AGI - C'è l’hippie con gli occhiali tondi e i capelli lunghi che sembra Gesù, accanto all'impiegato con la bombetta, il tossico e gli homeless insieme alle signore della buona borghesia con i cappelli a fiori in stile Royal palace.
Le mille sfaccettature, luci e ombre, della Londra di fine anni sessanta sono raccontate negli scatti del fotoreporter Gian Butturini (1935-2006), con la mostra "Londra 1969-Derry 1972. Un fotografo contro. Dalla Swinging London al Bloody Sunday", che dal 26 gennaio si può visitare da Still Fotografia (fino al 6 marzo), a Milano.
L'esposizione propone una raccolta di 50 fotografie che documentano da un lato le contraddizioni di Londra in quel periodo, dall'altro le tensioni politiche e sociali nell'Irlanda del Nord in seguito al Bloody Sunday, la strage avvenuta a Derry il 30 gennaio 1972.
E proprio questa data è significativa per la mostra di oggi: il 30 gennaio 2022 ricorre il cinquantesimo anniversario di quella domenica di sangue, quando l’esercito inglese fece fuoco sulla folla di manifestanti, uccidendone quattordici.
Butturini, che iniziò a scattare immagini sul conflitto nordirlandese una settimana dopo i fatti di Derry, testimonia la radicalizzazione della situazione politica e militare in quel paese. Nelle atmosfere così cupe e minacciose, tra barricate, cavalli di frisia, fili spinati, soldati armati di mitragliatori, auto bruciate ai lati delle strade, il fotoreporter ritrae i bambini, vittime innocenti di un drammatico conflitto. Da questo lavoro nasce il fotolibro "Dall’Irlanda dopo Londonderry. Con le testimonianze dei cattolici sulla repressione inglese" titolo che fa già capire che l'autore ha voluto accompagnare le immagini con testi e documenti.
La mostra milanese, in via Zamenhof, curata da Gigliola Foschi e Stefano Piantini, promossa dall’Associazione Gian Butturini, presenta le foto tratte da questo libro e da un altro dei suoi lavori più famosi e discussi, "London by Gian Butturini". In quest'ultimo, c'è il periodo passato alla storia come quello della Swinging London, quando cioè la capitale inglese era diventata un crogiuolo di nuove tendenze legate alla moda, alla musica, all’arte e alla cultura in genere.
“Questa è una mostra – spiega Gigliola Foschi – in difesa della libertà di parola, immagine e pensiero. Una mostra contro una cancel culture che, senza confronto e senza discussione, nella liberale Inghilterra ha fatto ritirare dal commercio il libro London by Gian Butturini e infangato la figura di un uomo che per tutta la vita si era impegnato contro ogni forma di razzismo e d’ingiustizia”.
Fu infatti una doppia immagine con una donna di colore che vende i biglietti della metro chiusa dentro un bugigattolo e un gorilla in gabbia (le due foto sono esposte da Still), presenti nella nuova edizione del libro (Damiani 2017), che furono travisate dalla giovane afro britannica Mercedes Halliday che aveva ricevuto in dono il volume. E interpretò le due foto come una equazione razzista: donna nera = scimmia. Partì una tale campagna discriminatoria che l’editore si vide costretto a ritirare il volume dalle librerie, anche se fermamente convinto che l'intenzione di Butturini era proprio l'opposto: era anti razzista. E voleva suscitare indignazione nei confronti delle condizioni di due esseri viventi, entrambi ingiustamente intrappolati e discriminati.
Completa la rassegna, una serie di “fumetti situazionisti”, dove personaggi quali Batman o Nembo Kid si trasformano in eroi della controcultura.