Leonardo Sciascia "è il nostro Borges e Borges potrebbe essere uno Sciascia sudamericano: due facce divise dall'oceano, entrambe nel labirinto metafisico dove le strade interessano ancora più delle risposte, perché sono le strade che conducono alle risposte". Marco Ciriello racconta così il documentario 'Leonardo Sciascia. Scrittore alieno', in onda in prima visione venerdi' 8 gennaio alle 21.15 su Sky Arte. Scritto da Ciriello, diretto da Simona Risi, con la voce narrante di Gioele Dix, il film che commemora il centenario della nascita di Sciascia lo definisce "alieno": perché?
"Perché fu un estraneo alle logiche italiane, non appartenne al giornalismo di stato o di lobby, non rispose a dei capi. Il suo giornalismo e i suoi romanzi furono al di fuori di queste logiche facendo di lui, in questo senso, un alieno" spiega Ciriello, ricordando al proposito l'epitaffio che Sciascia volle sulla tomba: 'Ce ne ricorderemo, di questo pianeta'.
E Sciascia fu, in quanto alieno, "un regalo al Novecento italiano di quelli che ogni tanto il tempo, o dio, regala. E regalò uno scrittore non comune, capace di ribaltare la realtà continuamente, mentre oggi contiamo tante voci, però nessuna in grado di fare quest'operazione. Lui aveva la capacità di cogliere il punto dolente delle cose, pensiamo al rapporto con la Dc, il Pci, alla scienza, alla magistratura. Su quel punto dolente costruiva le sue storie. Fu un illuminista - prosegue Ciriello - uno scrittore di formazione francese ma impensabile in un'Europa unita com'è unita adesso. E fu uno scettico nel senso di un ottimista informato dei fatti, che godette di una fortuna molto grande: quella di stare in Sicilia, cioè in un luogo laboratorio dei mali della storia italiana, dove prima di altrove questi si manifestano quasi in via sperimentale".
E' la Sicilia grande produttrice di stupore, la terra che consente a Verga, De Roberto, Pirandello, Tomasi di Lampedusa e allo stesso Sciascia di leggere e di interpretare con largo anticipo molte vicende italiane. Rafforzate, nello scrittore di Racalmuto, da un'indagine che scava nel passato e lo coglie quando ricorre nel presente sotto altro nome, "al punto da trasfondere in una figura come Aldo Moro anche l'eretico incarcerato cui si nega un giusto processo. Oppure di vedere nella scomparsa del fisico Majorana - aggiunge Ciriello - la riproposizione ma al rovescio della storia di Ulisse, che in questo caso trova il sapere e ne fugge. E poco importa, allo Sciascia che si fa Omero del caso, sapere se Majorana morì o si rifugiò a Serra San Bruno, quello che gli serve è il senso romanzesco di una vita e le risposte che nasconde".
Nel documentario, suddiviso in quattro sezioni (Sicilia, Politica, Religione, Giallo), numerosi sono i luoghi descritti e gli incontri fatti, dal giudice Giuseppe Ayala che racconta le reazioni a caldo quando usci' il celeberrimo articolo di Sciascia sui "professionisti dell'antimafia" a Marcelle Padovani, che spiega l'impatto dello scrittore sulla cultura francese, a Roberto Alajmo, con alcuni episodi divertenti e rivelatori della "maestria umana" dello scrittore.
Con Calvino e Pasolini, Sciascia è uno degli autori italiani "sopravvissuti del Novecento", prosegue Ciriello, "ma rispetto a Pasolini maneggia da maestro l'ironia, come in 'Todo modo' in cui si prende gioco del potere della Chiesa, delle sue genuflessioni, di una certa ideologia democristiana. La verità è che nei suoi personaggi Sciascia trasferisce non soltanto le proprie esperienze personali, anche quelle fatte in politica, ma ne individua il punto dolente di cui dicevo prima anche con il meccanismo del riso e dell'irrisione, che diventano strumento di salvezza. E' una visione meridionale che fa tuttavia da complemento a quella di Manzoni, che è stato con Sciascia il più grande ritrovatore di archetipi degli italiani nella nostra letteratura".