AGI - Un libro-inchiesta in presa diretta, concepito mentre Milano, da epicentro dell’economia diventava epicentro della pandemia. Un libro di pensieri veloci, come veloce correva Milano, prima che un virus, concentrato per chissà quali fattori nella prima ondata in Lombardia, la costringesse a fermarsi e a riflettere.
“Fuga dalla città” è in libreria da venerdì 12 febbraio per Chiarelettere (278 pagine; 16 euro) ed è stato scritto da Fabio Massa, giornalista e curatore della pagina cittadina di Affaritaliani.it, oltre che ideatore di convegni e progetti editoriali.
Nel lavoro si intrecciano le riflessioni del cronista, che parte sempre dai fatti e dagli eventi, con le voci dei personaggi più autorevoli per parlare di Milano: dal presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, motore con i suoi finanziamenti della gran parte del Terzo settore che sorregge la città; a Stefano Boeri, punta di diamante della creatività meneghina. Fino ai suoi protagonisti politici: un’intervista ad Attilio Fontana apre il volume, una a Beppe Sala, ricandidato ufficialmente a sindaco per il prossimo quinquennio, lo chiude.
In mezzo alcune considerazioni anche inconfessabili, quei pensieri che su Milano tutti fanno, ma nessuno dice: “La questione case. Sempre più piccole, strette, incastonate in quartieri magari di grande levatura ma insostenibili a livello di prezzi. In zona Navigli i bilocali costano oltre mezzo milione di euro, i trilocali sfiorano il milione. A Milano le terrazze sono poche, appannaggio esclusivo di chi davvero se le può permettere. La quarantena e lo smart working sollevano il problema. Servirebbe più spazio, ma lo spazio non c’è. Servirebbero case diverse”.
L’edilizia è proprio uno dei focus del libro, poiché per una città dalla superficie piccola e dalla popolazione concentrata, in un’area più vasta, quella della Città Metropolitana, in cui non resta praticamente più un metro di terreno edificabile, la sfida dell’abitare diventa un gioco da ricchi. Un gioco da magnati e imprenditori, che nei prossimi anni si esprimerà tutto sullo scacchiere verde degli scali ferroviari. C’è poi chi davvero medita la fuga.
Gli studenti, ormai tutti ‘e-learner’, con le grandi università milanesi, Cattolica e Bocconi in primis, trasformatesi per forza di cose in università telematiche. E gli ‘smart-workers’ del mondo della finanza, che non popolano più i grandi grattacieli protagonisti dello skyline. Quelli che se ne vanno sono i ‘city-quitters’, chi ‘con la città ha deciso di smettere’. Quasi fosse una dipendenza. E infatti Milano un po’ di dipendenza la crea, se ci si abitua al suo ritmo è difficile trovare il proprio spazio altrove. Infatti, secondo lo scrittore, dopo questa crisi, Milano potrà sopravvivere solo se diventerà una nuova Milano. Se stessa sì, ma “più giusta, eguale, umana”.