AGI - Sarà molto speciale il prossimo compleanno di Lia Levi, il 9 novembre. Non solo per il traguardo dei novant’anni ma anche perché la scrittrice che nel 2018 ha vinto il premio Strega Giovani con ‘Questa sera è già domani’ lo festeggerà con l’uscita di un suo nuovo libro, un inedito che ha però quasi 80 anni e una storia magica. Si chiama “Dal pianto al sorriso. Breve storia di nove mesi di dominazione tedesca”, Levi, preziosa testimone letteraria della persecuzione nazifascista, lo ha scritto quando aveva 12 anni, ed è il racconto di una famiglia ebrea a Roma prima della Liberazione, vergato a mano subito dopo l’arrivo degli alleati per regalarlo ai genitori.
Le emozioni di quel manoscritto capitatole per caso tra le mani un mese e mezzo fa, mentre, per l’anniversario della Liberazione cercava un diario di sua madre da mostrare in un webinar, la scrittrice le aveva riversate su Repubblica. Pochi giorni dopo, colpita da tutta la storia Edizioni Piemme - Il battello a vapore (che tra i vari libri per ragazzi di Levi ha da poco pubblicato ‘Il giorno della memoria raccontato ai miei nipoti’) ha deciso di mandarlo in libreria, anticipa all’AGI la casa editrice, “proprio per i novant’anni di quella bambina diventata scrittrice accompagnandolo con una serie di festeggiamenti e presentazioni”.
“Sono nel mezzo di una corrente di emozioni, a quella della sorpresa del ritrovamento si è aggiunta adesso quella della pubblicazione. Di solito aspetti la chiamata dell’editore quando hai appena ultimato un libro, non se l’hai scritto ottanta anni fa”, chiarisce all’AGI Levi, riassumendo le fasi romanzesche della scrittura, del ritrovamento e del futuro in libreria del manoscritto che, osserva, sembra quasi un sequel di ‘Una bambina e basta’, il suo romanzo d’esordio dove raccontava le leggi razziali vissute sulla sua pelle, dai sei ai dodici anni.
“E’ come se appena liberata, la “bambina e basta” avesse dato vita a un libro. Quel libro scritto e ricopiato in bela calligrafia (“finito di scrivere il 26/12/’44 e di copiare il 16/2/’45”, annotava la dodicenne Levi) e che a differenza della prima autobiografia infantile racconta la storia di una famiglia inventata (con un cognome diverso e un figlio maschio e una femmina, personaggi fantasiosi rispetto alle tre sorelle Levi) dopo 78 anni grazie a Piemme sarà pubblicato con il manoscritto in copia anastatica, originale e integrale a colori, una lunga introduzione dell'autrice novantenne in dialogo con la se stessa dodicenne e, a seguire, il testo ribattuto. “Sarà diretto al pubblico dei ragazzi e degli studenti e agli studiosi appassionati di ritrovamenti letterari” spiega Levi, che ancora non ha deciso, confida, la chiave con cui accompagnerà quei fogli scritti a mano Levi.
“Devo prima metabolizzare le emozioni – chiarisce – ho trovato qualcosa che non cercavo. Di quel manoscritto mi ricordavo soprattutto che quando lo avevo donato ai miei, penso per il loro anniversario di matrimonio perché a quei tempi non c’erano soldi per i regali, ero rimasta un po’ male per la loro reazione misurata”. L’avevano ringraziata, certo, ma senza spendersi troppo sulla qualità della scrittura o sulla creatività di quella ragazzina che aveva inventato una nuova famiglia ebraica, immaginandosela nascosta dai vicini durante l’occupazione nazista, poi in fuga verso una pensione per una spiata, quindi in pena per l’arresto del padre e con il lieto fine in Sinagoga.
“Io già sapevo di voler diventare una scrittrice ma i miei erano piemontesi, molto strutturati, e per me sognavano un lavoro più solido, mi volevano professoressa”. Il fatto che sua madre l’abbia conservato e custodito nel risvolto della copertina del suo diario, oggi, 78 anni dopo, vale più di qualsiasi complimento a quella bambina scrittrice.