AGI - Il conflitto tra generazioni è cronaca quotidiana, dalle incertezze sulla previdenza alla crisi del mercato del lavoro. Scenari che, tornati in primo piano con il dibattito in corso in Europa sulle misure anti Covid, hanno allargato ancora di più il gap tra attuale classe dirigente e giovani, sulle cui spalle sembra ricadere il peso maggiore di scelte azzardate del passato. I cinquantenni di oggi sono cresciuti in un mondo post ideologico e individualistico, rendendoli spesso inadeguati a rispondere alle sfide di orizzonte sulla costruzione delle società.
'Quando cavalcavo i mammut' (ed. Scatole Parlanti) è il nuovo romanzo di Paolo Romano che approfondisce, attraverso il rapporto di un figlio adulto con l’anziano padre in uno scombiccherato road trip in Sicilia, i cambi storici dei costumi e dell’etica.
Nelle pagine vengono ironicamente raccontate le disarmonie tra bene sociale e utile individuale, lo sbriciolamento della famiglia-rifugio, la sopravvalutazione del sesso nelle relazioni umane, l’incapacità di assumersi responsabilità. Una generazione a perdere, spesso priva di bussole e parametri.
Costruito su diversi piani narrativi e flashback, sullo sfondo di una Roma impiegatizia e burocratizzata, il romanzo è una Spoon River di anime morte che non si arrendono all’attualità.
Il cinquantenne Luigi Giavatto, più solo che single, impiegato al Tribunale, parte per un breve viaggio in Sicilia col vecchio padre: l’occasione attesa una vita per risolvere un rapporto indecifrabile, la chance di superare un totem di incomprensioni. Ma presto questa avventura si dilata per digressioni e flashback, vita possibile e vita sognata. Sullo sfondo la Roma caotica di uffici e burocrazia, specchio dell’inazione del protagonista.
Nell’alternarsi di stili e piani narrativi, vanno in scena la storia di una nevrosi e la fragilità di un uomo senza qualità, sempre minacciato dall’ingombrante fantasma paterno e l’idea della sopravvalutazione del sesso nelle relazioni umane. Rapporti disastrosi con le donne, l’adolescenza, gli intrallazzi, le corsie d’ospedale, diventano una girandola dal finale inatteso.