AGI - Il giorno delle sue nozze a Nuoro - era l'11 gennaio del 1900 - Grazia Deledda indossava un abito argento lilla, castigatissimo come imposto dai costumi dell'epoca e impreziosito da luminosi ricami candidi. Ora il vestito da sposa della scrittrice Premio Nobel per la Letteratura nel 1926 è stato ricostruito ed esposto al pubblico nella sua camera da letto nella casa museo del capoluogo barbaricino che le ha dato i natali.
L'esposizione rientra tra gli eventi organizzati a Nuoro per il 150esimo anniversario dalla nascita della scrittrice.
"Il vestito argento lilla sarà guarnito di perle: figurati lo scintillio; ti offuscherò addirittura, a meno che anche tu non ti metta le spalline e quella terribile sciabola di cui io ho tanta paura", lo descriveva Deledda in una lettera al futuro marito Palmiro Madesani, qualche giorno prima del matrimonio.
Così l'Isre di Nuoro l'ha replicato
"È stata una prova ardua di grande responsabilità"., spiega Giuseppe Pinu, direttore dell'Istituto Moda Immagine di Nuoro. All'unica scuola in Sardegna autorizzata a rilasciare la qualifica di stilista di moda o di sartoria professionale e modellista, l'Isre-Istituto Superiore regionale etnografico ha commissionato l'incarico di replicare foggia, modello, tessuti e taglia dell'abito nuziale di Grazia Deledda.
"Di questo abito non è rimasta traccia", spiega Franca Rosa Contu, già responsabile del settore museale dell'Isre, che ne ha coordinato i lavori di ricostruzione. "Probabilmente Grazia lo usò in occasioni particolari, magari per andare a teatro, poi la moda cambio'".
"Non un abito bianco, ma un abito luminoso e lussuoso, completo di guanti e cappellino a sancire il nuovo status di donna maritata e scrittrice affermata", lo presenta Contu. "Un autentico passaporto per la nuova destinazione, Roma, e per la nuova vita.
"Data la sua valenza soprattutto simbolica", conclude Contu, "l'Isre ha voluto proporne una riproduzione basata sulla descrizione in base a una piccola immagine esposta a Nuoro nel 1987 nel Museo casa natale Grazia Deledda e viene riproposto proprio nella camera da letto della scrittrice che a suo tempo venne allestita per ospitare il futuro marito nel giorno delle nozze".
"É un vestito di taffetà, un tessuto pregiato, tradizionalmente di seta, dalla foggia tipica dei primi del Novecento", racconta Lucia Cherchi, la docente dell'Istituto Moda e immagine che ha ricostruito il vestito, "la fodera in lana e le perline, che sono state applicate una per una, in un lavoro di ricamo lungo e faticoso, a renderlo scintillante come nella descrizione deleddiana".