AGI - Il misterioso dipinto nella tomba del Tuffatore, nell'area archeologica di Paestum, in Campania, è al centro di un nuovo studio a firma del docente tedesco Tonio Holscher che per la prima volta consegna una chiave di lettura totalmente diversa, staccando l'opera greca dalle spiegazioni escatologiche e simboliche date finora in decenni di dibattiti e speculazioni tra i massimi esperti.
Il libro a firma di Holscher, professore di archeologia classica all'Università di Heidelberg, intitolato "Il nuotatore di Paestum, gioventù, eros e mare nell'antica Grecia", segna invece una svolta radicale nell'interpretazione del mitico Tuffatore: per lui, semplicemente, la figura rappresenta una scena reale, esattamente quello che tutti noi vediamo, ovvero un giovane che salta in acqua, sul punto di tuffarsi, e non una metafora sul passaggio dalla vita alla morte.
Al centro del suo libro c'è la rappresentazione del celebre Tuffatore che il blasonato archeologo tedesco, 82enne, ha analizzato pensando ad un pubblico vasto, dedicando la massima attenzione all'emozione suscitata da quella pittura e dal suo respiro poetico. Così, secondo Holscher, per svelare i misteri di questa iconografia unica nel suo genere bisogna andare oltre "l'opinione comune fino ad ora espressa, che fosse un'immagine del simbolismo escatologico" ha detto lo studioso al quotidiano spagnolo El Pais.
Il suo è un riferimento diretto all'interpretazione più consensuale sul dipinto, ovvero che il giovane non si gettò in mare, ma fece un passaggio dalla vita alla morte, in cui il mare rappresenta l'eternità. Per l'archeologo tedesco, per capire pienamente il senso del tuffatore di Paestum, bisogna ricollocarlo nel contesto greco. Un messaggio che, per Holscher, va ben oltre l'arte per rivelarci elementi di vita sociale, politica ed affettiva, consentendoci di esplorare aspetti fondamentali della cultura greca.
Per lui la tomba del Tuffatore contiene indizi importanti sul rapporto dei giovani con gli adulti nel mondo classico, "un rapporto molto diverso dal nostro in cui i giovani erano la speranza della società" ha spiegato l'archeologo tedesco al quotidiano spagnolo. A quell'epoca quindi l'importanza della bellezza non era soltanto una cosa legata all'aspetto esteriore, un tratto fisico, ma una qualità sociale, spirituale ed etica, ovvero che il corpo sano e forte è bello ed è strumento dell'eccellenza umana.
In quel contesto, la sua affermazione è che il nuotatore di Paestum fosse una rappresentazione realistica, di "una realtà non banale ma significativa". È proprio questo il nucleo teorico del libro a firma di Holscher che ricorda, inoltre, il rapporto particolarmente intenso dei greci con il mare, nonostante alcuni studiosi lo abbiano a lungo negato. Un rapporto ambivalente, di paura e fascino, e l'amore dei greci per il nuoto, tant'è che esiste un proverbio greco che equipara il non saper nuotare al non saper leggere.
Lo studioso tedesco poi deplora i tanti pregiudizi con cui è stata accostata l'immagine del Tuffatore di Paestum, evidenziando che "il più grande, quel simbolismo escatologico, ha talvolta origine cristiana". Secondo lui quel salto in mare non è una metafora ma un'immagine reale, un rito di passaggio che richiama a qualcosa che realmente accadeva, una vera e propria attività sociale.
Lo studioso insiste sulla realtà del salto del Tuffatore, "un efebo che nel passaggio all'età adulta dimostrò la sua capacità atletica e il suo coraggio saltando davanti agli occhi di uomini adulti che provarono attrazione erotica per i ragazzi, che introdussero nel mondo della polis cittadini". Il professore ha fatto notare una certa continuità storica e culturale della pratica dei giovani di gettarsi in mare dall'alto, citando Polignano a Mare, sulla costa pugliese.
Passando alla parte della rappresentazione artistica, secondo Holscher il nuotatore abbronzato del salto di Paestum rivela grande tecnica ed è frutto di tanta pratica. Una scena molto bella, una grande armonia del dipinto ad eccezione della testa, unico aspetto "irrealistico, poichè tenuta alta e non tra le braccia, ma mostrarla è importante nell'arte greca, è una convenzione" ha fatto notare lo studioso. Altra convenzione è il modo in cui il sesso veniva rappresentato poichè, come analizzato da Holscher, "anche quello era importante, perchè la scena ha una componente omoerotica, ma i greci preferivano il sesso non molto grande. Non è un'infantilizzazione e rappresentarlo grande sembrava loro di cattivo gusto".
Rimane invece parte di mistero sul luogo dal quale il Tuffatore salta, che sembra una torre di pietra, ma finora gli archeologi non hanno rinvenuto nulla di simile sul sito di Posidonia, ribattezzata Paestum dai romani, in riva al mare e che prese il nome greco dal dio del mare.
L'ipotesi è che esistessero delle costruzioni in legno o comunque punti in cui è accreditato che i giovani saltassero, a causa di iscrizioni sulla roccia, ma queste scogliere devono ancora essere localizzate con precisione. Infine al momento ci sono ancora speculazioni e nessuna certezza sull'identità del nuotatore di Paestum che, secondo Holscher, dovrebbe essere stato un membro dell'èlite della città, culturalmente greco, presumibilmente morto in giovane età.
I greci solitamente realizzavano le più belle tombe e monumenti funebri per coloro che morivano giovani, un fatto che suscitava in loro molta commozione. Probabilmente questa iconica tomba era stata commissionata dalla famiglia della vittima, in memoria di questa giovinezza spazzata via, ma che si esprime con una vitalità estrema nel suo balzo, catapultando quel Tuffatore nell'eternità.
Autentica star del Museo Archeologico Nazionale di Paestum è la cosiddetta Tomba del Tuffatore, scoperta nel 1968: per dimensioni e soggetto è un singolare esempio di pittura di età greca della Magna Grecia (480-70 a.C.). La figura del giovane sospeso nel vuoto, quasi stesse volando, nell'atto di raggiungere lo specchio d'acqua sottostante, incanta chiunque l'osservi.
Sul significato profondo di questa immagine il dibattito è ancora aperto e nell'affresco non ci sono elementi utili a decifrarlo. La scena, collocata all'interno sulla lastra di copertura della tomba, per 'guardarè il defunto, è spoglia ed essenziale e non fa alcun riferimento a divinità o figure mitologiche.
Per molti studiosi rappresenterebbe quindi il passaggio dalla vita alla morte, ma secondo pareri contrastanti il tuffo consapevole del protagonista non combacia con l'idea di aldilà degli antichi greci del V secolo a.C, ovvero un luogo di tenebra tutt'altro che lieto. Nel 1997 il sito archeologico di Paestum, un'area di 120 ettari, è stato inserito nella lista del patrimonio mondiale dell'Umanità dell'Unesco.