scrivere?
"Lavoro dal lunedì al venerdì - racconta - anche se poi questo lavoro non ti lascia mai del tutto libero, però il sabato e la domenica mi sono ritagliato uno spazio per scrivere e per ritrovare un rapporto forte con la parte mia più profonda. È interessante e lo voglio coltivare anche per non perdere il rapporto con i miei sogni. Scrivere del resto era il mio sogno da bambino. È impegnativo ma anche molto gratificante" conclude Andrea Vianello.