“L’italiano è una lingua maledetta” diceva sempre Paolo Villaggio, si ma solo quando faceva la parte (non lo è mai stato davvero) dell’ignorante, uno che non badava alla meraviglia della nostra lingua, alla sua straordinaria musicalità, alle sue eccezionali variazioni, ai giochi di parole che permette e alle infinite possibilità poetiche.
La casa editrici Zanichelli quest’anno ha deciso di onorarla la lingua, ancor più di quanto non faccia con lo storico dizionario Zingarelli che edita dal 1941. L’iniziativa si intitola “La cultura si fa strada” e prevede, tramite l’utilizzo della street art, il salvataggio o recupero di parole che stanno andando tristemente in disuso.
Come scrive giustamente in una nota “può forse l’italiano permettersi di perdere parole affascinanti come ghiribizzo o beffardo? Come faremmo a cucinare certe pietanze senza usare il pane raffermo? Esiste una parola più onomatopeica di ondivago? Che cosa ruberanno i banditi d’ogni crime-story che si rispetti se sarà scomparso il malloppo? Quale aggettivo descriverebbe Zio Paperone meglio di taccagno?”.
Guarda: come sono stati realizzati i graffiti
E allora via ai graffiti urbani che saranno distribuiti in 50 città italiane, nome in codice della missione “parole da salvare”, tra le 3125 voci riportate dallo Zingarelli, Zanichelli ne ha scelte ora cinque, e le propone all’attenzione dei passanti aggiungendo al semplice significato anche l’etimologia completa, la data di prima attestazione in lingua scritta e qualche esempio d’uso; e sono:
bòria /ˈbɔrja /
[lat. bŏrea(m) ‘borea, vento di tramontana’ col senso di ‘aria (d'importanza)’ ☼ 1342]
s. f.
vanitosa ostentazione di sé e dei propri meriti reali o immaginari: metter su boria; essere pieno di boria; SIN. burbanza, superbia, vanagloria
denigràre/deniˈɡrare/
[vc. dotta, lat. tardo denigrâre, in orig. ‘tingere di nero (nigrâre) completamente (dç-)’, e quindi ‘oscurare (una fama)’ ☼ av. 1306]
v. tr.
Screditare qualcuno o qualcosa offuscandone il valore, l'onore, il prestigio e simili:
denigrare i propri avversari; tenta inutilmente di denigrare la tua reputazione
SIN. calunniare, diffamare
insìgne / inˈsiɲɲe/
[vc. dotta, lat. insĭgne(m), da sîgnum, il ‘segno’ che distingue una persona ☼ av. 1420]
agg.
1 che si distingue per meriti eccezionali: scrittore, scienziato, giurista insigne; SIN. famoso, illustre, ragguardevole
2 di grande pregio e valore: monumento insigne; chiesa, basilica insigne
solèrte / soˈlɛrte/
[lat. sollĕrte(m) ‘abile, capace’, comp. di sŏllus ‘tutto’ e ãrs, genit. ãrtis ‘arte’: propr. ‘capace d'ogni arte’ ☼ av. 1332]
agg.
1 che adempie alle proprie mansioni con cura, diligenza, attenzione estrema: insegnante, funzionario solerte
2 svolto con grande cura e diligenza: studi solerti
corroborare / korroboˈrare/
[vc. dotta, lat. corroborâre, comp. di cŭm ‘con’ e roborâre ‘irrobustire’, da rôbur ‘forza’ ☼ av. 1334]
v. tr.
1 fortificare, rinvigorire (anche fig.): lo studio corrobora la mente
2 (fig.) avvalorare, confermare: argomento che corrobora un'ipotesi
I graffiti sono realizzati tutti in prossimità di scuole o in zone pedonali, perché il target di riferimento sono i ragazzi, perché non perdano, proprio oggi che i programmi sul computer correggono gli errori e il T9 del cellulare suggerisce le parole da utilizzare (sempre le stesse, è un algoritmo non un nostro insegnante di sostegno), la voglia di scoprire più a fondo la nostra lingua.
Tutti i disegni saranno accompagnati dall’hashtag #laculturasifastrada e saranno realizzati con una vernice totalmente green, come specifica l’azienda “Quando la campagna è finita, i messaggi vengono cancellati usando soltanto acqua. I residui del graffito che finiscono nel sistema di scarico sono totalmente innocui per l’ambiente”. Viviamo un’epoca che da poca importanza alle parole ed è sempre più frequente l’istinto, per strada o anche in tv, di rievocare il Moretti che urlava “Le parole sono importanti!”.
È anche un’epoca veloce la nostra dove quasi ci siamo dimenticati come si usa una penna, più lenta, ok, ma che perlomeno ci permetteva di stare più attenti a quello che scrivevamo e di conseguenza, chissà, anche a ciò che ci passava per la testa. Forse è proprio vero che le parole è bene che tornino belle, grandi, sui muri delle città, scritte e non digitate, a ricordo dell’ineguagliabile magnificenza della nostra lingua.