“Gli esami a distanza sono certamente una forzatura, ma temevamo che andasse peggio”. A dirlo è Tiziana Pascucci, Prorettore per la qualità della didattica e il diritto allo studio dell’Università Sapienza di Roma, in un’intervista all’AGI. “Normalmente nemmeno le università telematiche fanno gli esami a distanza”, fa notare Pascucci. Ma l’emergenza coronavirus ha costretto tutti a fare di necessità virtù, sperimentando nuove soluzioni per non interrompere l’offerta didattica dell’anno in corso.
Come sono andati gli esami in questi mesi di lockdown? Avete notato valutazioni più alte del solito?
Al momento non abbiamo dati che ci consentano di fare un confronto sugli esiti degli esami fatti finora: considerate che quelli di marzo e aprile erano appelli straordinari, a cui di norma partecipa un numero inferiore di studenti rispetto alle sessioni ordinarie. Il grosso degli esami lo affronteremo nella sessione estiva. Alla Sapienza, nei prossimi mesi, avremo 200 mila esami da gestire.
Quali sensazioni avete raccolto da parte di docenti e studenti per quanto riguarda gli esami a distanza?
Abbiamo ricevuto pareri discordanti: da parte delle rappresentanze degli studenti registriamo alcune lamentele circa il rischio che, nel caso di esami online, la votazione risulti più bassa rispetto a quelli svolti in aula. Dall’altro lato, però, abbiamo ricevuto anche segnalazioni che dimostrano come, in alcuni casi, gli esami stiano andando meglio di come andavano in precedenza.
A che cosa pensa sia dovuto questo miglioramento?
Non penso che dipenda soltanto dalla modalità: dobbiamo infatti tenere conto che, in questi mesi di lockdown, abbiamo fornito agli studenti dei materiali che nel caso delle lezioni in aula non venivano messi a disposizione, come le registrazioni dei corsi che possono fruiti in momenti successivi, oppure spiegazioni aggiuntive. Tutto questo materiale di supporto rimane a disposizione dello studente, che viene così messo in condizione di prepararsi molto bene all’esame. Naturalmente, per il futuro, terremo a mente questi insegnamenti.
Concretamente come avvengono gli esami?
Nel caso degli esami orali chiediamo agli studenti di utilizzare due schermi e altrettante videocamere: la webcam del computer sul quale svolgere la prova e un secondo dispositivo, ad esempio uno smartphone, che inquadri l’ambiente attorno allo studente. Questo serve per assicurare che non abbia a portata di sguardo materiali non concessi durante l’esame. Le prove orali, insomma, non hanno sofferto troppo per quanto riguarda l’organizzazione.
Diverso il caso degli scritti. Per prepararci abbiamo fatto delle simulazioni che hanno coinvolto sia i docenti che gli studenti: abbiamo sperimentato gli strumenti e simulato prove d’esame per mettere tutti in condizione di conoscere la piattaforma scelta, che si chiama Exam.net ed è stata sviluppata da una università svedese.
Come funziona questa piattaforma?
È intuitiva e poco invasiva, e tutti, sia studenti che docenti, ne hanno riconosciuto la facilità di utilizzo. Exam.net, poi, fornisce un utile strumento: ogni volta che uno studente esce dalla schermata di lavoro parte una segnalazione diretta al docente. L’obiettivo è assicurare che la prova si svolga nelle condizioni di maggior correttezza possibile.
Gli esami online risultano più facili o difficili di quelli svolti in aula?
Non trovo che ci sia un livello differente di difficoltà, perché le modalità sono rimaste simili: chi era abituato agli esami a crocette con scelta multipla, per esempio, ha continuato a proporre test secondo le stesse modalità. Ci sono però altri aspetti da prendere in considerazione, forme di sollecitazione che non avevamo mai notato prima perché mai ci saremmo sognati di fare esami online: ad esempio è stato fatto notare che, con il meccanismo di videocamere che spiegavo prima, di fatto entriamo nelle case dei ragazzi, nella loro intimità. Anche questo può rappresentare una possibile situazione di disagio per chi è sotto esame, magari perché il luogo in cui si trova non è quello ideale per svolgere una prova, o perché l’abitazione è una soluzione ‘di fortuna’, che non è piacevole mostrare.
Quali feedback avete ricevuto dagli studenti?
All’inizio, quando si è cominciato a parlare di esami scritti a distanza, c’è stata agitazione dovuta soprattutto dal timore di non avere la disponibilità di strumenti e dispositivi idonei ad affrontare esami in modo virtuale, ad esempio un computer sufficientemente nuovo su cui far funzionare la piattaforma. Adesso che Sapienza è entrata nella fase due, con la delibera del Senato accademico che stabilisce che si potranno svolgere esami in presenza fin dalla sessione estiva, abbiamo notato un altro aspetto. Pensavamo che il ritorno in aula avrebbe raccolto soddisfazione da parte di tutti gli studenti, ma così non è stato: abbiamo infatti notato, in alcuni di loro, un calo di entusiasmo di fronte a questa novità. Non è la prima volta che accade: ogni volta che, seguendo le norme, abbiamo proposto una novità, gli studenti hanno manifestato una certa resistenza.
E da parte dei docenti?
Dal lato dei docenti abbiamo notato che gli esami online sono una grande fonte di stress: la ragione è il timore che qualcosa possa andare storto, ad esempio che salti la connessione internet. Se questo dovesse accadere al docente, ad esempio, si rischia l’annullamento della prova per l’intera classe virtuale, che normalmente è composta da 20 o 30 studenti. Per questa ragione, in ognuna di queste classi devono esserci due sorveglianti.