AGI - Si potrebbe intitolare “Scarpa vs. Scarpa”, l’articolo con cui il New York Times Style Magazine celebra un lavoro di restauro de “Il Palazzetto”, villa in stile palladiano fuori Monselice, antica cittadina a 30 minuti di auto a sud di Padova, iniziato dal padre, il celebre architetto Carlo Scarpa, e terminato dal figlio Tobia. Va fatta però una premessa: tra i due non è mai corso buon sangue.
La storia del restauro è lunga. Inizia quando Aldo Businaro, consulente commerciale di produttori di mobili d design, acquisisce la proprietà del Palazzetto nel 1964 e che suo nonno aveva acquistato nel 1924, ma inizia a concretizzarsi nel 1969, quando Businaro incontra Carlo Scarpa in Giappone durante un viaggio di lavoro.
Incontro da cui nasce una solida e duratura amicizia che caratterizza l’ultimo decennio di vita dell’architetto veneziano nato nel 1906 e deceduto nel 1978, durante il quale “l’anziano Scarpa modificò per sempre lo stile e lo spirito della casa di Businaro”. Anzi, “nell’arco di 40 anni, il rifacimento della villa intesserà la vita non solo di due generazioni di Businaro, ma anche di due generazioni di Scarpa”, pur se Tobia, “ancor oggi, a 86 anni, ha un rapporto complesso con il padre, caratterizzato sia da profonda ammirazione che da risentimenti irrisolti”, annota il Times.
Secondo il quotidiano “non c'era un vero e proprio piano” quando Businaro invitò Scarpa a iniziare a lavorare al Palazzetto nel 1970”.
Tuttavia, mentre nel 1978 Aldo Businaro si trova in Giappone con Carlo Scarpa, l’architetto rimane ferito in un incidente a Sendai e muore. Il progetto di completare il restauro del Palazzetto s’interrompe, ma l’ultima cosa che Scarpa lascia in eredità è il disegno di una monumentale scalinata di cemento che corre parallela alla facciata del Palazzetto, progetto che aveva cercato di perfezionare per anni. Come realizzarlo adesso che il genio di Carlo Scarpa non c’è più?
È nel 2000 che Ferdinando, oggi 56enne, il più giovane dei figli di Businaro, pensa di aiutare il padre Aldo a realizzare l'ultimo contributo di Scarpa alla casa, ma una delle condizioni è che sia Tobia a supervisionarlo. Ma Tobia rifiuta. Uno dei suoi imperativi categorici è di non intromettersi con il lavoro del padre.
I Businaro insistono. E dopo cinque anni Tobia cede e visita il Palazzetto, la prima volta dopo decenni. Alla fine accetta il lavoro quando capisce che sarebbe stato il regalo d'addio dei tre fratelli Businaro al padre malato. La scalinata viene però completata nel 2006, pochi mesi dopo la sua morte.
Ma cosa è costato a Tobia Scarpa lavorare al progetto del padre e cosa ha pensato di lui mentre lo faceva? La risposta è questa: “"C'era un figlio cattivo e un padre cattivo, che non hanno mai accettato di essere un buon l’uno verso l’altro".
A Tobia, annota il Times, “non piace parlare del contrasto tra loro”, tant’è che “ogni volta che si reca al Palazzetto, cerca di non guardare la scala”. Anche se “è l’unico progetto di suo padre che abbia mai realizzato”. Una collaborazione unica e difficile per una tramandata “di padre in figlio e di figlio in padre”.