“Possiamo oggi fidarci dei giornalisti?”. La domanda, in un tempo in cui fake news e fact-checking sono tornati di moda, è più che lecita. Soprattutto se si prendono in esame i dati pubblicati, nel 2016, dal Reuters Institute: solo il 33% degli italiani ha fiducia in chi fa informazione. Biennale Democrazia attraverso le domande di Anna Masera, public editor a La Stampa, e Barbara D’Amico, portavoce del master di giornalismo dell’Università di Torino, ha provato a delineare i motivi di questa disaffezione a tre ospiti che conoscono a fondo il mondo dell'informazione italiana: Enrico Mentana, direttore del TG di La7, Mario Calabresi, direttore de La Repubblica, e Maurizio Molinari, direttore de La Stampa. Dal loro dialogo, all’interno di un affollato Teatro Carignano, abbiamo stilato 10 buoni motivi per recuperare la fiducia nei lettori e nel buon giornalismo.
1) Cura la tua reputazione
"Il giornalismo non può rincorrere i gattini e le notizie facili. L'unica salvezza che abbiamo riguarda la nostra reputazione. Quella per cui si imbocca una strada e la si percorre, senza fermarsi, sapendo che a qualcuno piacerà e a qualcuno non piacerà. Ognuno di noi deve portare avanti una sua idea dei fatti ed essere coerente con essa. Non c'è nessun'altra strada possibile". (Enrico Mentana).
2) Ascolta il malessere della società
"Il mondo del giornalismo ha avuto il difetto, negli ultimi anni, di non aver ascoltato a sufficienza il malessere e il cambiamento della società. Non siamo stati abbastanza bravi a raccontare le fratture sociali che hanno caratterizzato il mondo in cui viviamo e che non sono state sufficientemente messe in discussione". (Mario Calabresi)
3) Racconta i diritti (soprattutto quelli delle donne)
"Come riacquistare credibilità? La risposta è una sola: i diritti. La democrazia, per definizione. è un sistema dove i diritti vengono rispettati. Ma questi ultimi hanno la caratteristica di cambiare di generazione in generazione. I giovani dell'era digitale hanno, ad esempio, nuovi diritti: quello di non essere molestati, di non subire atti di cyberbullismo, di avere un'informazione credibile. Io penso, però, che oggi la battaglia dei diritti debba partire dalla difesa dei diritti delle donne. E non è una battaglia facile. Raccontare la democrazia fa male, crea ferite profonde, fa emergere nella società i diritti da difendere. Bisogna perciò scegliere e identificare quali sono quelli più rivoluzionari e raccontarli. Anche sui giornali". (Maurizio Molinari)
4) Tieni sempre il punto. E presidia fatti e idee
"Sui social un giorno sei grillino, un giorno sei renziano. Ci saranno sempre i cori di quelli che guardano il mondo in unico modo e che si alzeranno, nel web, in difesa di questa o quella persona. Tu, giornalista, te ne devi fregare. Devi tenere il punto e, anche quando scendi dalla tua torre d'avorio per avere un confronto, non devi fare concessioni. Il giornalista deve verificare se le idee e i fatti sono giusti o sbagliati e poi li deve presidiare". (Enrico Mentana)
5) Non giocare a spararla più grossa degli altri
"C'è un vento maggioritario di qualunquismo per cui ognuno pensa di avere la possibilità di dire ciò che vuole e contendere ogni fatto. Il giornalismo deve lottare anche quando si accorge di stare all’interno di una minoranza. È in quel momento che deve fare il proprio mestiere al meglio senza partecipare a quella competizione per cui vince chi la spara più grossa". (Mario Calabresi)
6) Qualità, qualità, qualità
"Viviamo in un periodo di accelerazione della Storia. Un periodo rivoluzionario. Quando si attraversa una fase di questo tipo, di drammatica trasformazione della realtà, solitamente si innesca un meccanismo che porta alla diffusione di false verità. E quando non si affrontano i problemi che generano questo cambiamento arriva la delegittimazione degli intermediari, che è dilagante, e investe tutti, compresi i giornalisti. La necessaria risposta strategica a questo fenomeno è l'assunzione di responsabilità nel descrivere la realtà. Come? Qualità, qualità, qualità. Lavoro, lavoro, lavoro. Andare in giro e scovare le notizie come si faceva 100 anni fa. Non siamo, come molti dicono, in una fase di demolizione del nostro mestiere ma di grande esaltazione. Esattamente perché tutto intorno a noi sta cambiando". (Maurizio Molinari)
7) Dai spazio ai giovani
"Il nostro Paese è quello che meno ha saputo introdurre le nuove generazioni nelle redazioni dei giornali. La nostra, in particolare, è una generazione che indossa gli occhiali del '900 e con quelli osserva la realtà. Per questo abbiamo forti difficoltà a individuare il nuovo. Semplicemente perché non siamo il nuovo". (Enrico Mentana)
8) Conosci i tuoi lettori
"È assolutamente fondamentale conoscere chi sono i tuoi lettori. Attualmente chi legge i giornali di carta ha più di 40 anni. Il sistema di informazione, però, ci permette di usare diversi supporti allargando il pubblico. Chi viene nella homepage del sito, ad esempio, ha più di trent'anni e non cerca cose specifiche come i ventenni che arrivano dai social o tramite ricerche su Google. E questi ultimi rimangono sul sito molto meno rispetto agli altri. La sfida, allora, è quella di fare informazione di qualità su tutti i supporti. Ed è anche per questo credo che le gallery con i gattini stiano scomparendo". (Mario Calabresi)
9) Coinvolgi i lettori (e falli crescere)
"La conversazione tra un lettore e l'autore di un determinato articolo è una grande occasione di crescita collettiva. Anche nell'ambito della responsabilità di questo mestiere. I giornalisti, ad esempio, hanno una responsabilità, e dei limiti, nel rendere note le fonti e le informazioni acquisite durante il loro lavoro. Allo stesso modo ci deve essere anche una responsabilità dei lettori nel capire come i giornali vengono fatti e quali sono i meccanismi che li regolano. Ed è compito nostro spiegare tutto questo e coinvolgerli sempre di più". (Maurizio Molinari).
10) Combatti la “massificazione” dei giornali
- "Se un giorno i giornali dovessero fare tutti lo stesso titolo su un fatto significherebbe che stiamo sbagliando qualcosa e che esiste davvero un problema serio". (Maurizio Molinari)
- "Finiamola però col dire che i giornali, tra loro, si sentono. Io stacco una mano al mio giornalista se chiama un altro giornale. Tutti noi speriamo di avere più notizie, spiegazioni più approfondite, interpretazioni diverse. Storie originali e personali. Il mondo non deve essere descritto solo in bianco e nero. Ai giovani giornalisti dico di riscoprire i colori, coltivare i dubbi. Ogni storia nasconde qualcosa che non è stato ancora raccontato". (Mario Calabresi)
- "È sempre stato chiaro che ognuno di noi viene giudicato per come riesce a fare un prodotto che sia solo suo. Ma guai ai giornali e ai telegiornali che non hanno una-due-tre notizie originali. Se avvenisse il contrario sarebbe come fare un notiziario. Noi facciamo un prodotto che ha una sua impronta, un modo di essere, un modo di vedere e raccontare le cose. Soprattutto un modo di stupire e di sparigliare le carte". (Enrico Mentana)