C ’è ancora molta vita nascosta, se la vita è racconto, nella morte che l’Egitto protegge da millenni sotto esigui veli di terra. Cinque metri, non di più, ricoprivano il sarcofago di granito nero scoperto ad Alessandria mentre si spianava il suolo per costruire un palazzo. È una tomba di 30 tonnellate, di cui 15 il solo coperchio. Rimasta, forse per questo, intatta per più di duemila anni, poiché gli esperti l’hanno datata agli inizi del periodo tolemaico, che cominciò nel 323 prima di Cristo, passato il ciclone di Alessandro Magno.
Tre mummie decomposte e tanti misteri nella tomba alta un metro e 85, lunga 2 metri e 65, larga un metro e 65. Già: a chi appartennero quei corpi cui l’acqua, infiltrata nel sarcofago, ha impedito di conservarsi meglio? Sembra siano tre guerrieri uccisi a colpi di freccia. Fossero stati soldati qualunque, non avrebbero meritato il dispendio e la gloria di 30 tonnellate di granito. Una storia importante e perduta può per ora soltanto immaginarsi.
Secondo Mostafa Waziry, che guida la massima autorità archeologica del Paese, i tre non appartenevano a una famiglia di sangue reale tolemaica né romana. Perché non maschere mortuarie né amuleti, né statuette né iscrizioni li accompagnarono nel viaggio della fine. C’è solo una testa di alabastro, ritrovata accanto al sarcofago. Rappresenta, forse, il volto di uno dei sepolti. Le analisi successive accerteranno età e cause precise della morte, strappando qualche parola significativa ai teschi inattesi della banale periferia metropolitana.
Non si paventa una “maledizione” vera o presunta, come quella della tomba di Tutankhamon, ai danni di archeologi e operai che hanno scavato. Oggi la vera maledizione è un’altra. Per l’Egitto tormentato è stato il colpo all’economia turistica determinato dai drammatici fatti degli ultimi anni. Ma sia il turismo sia le attività archeologiche segnano una vivacità che giustifica ottimismo. Mostafa Waziry ha ricordato che attualmente sono più di 260 le missioni al lavoro nel Paese. Oltre a quelle egiziane ci sono squadre italiane, francesi, tedesche, spagnole, belghe, olandesi, americane polacche, affiliate a centri di ricerca universitari o ad associazioni scientifiche anche in partenariati misti. Considerando che il Ministero delle Antichità non gestisce solo beni d’epoca faraonica ma monumenti copti, islamici, ebrei, forte è la probabilità di nuove appassionanti scoperte di ogni genere.
Serviranno al rilancio del turismo, ma continueranno purtroppo a nutrire il mercato antiquariale clandestino. Il traffico più recente è stato scoperto proprio con l’Italia, dove lo stesso Waziry è venuto nelle settimane scorse per riportare in patria i reperti trafugati.
Il sarcofago nero di Alessandria è stato intanto svuotato e sollevato. Troverà definitiva sistemazione nel sito museale Mustafa Kamel con le sue 30 tonnellate, mentre assai leggero, ma da riempire il mondo, è il fascino che l’ulteriore scoperta regala al museo immateriale delle storie da interrogare.