AGI - È morto a Roma lo scrittore Raffaele La Capria, vincitore nel 1962 del Premio Strega con "Feriti a morte", un ritratto di Napoli attraverso una generazione raccontata sull'arco di un decennio. Il 3 ottobre avrebbe compiuto 100 anni.
Era nato nel capoluogo partenopeo, di cui ha descritto vizi e virtù, ma dal 1950 viveva a Roma.
Fra i suoi tanti riconoscimenti il Premio Campiello alla carriera (2001), il Premio Chiara (2002), il Premio Alabarda d'oro (2011) e il Premio Brancati (2012).
"Con Raffaele La Capria perdiamo un grande scrittore e una delle voci più autorevoli della cultura italiana del secondo novecento", ha commentato il ministro della Cultura, Dario Franceschini. "Un autore acuto e originale che, con eleganza e senza sconti, ha saputo raccontare e indagare l'intimità dell'animo umano e la complessità della società italiana. Napoli è sempre stata al centro della sua vasta produzione artistica, una città che ha amato, di cui ha saputo descrivere le emozioni e che non ha mai smesso di meravigliarlo. Mi stringo al dolore dei familiari e degli amici in questa triste giornata".
Chi era l'intellettuale che amava Napoli
C'è un edificio a Napoli, un 'mostrò che simboleggia un'epoca, una (mala)cultura, una violenza: l'Hotel Ambassador, il grattacielo in cui Francesco Rosi posiziona l'ufficio del costruttore Nottola (Rod Steiger) in 'Mani sulla città' e che diventa il simbolo della speculazione edilizia locale. Il grattacielo, costruito negli anni Cinquanta e la cui mole è visibile da diversi angoli di Napoli, è il simbolo di una città martoriata, bellissima e sempre oggetto di stupri e violenze.
è la città con cui si identifica (ed è identificato da settant'anni), Raffaele La Capria. Nato a Napoli il 3 ottobre 1922, dopo essersi laureato in giurisprudenza all'Università degli Studi di Napoli Federico II nel 1947 e dopo aver soggiornato in Francia, Inghilterra e Stati Uniti, nel 1950 si era trasferito a Roma. Nel 1957 ha frequentato a Harvard l'International Seminar of Literature.
Autore di tre romanzi e alcune raccolte di racconti oltre a numerosi saggi, La Capria ha collaborato anche con il cinema, molto con Rosi ('Le mani sulla città', 'C'era una voltà, 'Uomini contrò, 'Cristo si è fermato a Eboli' e 'Diario napoletanò), con Lina Wertmuller ('Sabato domenica e lunedi'', 'Ferdinando e Carolinà) oltre che con Comencini ('Senza sapere niente di lei') e Patroni Griffi ('Identikit').
Malgrado il suo forte e travagliato legame con Napoli - è cresciuto nel magnifico palazzo monumentale Donn'Anna a Posillipo - sarebbe sbagliato considerarlo autore ripiegato sulla terra d'origine. Sin da ragazzo, infatti, ha dato alla sua ricerca letteraria un respiro internazionale.
Ha tradotto opere teatrale di George Orwell, di cui era un appassionato ammiratore, oltre che di Jean-Paul Sartre, Jean Cocteau, T. S. Eliot; inoltre ha scritto l'introduzione o la prefazione di opere di Ignazio Silone, Giosetta Fioroni, Giuseppe Patroni Griffi, Antonio Ghirelli, Furio Sampoli, Randall Morgan, Damiano Damiani, Eduardo De Filippo, Ruggero Guarini, Sandro Veronesi, Stendhal, Predrag Matvejevi e Stefano Di Michele.
Dopo un primo romanzo, 'Un giorno d'impazienza', pubblicato nel 1952 e riscritto diverse volte, pubblicò il capolavoro 'Ferito a mortè nel 1961. Da quel libro, vincitore del Premio Strega, è poi passato oltre un decennio prima che La Capria desse alle stampe il suo terzo romanzo, 'Amore e psichè nel 1973 in cui usava le tecniche della psicoanalisi per evocare indirettamente dal punto di vista del protagonista una vicenda che egli stesso rimuove perchè troppo dolorosa (un esperimento di cui non si ritenne soddisfatto e defini' "eccesso di intellettualismo").
Successivamente si dedicò soprattutto a testi autobiografici ('False partenzè, 'La neve del Vesuvio', 'Napolitan graffiti', 'Fiori giapponesi', 'La mosca nella bottiglia', 'Lo stile dell'anatra', 'L'estro quotidianò, 'L'amorosa inchiesta').
Animatore della vita culturale, scrisse per anni sulle pagine del Corriere della Sera e altri giornali. Nel 2001 si era aggiudicato il premio Campiello alla carriera. Nella vita privata è stato sposato prima con Fiore Pucci, da cui ha avuto una figlia, Roberta, e poi con l'attrice Ilaria Occhini da cui ha avuto un'altra figlia, Alexandra.