AGI - La pandemia ha gettato il mondo della cultura in una fase di incertezze e difficoltà, che si estendono in particolare agli scambi culturali. Proprio per dare invece un segnale di prospettive a lungo termine e di relazioni transnazionali la Triennale di Milano e la Fondation Cartier di Parigi hanno voluto avviare una collaborazione che durerà almeno 8 anni. L'accordo, annunciato all'ambasciata di Francia a Roma, partirà fra un mese con la mostra di Milano dedicata alla fotografa brasiliana Claudia Andujar e al suo lavoro sugli indiani Yanomami, una popolazione dell'Amazzonia la cui sopravvivenza è a rischio.
1.300 metri quadri dedicati alla collaborazione con Parigi
L'esposizione occuperà con foto, opere e documenti un vasto spazio al secondo piano del Palazzo progettato negli anni '30 da Giovanni Muzio nel parco Sempione, fino al 7 febbraio dell'anno prossimo. Anche dopo, però, quei 1.300 metri quadrati resteranno per 8 anni a disposizione della programmazione comune e ispirata da quella della fondazione parigina, da sempre dedicata al design e all'arte contemporanea.
Si tratta, come ha spiegato l'ambasciatore Christian Masset, di un'alleanza "inedita" fra un ente pubblico e uno privato, uno italiano e uno francese, che condividono "l'approccio multidisciplinare e l'attenzione all'evoluzione della nostra società e alla transizione ecologica".
Stefano Boeri, celebrato internazionalmente per il suo bosco verticale e presidente della Triennale, ha messo l'accento sulla "scommessa" rappresentata dalla lunga durata dell'alleanza: "È un segno bellissimo - ha detto - partiamo dalla condivisione del lavoro che entrambi facciamo sul rapporto tra arte, cultura, società e scienza".
Già l'anno scorso, ha ricordato, in occasione della 22\ma Triennale dal titolo Broken Nature, la fondazione parigina aveva allestito una parte importante della mostra milanese, quella sull'Orchestra degli animali.
Insieme per progettare la XXIII Triennale del 2022
Anche la prossima edizione della Triennale, in programma per il 2023, vedrà quindi l'attiva partecipazione della Fondation Cartier. A Parigi, ha ricordato Boeri, l'ente milanese è di casa essendo l'unica istituzione che fa parte del Bie, l'ufficio delle esposizioni internazionali composto da 170 paesi del mondo. Nei prossimi 8 anni ci sarà uno scambio di opere e progettualità fra le due città, ha prospettato.
"Vogliamo che la Fondation Cartier sia più conosciuta in Italia - ha aggiunto il direttore generale Hervé Chandès - dopo tanti anni di lavoro con i designer di questo paese come Alessandro Mendini, da poco scomparso, che nei passati due decenni abbiamo portato a Parigi e Shanghai, o Enzo Mari. E' importante appoggiarsi a qualcosa di solido in un'epoca cosi' incerta e movimentata. La condivisione di gusto e visione ci permetterà di avanzare in questo mondo improvvisamente sconosciuto".
Si punta a creare una forma di scambio, ha aggiunto, quindi non una collaborazione a senso unico come parrebbe dalle prime 3 esposizioni, tutte a Milano, ma anche in Francia e soprattutto orientato all'esterno, in molteplici direzioni "geoculturali".