AGI - La più grande tragedia del dopoguerra europeo accelera virtuosamente alcuni processi calcificati e si trasforma in una grande opportunità. Su questa convinzione si basa “Verso casa” il libro di Donato Bendicenti, il responsabile della sede della corrispondenza Rai di Bruxelles (ed. Luiss University Press, 192 pp).
Nel “Lungo viaggio dell’Europa per ritrovare sé stessa”, l’autore racconta questi ultimi due anni che hanno segnato l’Unione europea ma anche ogni europeo. La capacità di resilienza (termine ormai abusato ma in questo caso dovuto) che ha salvato l’Unione da una crisi sanitaria, prima, ed economica, poi. E soprattutto ha salvato se stessa, con le sue Istituzioni da sempre facile bersaglio del sovranismo, dall’egoismo nazionalista che l’avrebbe condannata alla disintegrazione. Da un osservatorio privilegiato, Bendicenti ripercorre i momenti difficili di Bruxelles, dalla Brexit alle ondate di Covid; le tensioni tra i Ventisette e l’orgoglio ritrovato con il Next Generation Eu e il successo della campagna vaccinale.
“Io non definisco la pandemia come opportunità, la definisco come la più grande tragedia del dopoguerra. Definisco un’opportunità il fatto che la pandemia abbia costretto l’Unione europea e gli Stati che la compongono a trovare delle sintesi, se vogliamo obbligate ma che comunque sono state trovate, per quanto riguarda alcuni processi”, spiega all’AGI Bendicenti. Uno per tutti è quello che ha portato al Recovery, il maxi piano europeo di oltre 700 miliardi di euro per la ripresa post-Covid. “Il fatto che per la prima volta nella storia dell’Unione europea sia stato stabilito di condividere un debito importante per ristorare le economie messe a terra dalla pandemia è come se tutto quanti abbiano voluto mettere dei soldi dentro un salvadanaio per affidarsi ad un futuro che in qualche modo andava progettato insieme, e non c’era la possibilità di non farlo insieme”, racconta il corrispondente della Rai. “In questo senso io dico che la pandemia, che nell’essere un dramma epocale che ha cambiato e sconvolto le vite, le abitudini e la storia del mondo, paradossalmente, può portare a questa accelerazione dei processi che si erano calcificati. Ogni volta c’era un passo avanti e due indietro”, sottolinea.
Un altro punto d’orgoglio di questa Europa che ritrova sé stessa è la campagna vaccinale. Anche se, come osserva Bendicenti, era partita male. “Male e tardi perché la fretta è cattiva consigliera e trattare con le Big Pharma è complesso. Dopodichè la campagna di vaccinazione è stata un grandissimo successo: ha sostanzialmente estratto l’Europa dal momento più buio e complicato della pandemia ed è stata un successo politico, diplomatico e valoriale, perché ha dato all’Europa la percezione di un’Unione solidale che al contrario di altri grandi player mondiali, ha esportato la metà delle sue dosi prodotte. Ha fatto un piano intelligente e umano per far sì che anche chi non aveva accesso, e di cui non si parlava allora, potesse avere le dosi”.
Ovviamente nel libro c’è anche tanta Italia, primo beneficiario del Recovery, ma che ha avuto una crisi di governo nel bel mezzo della pandemia. Il primo Esecutivo, il Conte 2, “ha avuto il grandissimo merito di proporre il modello italiano con una gestione eccellente della fase uno della pandemia”. “Poi Conte ha avuto anche il grande merito di firmare l’accordo sul Recovery, vincendo una battaglia contro tutti quei Paesi più rigoristi”, in una tre giorni di contrattazioni che viene raccontata nel libro con qualche retroscena dalla bolla europea. “Inutile negare che dal momento in cui è rientrato Draghi, persona che fa parte dell’Unione europea e a cui l’Ue deve molto, ha restituito all’Italia la percezione che merita all’intero dei Paesi fondatori dell’Unione”.
Nel libro vengono indicate anche le sfide, importanti, che l’Unione ha davanti. Dal superamento del veto dell’unanimità, “un freno pazzesco sulle grandi questioni urgenti”, al rispetto dello Stato di diritto, “elemento non negoziabile perché l’Europa non può permettersi che nessuno violi le sue regole, ne va del suo futuro”.
Sfide tracciate anche da David Sassoli, l’ex presidente del Parlamento europeo venuto a mancare lo scorso 11 gennaio, nella prefazione che porta la sua firma. “Per certi aspetti il virus è riuscito a mettere in evidenza tutte le contraddizioni di un mondo globale senza regole che, specialmente negli ultimi venti anni, non ha fatto altro che produrre vere e proprie fratture nel corpo sociale, mettere in discussione la tenuta dei nostri sistemi democratici e incrinare spesso quel rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni”, scriveva Sassoli. “La pandemia non può essere considerata una parentesi ma un forte invito a proiettarci nel futuro, a interpretare i cambiamenti dei nostri tempi e ad aprirci alla complessità del mondo”, era il suo invito.
“La pandemia ci ha fatto riscoprire l’Europa. Mai abbiamo avuto una simile occasione per essere più uniti, e più forti. Per diventare, appunto, più europei. Perderla, sarebbe imperdonabile”, è invece il monito di Paolo Gentiloni, commissario europeo dell’Economia. Bendicenti si dice ottimista: “Nella vita no, ma per l’Europa sì”.