AGI - "Siracusa è una città di marinai e di contadini costruita su un isolotto che un lungo ponte congiunge alla Sicilia. Io vi sono nato il 23 luglio 1908 in una casa da cui ho visto naufragare, quando avevo sette anni, un piroscafo carico di cinesi".
Il destino di quella casa, di cui Elio Vittorini scriveva nel 1949 nel Bollettino editoriale della Bompiani, è un tema scottante nella città siciliana, che vede nascere da un lato dimore "fake" dell'autore di Conversazione in Sicilia e dall'altro i nervosismi di una politica che non riesce a valorizzare il bene realmente esistene e si scaglia, anche fisicamente, contro i cittadini che ne chiedono la tutela.
Elio Vittorini in quella casa rimase fino agli anni Venti, ma l'abitazione, un basso nel cuore in via Vittorio Veneto a Ortigia, non ha avuto la stessa sorte di quella del cognato, il premio Nobel Salvatore Quasimodo, opzionata a Modica dalla Regione siciliana, che, nel dicembre dello scorso anno, ha avviato le procedure per l'acquisto.
A ricordare che in questo locale di pochi metri quadrati vi ha abitato l'intellettuale comunista che si oppose a Palmiro Togliatti, rifiutandosi di "suonare il piffero della rivoluzione", c'e' una lapide, appena ristrutturata dal Comune di Siracusa in occasione della XXI edizione del premio letterario intitolato a Vittorini. "La casa è un buco insignificante e inutilizzabile" taglia corto l'assessore alla Cultura di Siracusa, Fabio Granata, che esclude ogni possibilità di acquisto da parte dell'amministrazione comunale.
"Conta come luogo simbolico e infatti - dice all'AGI Granata - abbiamo dato il minimo di dignità al prospetto e restaurato una lapide del tutto illeggibile e della quale tutti avevano dimenticato l'esistenza. La piccolissima casa è privata, non è adatta, qualora fosse acquistata, a nessuna utilizzazione pubblica".
C'è, però, un luogo, sempre in Ortigia, che ricorda lo scrittore. "In Via Roma, invece, all'interno del Palazzo della Provincia e accanto alla Biblioteca, è stato riprodotto lo studio di Elio Vittorini con i suoi libri e i suoi mobili e la sua libreria" aggiunge Granata.
"Quella casa andrebbe riscattata, magari trovando un accordo con il privato" replica Paolo Giansiracusa, storico dell'arte e docente all'università di Catania. "Peraltro, in quello spazio - aggiunge Giansiracusa - non bisogna fare grandi cose ma resta un luogo dall'alto valore simbolico. Certo, la casa andrebbe ristrutturata, non è necessario acquistarla ma sottoscrivendo una convenzione con il proprietario, sia il privato sia il pubblico ne trarrebbero un notevole beneficio". Quanto a uno spazio adeguato dedicato a Vittorini, il docente universitario chiama in causa il Comune di Siracusa.
"Sono stato io - aggiunge Giansiracusa - quando ricoprivo la carica di assessore alla Provincia di Siracusa ad acquistare dalla sorella di Vittorini quanto si trova attualmente nell'edificio di via Roma, peraltro ad un prezzo irrisorio. Per realizzare un museo vero occorrono spazi più grandi, almeno un locale di 300 metri quadrati. Il Comune di Siracusa ha a sua disposizione dei palazzi, per cui serve che qualcuno si convinca a sfruttare il patrimonio immobiliare pubblico per uno spazio espositivo".
Se uno spazio dignitoso ancora non esiste, a riempirne il vuoto e' spuntata, nei mesi scorsi, una casa fantasma di Vittorini, con tanto di annuncio immobiliare per la vendita. Si trova in una via diversa della città. "Peccato che quella casa non è della famiglia Vittorini", ha spiegato Carmelo Maiorca, giornalista, fondatore del periodico satirico "L'Isola dei Cani", autore di un'inchiesta giornalistica sul sito lacivettapress.it.
A trarre in inganno gli amministratori e lo stesso Granata, che avevano risposto a una proposta di acquisto, era stata una targa apposta sull'edificio. E proprio Granata e' stato la scorsa settimana protagonista di uno scontro verbale e fisico con un passante che, durante la cerimonia della scopertura della lapide dedicata allo scrittore, aveva criticato l'amministrazione accusandola di organizzare passerelle elettorali. "La contestazione - spiega il sindaco Italia - forse nasce da un fraintendimento. Eravamo li' non per rivendicare un importante intervento di recupero, che non c'è stato, ma semplicemente per dare il via al Premio da un luogo simbolico e davanti a una lapide restaurata per l'occasione dopo tanti anni".
Sia il sindaco di Siracusa, testimone del diverbio, sia l'assessore Granata, che aveva dato uno spintone al contestatore, si sono scusati. Poco dopo la fine della cerimonia è stata rubata una ghirlanda di fiori deposta in occasione della scopertura della targa. E' stata l'ultima offesa allo scrittore, in una Sicilia che forse non lo merita.